Chi muore si rivede – Andrea Fazioli

SINTESI DEL LIBRO:
LA PIOGGIA, di solito, non aiuta a guarire un cuore infranto. Francesca
Besson spalanco la inestra immaginando un cielo grigio. Vide un cielo
grigio. Sospiro. Si passo una mano sugli occhi e ripenso a Lorenzo. Era
stato lui ad annunciarle che tutto era inito, ma lei aveva annuito con
espressione saggia, sono d'accordo, aveva detto, sono d'accordo.
Francesca si domando se fosse normale avere il cuore spezzato il
giorno dopo. Forse no. Ma d'altra parte neppure l'espressione «cuore
spezzato» era normale. Andava bene per il milleottocento, magari, ma
dire che lei era una fanciulla con il cuore spezzato . iguriamoci! Era
colpa del tempo. Una pioggia ine e continua, come se un mattino di
marzo si fosse intrufolato nel calendario in mezzo al mese di giugno.
Fosse stata almeno una giornata di vacanza. Invece no, doveva
passare otto ore in una maledetta scuola media a farsi prendere in giro
da un gruppo di adolescenti brufolosi. Cuore spezzato o no, due
settimane di supplenza in una scuola media stenderebbero chiunque. E
in piu la sera doveva studiare. Quando tornava a casa era appena in
grado di strisciare a letto dopo aver preso un'aspirina, eppure
l'aspettava una traduzione dal latino. Una bella lingua morta, tanto per
chiudere in allegria la giornata.
Francesca scese le scale di corsa. Allaccio i bottoni della giacca e
guardo l'orologio. Aveva notato che i colleghi la guardavano male
quando era in ritardo. Si vede che per avere il diritto di non essere
puntuali bisogna insegnare da almeno quindici anni. Uscı sul
marciapiede e aprı l'ombrello. Penso di non guardare il lago: avrebbe
soltanto peggiorato le cose. Naturalmente non pote farne a meno e lo
sguardo le sfuggı sulla distesa grigia, quasi soffocata dal cielo. Che
giornata.
S'incammino verso Piazza Grande. Le automobili che passavano
sulla strada avevano i fari accesi. Dopo la stazione svolto a destra e si
ritrovo sotto i portici. Dovette ridurre la velocita per non travolgere gli
altri passanti. Si mise a fare una specie di slalom, superando studenti
imbronciati, impiegati in cerca di caffe e turisti svizzero-tedeschi
stupiti di fronte alla scoperta che anche in Ticino piove e che ogni tanto
anche a Locarno, anche nel mese di giugno, l'aria puo essere fredda.
Quando arrivo alla scuola erano le otto meno due minuti. Appena in
tempo. Abbandono ombrello e impermeabile in aula docenti. Mentre
suonava il campanello, Francesca fece la sua entrata trionfale nell'aula
della II A. I suoi allievi avrebbero fatto meglio a tenere a mente la Regola
d'Oro: mai importunare una professoressa alle prese con i sentimenti.
Fuori dalla inestra la pioggia continuava a scendere, picchiando
contro i vetri e sgocciolando sul tetto con rumore monotono. Un giorno
di pioggia, in effetti, non e l'ideale per un cuore infranto.
Nonostante l'anno scolastico fosse quasi terminato, la II A era
indietro col programma. Francesca impiego le due ore seguenti a
spiegare che cos'era il feudalesimo e come funzionava l'agricoltura nel
medioevo. La rotazione triennale dei campi, l'aratro con la punta di
ferro, il campo lasciato a maggese perche . cos'e il maggese? Ecco,
come sempre. La solita ragazzetta in prima ila che fa la solita domanda
imbarazzante. Francesca spiego che il maggese era un tipo di
coltivazione che faceva riposare il campo, siccome il frumento era piu
impegnativo, capite? Come, non sai cos'e il frumento? Male, male .
prendi il diario. Per domani ti assegno una breve ricerca . titolo:
l'utilita del frumento nell'alimentazione umana.
E cosı anche la ragazzina in prima ila era sistemata.
Quando suono il campanello alle dieci, Francesca rimase seduta alla
scrivania mentre i ragazzi sciamavano fuori dall'aula. Durante le pause
non sapeva mai dove andare. Si avvicino alla inestra. Pioveva ancora.
L'aprı in modo che non entrasse acqua, per cambiare l'aria viziata.
Dopo la pausa le sarebbero toccate altre due ore di storia con una terza.
Doveva prepararsi a un balzo avanti nel tempo: il programma (pareva
che tutte le classi fossero rimaste indietro) prevedeva gli aspetti
economici e sociali della rivoluzione industriale. Si domando se
Lorenzo si fosse gia alzato. Probabilmente no. Non era il tipo che si
alzava prima delle dieci, se non aveva niente da fare. Certo, magari non
riusciva a dormire pensando a lei . sei una stupida, si ripete, sei una
stupida. Ci voleva un caffe, o magari due, per arginare questo tipo di
pensieri pericolosi. Non doveva pensare a Lorenzo, ma alla rivoluzione
industriale. La rivoluzione industriale, dopotutto, non ha mai spezzato
il cuore a nessuno.
Francesca accolse con sollievo la ine della pausa.
Dopo due ore di rivoluzione industriale scoprı di avere un certo
appetito e si diresse verso la mensa. Il menu era abbastanza
soddisfacente: cordon bleu con patate fritte. Almeno quello lo sapevano
cucinare, a differenza della pasta che era immancabilmente scotta.
Francesca mangio con Guglielmi, il professore di geograia, una specie
di orco ingentilito da un paio di sandali e da una camicia colorata. Era
ormai nei paraggi della pensione e guardava con simpatia la sua
giovane collega.
«Prima ti ha cercata qualcuno al telefono dell'aula docenti» le disse
mentre arpionava con la forchetta un enorme pezzo di cordon bleu.
«Ah sı?»
«Ha detto di non disturbarti. Per questo non sono venuto a
chiamarti. Poi subito dopo ha telefonato una ragazza e ha detto anche
lei di non disturbarti. Certo che .»
«Chi era la prima persona?»
«Si chiamava Lorenzo» Guglielmi sogghigno. «Mi ha detto di riferirti
che accettare un destino doloroso aiuta a crescere».
«Cosa?»
«Accettare un destino doloroso aiuta a crescere».
«Che stupidaggine».
«Certo».
Francesca scosse il capo. Poi domando:
«E la seconda telefonata?»
«Era una certa Sara. Ha detto che stasera passa da casa tua alle otto.
Per ripetere Tacito. Hai un esame di latino?»
«Purtroppo».
«Ah . buona fortuna, allora». Guglielmi inı di sbranare il cordon bleu
e divoro anche le patatine residue.
«Mah» disse Francesca «mi sa che la fortuna non e tanto utile per
tradurre Tacito».
«Oh . vedrai che andra tutto bene».
«Speriamo».
Dopo pranzo Francesca aveva quattro ore, equamente divise tra una
prima e una terza. Fatico molto a mantenere la disciplina. Specialmente
gli allievi di terza erano irrequieti. Si rendeva conto che per un
adolescente sano e robusto passare il pomeriggio a parlare delle
monarchie illuminate del Seicento non e forse il massimo. Ma e la
scuola, bellezza .
In ogni caso, seppe reggere la situazione con pugno di ferro, meglio
di qualsiasi monarca del diciassettesimo secolo. Pero alla ine della
giornata era esausta. Quando torno a casa pioveva ancora. La gente
svicolava sotto i portici, come d'inverno. Sull'acciottolato della piazza
la pioggia batteva piu forte di prima, formando pozzanghere e
ruscelletti che cadevano nei tombini.
Guardando l'acqua che scendeva sopra il lago e piombava sulla
strada si crogiolo nella sua malinconia. Arrivo a casa e alzo lo sguardo
verso il suo appartamento, appena sotto il tetto. Era contenta di non
essere a Milano; era contenta che all'universita non vi fossero corsi.
Aveva bisogno di tranquillita. Percio non le dispiaceva, quella sera di
pioggia, studiare un po' il vecchio Tacito con Sara. In fondo anche gli
esami non erano un male: avrebbe avuto qualcosa su cui concentrarsi.
Un obiettivo. Altrimenti sarebbe rimasta tutto il giorno davanti alla
tivu, rimuginando gli stessi pensieri.
Francesca amava la vita tranquilla. Ma qualche piccola distrazione
il maggese, i sandali di Guglielmi, Tacito – le avrebbe reso piu facile
scivolare in un nuovo periodo della sua vita.
Certo, il suo appartamento le parve silenzioso e non riuscı a
guardare la televisione e comincio ad ascoltare tre dischi togliendoli
tutti dopo pochi secondi e aveva quasi voglia di mettersi a gridare a
squarciagola ma c'era come una strozzatura, un blocco . Certo, ogni
tanto si ripeteva: non piangero. Certo. Ma era a casa sua. Aspettava la
sua amica. Avrebbero cenato insieme e studiato.
Si guardo allo specchio. Sorrise. Capelli neri e lisci, davvero belli.
Occhi castani, chiari, davvero scintillanti. Un bel sorriso, sı, un
magni ico sorriso . Che stupida, penso Francesca. Era malinconica, ma
provava anche uno strano senso di sicurezza. Era al sicuro. Non poteva
accadere nulla. Aveva venticinque anni. Era una bella ragazza. Oh sı, una
bella ragazza. Vuole provare, signore, non ci crede? Francesca si mise a
ridere da sola ma il rumore la spavento.
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