Educare il cuore – Mario Polito

SINTESI DEL LIBRO:
Quali sono le motivazioni che conducono a considerare
necessario il curriculum sull’educazione emozionale?
Vi sono molte ragioni. Eccone alcune:
•
•
La nostra vita è intrecciata da emozioni. Quando ci
sentiamo bene dal punto di vista emotivo, il nostro
comportamento è tranquillo, sereno e fluido. Quando invece
ci sentiamo male, siamo sconvolti da emozioni negative,
diventiamo irascibili, sospettosi e depressi.
La dimensione emotiva è una parte integrante della
formazione umana. La scuola finora si è concentrata solo
sull’aspetto cognitivo. È stata una scelta molto riduttiva.
Non
basta
concentrarsi
sulla
trasmissione
delle
conoscenze, è necessario coinvolgere gli studenti anche
sul piano emotivo e motivazionale. Non è sufficiente
insegnare loro a conoscere e a padroneggiare il mondo
esterno, è necessario educarli a comprendere e a coltivare
il mondo interiore.
•
La dimensione emotiva riguarda tutto il percorso
scolastico. Le emozioni non sono un argomento da trattare
solo nella scuola primaria. Sono un tema che riguarda tutti
gli studenti e tutti gli spazi formativi. Le emozioni sono
importanti per tutta la vita, perché danno orientamento,
gusto, forza vitale alle proprie azioni e progetti.
• Viviamo spesso situazioni di tensione emotiva, come il
sovraccarico dei compiti da svolgere, gli imprevisti, le brutte
notizie, le incomprensioni, le violenze, i disastri naturali, le
malattie, le perdite, i lutti. Come le affrontiamo? Male,
perché non siamo preparati. Male, perché la scuola
trascura e svaluta questa dimensione emotiva così
necessaria in tutti i momenti della nostra vita.
• Viviamo spesso dei conflitti sia con gli altri sia dentro di noi
e ci sentiamo scontenti, insoddisfatti e smarriti. Spesso
possediamo alti titoli scolastici o accademici e siamo
contemporaneamente molto ignoranti verso le nostre
emozioni, che non sappiamo comprendere, contenere e
gestire.
• Anche il lavoro implica un coinvolgimento emotivo molto
elevato. La maggior parte dei nostri problemi in questo
ambito deriva dalla difficoltà di andare d’accordo con gli
altri. Siamo molto competenti sul piano professionale e
nello stesso tempo siamo inesperti e impreparati sul piano
emotivo e relazionale.
• Viviamo continuamente in situazioni di gruppo e nascono
spesso numerose incomprensioni, perché non sappiamo
armonizzare i valori contrastanti, i bisogni disuguali, i tempi
differenti. Non sappiamo gestire questa diversità e la
conflittualità che ne consegue.
• I mezzi di comunicazione di massa ci sommergono di
notizie
sovraccaricate emotivamente, che dobbiamo
contenere, filtrare, pesare per non essere sopraffatti o
condizionati. Ma spesso ne siamo invasi e sopraffatti.
•
Sul piano della salute mentale, abbiamo bisogno di
stabilire un buon rapporto con le nostre emozioni, perché ci
può soccorrere nell’evitare le malattie emotive come le
nevrosi, l’ansia, il panico, la depressione.
• Spesso le difficoltà di apprendimento dei nostri studenti
derivano da blocchi emotivi e da carenze motivazionali.
Non studiano perché stanno male in classe, svalutano la
cultura, non hanno dei progetti di vita da costruire a scuola.
Invece di rimproverarli, punirli e bocciarli, dovremmo
motivarli, rimotivarli ogni giorno, infondendo anima,
emozioni, entusiasmo in ogni attività scolastica.
•
Non serve un “sapere senza cuore”. Tutti dobbiamo
tendere ad un’educazione integrale di mente e cuore, di
conoscenza e di empatia, prima in noi stessi e poi negli
altri.
Fig. 1 Da un “sapere senza cuore” ad un’educazione integrale di mente e cuore.
Vi
sono molte ragioni per considerare indispensabile
l’educazione emotiva a scuola, specialmente con gli adolescenti. Ad
esempio, bisogna insegnare loro l’abilità di autoregolare le proprie
emozioni, perché li può aiutare a ridurre i comportamenti a rischio.
Molti adolescenti spesso scivolano in situazioni pericolose, dannose,
illegali, perché non sanno leggere correttamente le proprie emozioni.
Non riescono a contenere l’impulsività, la bramosia di avere tutto e
subito, non sono capaci di aspettare, non si impegnano a
conquistarsi le cose, non sanno progettarsi una vita ricca di senso.
Non solo gli studenti, ma anche noi adulti dobbiamo prepararci
ad affrontare situazioni difficili, come la malattia, la sofferenza, il
dolore, la perdita di persone care, gli insuccessi. Anche questi
aspetti drammatici della vita devono essere ben considerati dalla
scuola. Bisogna imparare a star bene, a prendersi cura di sé, a
volersi bene. Dobbiamo offrire agli studenti strategie per costruirsi
una vita migliore, affrontare le situazioni difficili, stare bene con gli
altri. Dobbiamo imparare a leggere accuratamente le emozioni degli
altri, metterci nei loro panni e sviluppare l’empatia, comunicare
autenticamente e collaborare in gruppo, frenare i fraintendimenti e
contenere i conflitti, aiutare gli altri nei momenti di bisogno e farli
stare bene.
Queste considerazioni dovrebbero stimolare la scuola ad
ampliare il suo panorama formativo, per non ridursi alla sola
trasmissione di contenuti disciplinari. È necessario elaborare un
progetto per sviluppare le competenze relazionali (“life skills”) e
coltivare l’intelligenza del cuore. Questo allargamento formativo è
indispensabile: non è per niente un optional da inserire in qualche
breve percorso secondario della formazione.
I risultati che ci attendiamo da
questo progetto
Con questo progetto di educazione emotiva, affettiva e sociale,
ci aspettiamo di conseguire in famiglia, a scuola e nella società,
questi risultati:
• il miglioramento generale delle abilità sociali;
•
lo sviluppo di relazioni interpersonali autentiche e
soddisfacenti;
• la liberazione dall’assedio dei pensieri autodistruttivi;
• la riduzione dell’aggressività, della violenza, del bullismo;
• il calo dei comportamenti antisociali;
• la diminuzione dell’uso di droghe;
• la riduzione dell’ansia e della depressione;
• il calo dei disordini alimentari;
•
la creazione di un clima di classe accogliente e
confortevole;
• l’arricchimento emotivo della comunicazione tra genitori e
figli, tra docenti e studenti, tra il gruppo dei propri coetanei e
compagni;
•
il
successo nell’apprendimento e nel rendimento
scolastico;
• l’aumento della cooperazione in classe, creando una vera
comunità di apprendimento;
• la crescita dell’empatia e della solidarietà a scuola, in
famiglia, nel mondo.
Sono obiettivi formativi fondamentali che richiedono entusiasmo,
tempo e investimenti.
La necessità di una formazione
globale
A scuola generalmente si valorizzano le conoscenze e si
sviluppano le competenze cognitive, ma si trascura la formazione
della dimensione emotiva. Alcuni docenti la tralasciano del tutto
affermando che sarà poi la vita a educare le emozioni. Secondo loro,
a scuola si dovrebbe solo insegnare a leggere, scrivere e far di
conto, perché solo queste competenze cognitive servono per
“spendersi meglio sul mercato del lavoro”. Sarà poi vero? Goleman1
ha dimostrato il contrario: per avere successo nella vita e nel lavoro
bisogna saper comunicare, esprimere le emozioni e capire quelle
degli altri. Conta di più il quoziente dell’intelligenza emotiva che non i
titoli accademici, i voti scolastici, le conoscenze e le abilità cognitive.
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