Cenere – Storia di una bambina e del suo mostro – Jonathan Auxier

SINTESI DEL LIBRO:
Di prima ma ina si possono vedere cose meravigliose, di ogni sorta. I vostri
genitori che dormono. Un uccellino ambizioso che ca ura un verme. Un
penny caduto sul marciapiede o i primi raggi dell’alba. E se siete molto,
molto fortunati, potete anche vedere la bambina e il suo Spazzacamino.
Guardate! Eccoli lì, mentre si avvicinano nella nebbia ma utina: un
uomo smilzo con una lunga scopa in spalla, la punta che si muove su e giù
a ogni passo. E dietro di lui, secchio in mano, una bambina che ama
quell’uomo più di ogni altra cosa al mondo.
La bambina segue l’uomo come un’ombra. Se l’uomo salta una
pozzanghera, salta anche lei. Se lui si tiene in equilibrio lungo una rotaia,
lei fa lo stesso. Soltanto a guardarli, è evidente che la bambina appartiene
all’uomo, così come l’uomo appartiene alla bambina. E mentre camminano
tra le case addormentate, cantano a squarciagola.
Con scopa, secchio, cenere e canzoni!
Uno spazzacamino porta fortuna tu e le stagioni!
La canzone non ha niente di speciale. Le loro voci non hanno niente di
speciale. Ma quando cantano, accade la più singolare di tu e le cose: invece
di chiudere le finestre per a utire il rumore, le persone, una a una, si alzano
dal le o e scostano le tende, decise ad amare un po’ di più il mondo. I
genitori sentono d’improvviso l’impulso di abbracciare i figli, i figli sentono
d’improvviso l’impulso di lasciarli fare.
E ciascuno, giovane e vecchio, trascorre il resto della giornata
canticchiando piano la canzone della bambina e del suo Spazzacamino.
Da che la bambina ne aveva memoria, lo Spazzacamino era stato al suo
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ianco. Da principio la portava in fascia sulla schiena e le dava il la e.
Quando diventò un pochino più grande, le perme eva di stare a cavalluccio
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e di cogliere mele dagli alberi che incontravano sul loro cammino. E quando
diventò ancora più grande, camminavano insieme da pari.
Lo Spazzacamino condivideva tu o con la bambina. Se lui aveva una
sciarpa, le perme eva di indossarla nei giorni freddi e la teneva per sé in
quelli caldi. Se trovavano un filone di pane, la bambina ne mangiava metà e
gli passava il resto: lui mangiava metà di quanto restava e poi restituiva di
nuovo il filone alla bambina; allora lei ne mangiava un’altra metà; e così via.
Si scambiavano il filone finché il pane non era finito e le loro pance non
erano piene.
Lo Spazzacamino condivideva con la bambina anche il lavoro. Da
principio le faceva soltanto raccogliere le ceneri del focolare, ma quando la
bambina diventò un pochino più forte, le permise di salire nei camini con
lui. Fin dall’inizio, la ragazza si dimostrò un’arrampicatrice nata: aveva
braccia e gambe lunghe, proprio come lo Spazzacamino, e la corporatura
snella le consentiva di insinuarsi persino nella più piccola canna fumaria.
Essere dentro un camino è una cosa spaventosa; è così buio e angusto che
a stento si capisce da che parte è l’alto. E così, quando la bambina e il suo
Spazzacamino si arrampicavano dentro un camino, cantavano l’uno per
l’altra. Lo Spazzacamino, che saliva sempre per primo, spazzava via
fuliggine, nidi e ragnatele, cantando per tu o il tempo. E la bambina sapeva
di non dover fare altro che seguirne la voce per essere al sicuro.
Infine i due spuntavano dal comignolo, sporchi e trionfanti. La vista da
un comignolo è davvero maestosa. Per chilometri, in ogni direzione, non si
vede altro che te i e ancora te i, come piccolissime dune estese fino
all’orizzonte. Molte volte lo Spazzacamino commentava che re e nobili non
avrebbero potuto desiderare una vista migliore – e lui lo sapeva, perché ai
suoi tempi aveva spazzato i camini di alcuni palazzi.
Naturalmente, la vita non era sempre facile per la bambina e il suo
Spazzacamino. Molte no i erano fredde e piovose. Molti giorni erano umidi
e affamati. Più di una volta arrivarono in una nuova ci à e si trovarono
circondati da una banda di spazzacamini del posto, contrariati. Quando ciò
accadeva, lo Spazzacamino chiedeva alla ragazzina di badare agli a rezzi di
lavoro, mentre lui e gli altri andavano a discutere nel vicolo. Pochi minuti
dopo, lui emergeva, leggermente zoppicante, i vestiti un pochino strappati,
ma con il largo sorriso di sempre. Riferiva alla bambina che gli altri
spazzacamini gli avevano parlato di un quartiere a soli pochi chilometri di
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distanza che aveva case particolarmente belle. Per ringraziarli di
un’informazione così vantaggiosa, aveva deciso di consegnare loro tu o il
denaro che aveva in tasca.
Quando lo Spazzacamino si assicurava il lavoro, era pagato con una
moneta e talvolta anche con due. Mentre usciva dalla porta di casa,
consigliava sempre al proprietario di tenere acceso un fuoco per tu a la
no e – nel caso in cui un passero o avesse tentato di fare un nido lassù.
(Era una ba uta che capivano soltanto la bambina e lo Spazzacamino,
perché lei era Sparrow, un passero o. Lei si sforzava di non rovinare tu o
con una risata.)
Più tardi nella no e, calato il sole e addormentata la ci à, tornavano
nella stessa casa, e la bambina si arrampicava su per la grondaia fino all’orlo
del te o e lasciava cadere una corda affinché lo Spazzacamino la seguisse.
Allora, camminando con grande cautela per non fare rumore, stendevano le
coperte contro il comignolo fumante, caldo al ta o, e facevano i le i.
La maggior parte dei bambini detesta l’ora della buonano e e farebbe
qualsiasi cosa per evitarla. Forse perché sono costre i a dormire so o
coperte ruvide, in case soffocanti. Se potessero dormire come la bambina e il
suo Spazzacamino – su te i caldi so o la volta di stelle – capirebbero
quanto sia magica quell’ora.
Mentre fissavano il buio infinito, lo Spazzacamino raccontava alla
bambina storie della giornata appena trascorsa. O stavano semplicemente
distesi in silenzio. Ma ogni no e finiva nello stesso modo: con la bambina
che si addormentava sul pe o dello Spazzacamino e con lo Spazzacamino
che le accarezzava i capelli e le cantava la loro ninnananna speciale.
Con scopa, secchio, cenere e canzoni!
Uno spazzacamino porta fortuna tu e le stagioni!
Mentre lo Spazzacamino cantava, la bambina si abbandonava al sonno,
sognando di stelle e mari e avventure in luoghi molto, molto lontani.
Quella era la vita per come la conosceva la bambina. E ogni no e
dormiva profondamente, sapendo che lei e lo Spazzacamino sarebbero stati
insieme per sempre.
VOCI NEL BUIO
«Nan, raccontaci dello Spazzacamino.»
Era buio nel deposito del carbone, ma Nan capì che era stato
Newt a rivolgerle la domanda. Newt era l’ultimo arrivato nella
squadra di Crudd. Aveva a malapena sei anni; non conosceva tu e le
regole. La prima regola stabiliva di non chiedere mai a un altro
arrampicatore della sua vita di Prima.
Nel deposito del carbone, c’erano cinque ragazzi arrampicatori:
Newt, Whi les, Shilling-Tom, Roger e Nan. Nan non era un ragazzo,
ma a guardarla non lo avreste mai de o. Era sudicia come gli altri.
«Chi ti ha raccontato dello Spazzacamino?» disse Nan. «È stato
Roger?»
«Non mi me ere in mezzo, Cenerentola» borbo ò Roger.
Chiamava Nan “Cenerentola” perché credeva di infastidirla. In
effe i aveva ragione, la infastidiva.
«Non me lo ha raccontato nessuno» disse Newt. «L’ho sognato. La
no e scorsa, ho dormito nel tuo angolo. Ho sognato che lui e la
bambina cantavano. Solo che mi sono svegliato prima di riuscire a
sentire le parole della canzone.»
Era una cosa che capitava, quella: sognare. Ogni tanto uno dei
ragazzi diceva di aver sognato lo Spazzacamino. Nan non riusciva a
spiegarlo. Pareva capitare tu e le volte che uno di loro si
addormentava vicino a lei. Tu o ciò che sapeva era che non le
piaceva. Lo Spazzacamino era suo.
«Eri tu, non è vero?» sussurrò Newt. «Tu sei la ragazza dei miei
sogni.»
«No» disse Nan. «Sono la ragazza che vuole andare a dormire.»
Aveva trascorso qua ordici ore ad arrampicarsi dentro camini e
sapeva che ce ne sarebbero stati altri ad aspe arla il giorno dopo.
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