Elena – Il segreto di Oaktree – Nele Neuhaus

SINTESI DEL LIBRO:
«Elena, ti dispiace fermarti un attimo?» mi chiese la
professoressa Wernke mentre la campanella segnalava la fine della
quarta ora e i miei compagni filavano via per non perdere la
ricreazione.
L’espressione della nostra coordinatrice di classe non prometteva
niente di buono. All’inizio della lezione ci aveva consegnato i compiti
di tedesco e io avevo preso un’insufficienza, anche se quella era la
materia in cui andavo meglio. Mi avvicinai alla cattedra con un nodo
allo stomaco.
«Negli ultimi mesi le tue prestazioni lasciano molto a desiderare».
La prof mi squadrò con aria severa. «Hai un’insufficienza grave in
matematica e anche in inglese, e ringrazia che io sono stata di
manica larga, perché avrei potuto darti un voto ben più basso. Se
non ti metti sotto adesso, finirai per essere bocciata».
Bocciata? Oh, Dio, no! Avrebbe voluto dire passare a scuola un
anno di più!
«Che cosa ti succede, Elena? Hai dei problemi?»
«N… no… io… non so che dire» balbettai.
Non era del tutto vero, in realtà conoscevo benissimo il motivo per
cui stavo andando così male nei compiti in classe. Poco prima di
Natale, Tim, il mio ragazzo, mi aveva lasciata e io ero rimasta
completamente scombussolata. Poi tutta una serie di altre cose mi
aveva impedito di studiare come si deve: la scoperta del brutto tiro
che mi aveva giocato la mia presunta amica Kiki; le lezioni per la
squadra regionale di salto ostacoli e i concorsi; inoltre, tutti i giorni
scozzonavo i due cavalli di cui dovevo occuparmi, Lenzi e Skyfall, e
spesso montavo anche Fritzi, il mio cavallo. Però per la
professoressa Wernke nessuno di questi era un argomento valido, e
di sicuro non lo sarebbe stato neppure per i miei genitori. Papà e
mamma non erano mai stati troppo severi per quanto riguardava la
scuola, ma probabilmente solo perché né mio fratello Christian né io
avevamo mai avuto problemi con i voti, e men che meno avevamo
rischiato la bocciatura.
«So benissimo che sei una ragazzina in gamba, Elena». La
professoressa si alzò e prese la borsa. «Ho paura che il problema
sia molto semplice: non studi abbastanza».
Chinai la testa con aria colpevole. Di solito al pomeriggio non
rientravo da scuola prima delle quattro: a quel punto non mi
rimaneva molto tempo a disposizione, e invece di studiare, preferivo
andare alla scuderia con Melike, Nick e Tim.
«La professoressa Vollandt mi ha detto che l’ultimo compito in
classe di inglese è andato male a tutti e che perciò ve lo farà
ripetere. Ti consiglio di approfittare e di mettercela tutta, altrimenti
per te le cose si mettono male».
«Lo dirà ai miei genitori?» chiesi temendo la risposta.
«Mi dispiace, ma non posso proprio evitarlo. Rischi seriamente di
essere bocciata» e così dicendo uscì dall’aula.
La seguii in corridoio e scesi le scale molto avvilita. Avevo
completamente rimosso il pensiero dei miei brutti voti, e tutto per via
dei drammatici avvenimenti delle ultime settimane. La sera prima del
concorso juniores di Alsfeld, il fienile e il camion di papà con la
roulotte erano bruciati in un incendio e all’inizio avevo creduto che
ad appiccare il fuoco fosse stata Kiki. Poi al concorso avevo
partecipato alla mia prima gara di livello difficile con Lenzi (il cui vero
nome era Lancelot) e con Skyfall, e mi ero piazzata al primo colpo
con tutti e due. Tim aveva vinto la gara più difficile del concorso con
Rolanda, la giumenta di mio fratello, superando per un soffio Niklas
Schütze, il ragazzo di Melike. Al concorso il fratello di Kiki, Fabian,
aveva rapito Ariane, ma noi eravamo riusciti a trovarla e a liberarla e
la polizia aveva scoperto in fretta chi aveva dato fuoco al fienile.
Dopo tutto quello che era successo, Kiki e Fabian Denninger
avevano trasferito i loro cavalli in un’altra scuderia e io ero
felicissima di non doverli più incontrare all’Amselhof. L’incendio non
aveva distrutto soltanto il fienile con le nostre scorte di fieno e paglia,
ma pure tutti i finimenti custoditi nel camion, anche se per fortuna
l’assicurazione avrebbe rimborsato i danni. In un modo o nell’altro
tutti questi avvenimenti erano andati a finire bene e la mia vita
avrebbe potuto essere meravigliosa… tranne che per i miei pessimi
voti a scuola.
In cortile cercai Melike, la mia migliore amica, e la trovai seduta
su una panchina davanti all’ingresso della mensa. Era tutta presa dal
suo smartphone, probabilmente stava mandando un messaggio a
Niklas.
«Ciao» mi salutò scostandosi di lato per farmi posto. Poi, quando
alzò lo sguardo, mi chiese: «Come mai quella faccia?».
Con un sospiro le spiegai quello che mi aveva appena detto la
prof.
«Sei insufficiente in inglese e persino in tedesco?» Melike
aggrottò la fronte, incredula. «Ma come mai?»
«Tutta colpa di uno stupidissimo compito di grammatica» le
spiegai con un’alzata di spalle. «E a tedesco avevo scordato di
leggere il libro».
«Che cosa state leggendo?»
«Boh, era una roba noiosissima su un figlio illegittimo che poi è
stato ammazzato perché credevano che fosse ebreo e invece non lo
era».
«Andorra di Max Frisch» capì subito la mia amica, e una volta di
più rimasi sbigottita dalla sua preparazione. «Lo abbiamo letto anche
noi l’anno scorso e mi è piaciuto un sacco. Parla di colpa e pregiudizi
e… accidenti!» Melike mi scrollò per le spalle con gli occhi sgranati.
«Elena, non puoi farti bocciare! Ti rendi conto con chi ti ritroveresti in
classe?»
«Sì, lo so». Chinai la testa, demoralizzata. «Il compito di inglese
lo ripeteremo, forse questa volta andrà meglio».
«Di sicuro non andrà meglio se non ti dai subito da fare».
Questo lo sapevo anch’io, il problema era che non avevo la
minima voglia di mettermi a sgobbare sulla grammatica inglese
quando fuori c’era un tempo magnifico e avrei potuto uscire a cavallo
con i miei amici. La settimana dopo avremmo fatto l’ultimo compito in
classe di matematica e purtroppo di formule dei triangoli e di radici
quadrate non ci capivo un’acca.
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