Cattivi scienziati – La pandemia della malascienza – Enrico Bucci

SINTESI DEL LIBRO:
È una mattina come tante, piove. Vi alzate dal letto e premete
l’interruttore. Nella luce artificiale raggiungete la cucina, girate una
manopola e con una scintilla accendete il gas per fare il caffè. Mentre
aspettate che sia pronto, sintonizzate la radio sul vostro programma
preferito e ascoltate la voce di qualcuno che si trova lontanissimo da
voi – certamente fuori portata dei vostri sensi. Azioni quotidiane, che
si compiono in automatico. Eppure fermatevi un attimo a pensare:
perché tutto questo funziona? Come mai non vi sono sorprese, e
tranne in casi eccezionali la luce si accende, il gas affluisce ai fornelli
e scalda il caffè, la voce e la musica vi giungono da posti remoti? E
perché per avere la luce non iniziate una danza sacra
1e per ottenere
il caffè non invocate una benedizione celeste? Come mai credete al
vostro elettricista e non a uno sciamano o a un sacerdote?
La risposta più ovvia è la seguente: «Perché ogni mattina,
premendo l’interruttore, la luce si è sempre accesa, fino a una certa
particolare mattina in cui qualcosa non ha funzionato: ho chiamato
l’elettricista e, dopo il suo intervento, l’interruttore ha ripreso a
funzionare». Dunque la nostra esperienza della realtà dice che
bisogna premere un interruttore per avere luce e, nei casi eccezionali
in
cui qualcosa va storto, una qualche forma di conoscenza
misteriosa posseduta da un elettricista può ripristinare la consueta
routine mattutina di sbadigli e pressioni sull’interruttore. Fin qui tutto
bene. Preferiamo credere a qualcosa che funziona sempre
l’interruttore della luce e la conoscenza degli elettricisti – anziché a
qualcosa che se mai funzionerà lo farà in maniera casuale e non
riproducibile – la preghiera dello sciamano.
Torniamo però alla sfortunata mattina in cui siete rimasti al buio.
Supponiamo che sia la prima volta in cui vi capita nella nuova casa
diavolo, e adesso? Devo portare i bambini a scuola, che cosa devo
fare? – posso sentire la sfilza di considerazioni e immaginare le ansie
che vi assalgono. Ho una domanda per voi – una domanda
apparentemente futile: perché chiamate l’elettricista, se non vi è mai
capitato prima? Chi vi garantisce che un elettricista sarà meglio di un
avvocato? In altre parole, perché di fronte a una situazione nuova
sapete già qual è la giusta scelta da fare?
La risposta è che, contrariamente alla maggior parte degli
animali, l’essere umano è in grado di affidarsi alle esperienze altrui.
2
In breve, voi sapete che altri, dopo aver chiamato l’elettricista, hanno
risolto il problema, mentre nessuno ha mai chiamato un avvocato in
simili frangenti. Potete contare persino su conoscenze acquisite in
epoche lontanissime da individui morti da tempo: sapete per esempio
che per scaldare l’acqua del caffè una fiamma controllata è l’ideale,
una conoscenza questa acquisita da individui di una specie diversa
dalla nostra almeno 1,5 milioni di anni fa e tramandata fino a noi
attraverso innumerevoli generazioni.
Proviamo a tirare le somme: per raggiungere uno scopo, vi
affidate a un sapere che proviene dalla diretta esperienza della
realtà , ottenuto in prima persona o per tramite di molti altri individui
che hanno elaborato un corpus di conoscenze includenti il fatto che la
mattina, in caso di guasto elettrico, è meglio chiamare un elettricista
che un avvocato e che per scaldare l’acqua è meglio accendere un
fuoco che mettere un recipiente al sole. Inoltre, sebbene non
possediate tutta la conoscenza inclusa in questo corpus, vi fidate così
tanto da pagare un individuo che ne padroneggia una specifica
porzione non per apprendere o verificare i segreti dell’elettrotecnica,
ma perché sia messa in opera nella vostra casa. Voi «credete» nella
conoscenza di quell’uomo con la tuta blu che sta entrando in casa
vostra. E la vostra fiducia è ben riposta, dato che l’interruttore
riprende a funzionare dopo il suo intervento. Perché? Perché
«credete» nell’elettricista e nella sua conoscenza, e perché la vostra
fiducia risulta sempre ben riposta a meno che l’individuo che avete di
fronte non sia un truffatore?
Ecco che siamo arrivati a un punto cruciale. Esaminiamo quali
potrebbero essere gli elementi alla base della vostra e della mia
fiducia nella capacità degli elettricisti di riparare l’impianto di casa.
Innanzitutto, come abbiamo visto, sappiamo dall’esperienza nostra o
altrui che gli elettricisti generalmente risolvono il problema. Basta
questo per «credere» in loro? Certo è buona norma affidarsi al senso
comune e alle esperienze passate – una capacità tra l’altro
profondamente radicata nel nostro cervello – ma se ci affidassimo
solo alla regolarità con cui la comparsa di un elettricista è associata
alla risoluzione di un problema elettrico finiremmo per credere che il
canto del gallo causa il sorgere del sole perché lo precede ogni
mattina. Dunque deve esserci altro.
Un ulteriore indizio che ci fa preferire un elettricista a un santone
è quello che si chiama «controllo negativo»: non solo so che se arriva
l’uomo in tuta blu la luce tornerà , ma anche che se al suo posto
arrivasse un santone (oppure se non si presentasse nessuno) la luce
non tornerebbe. Al contrario, se il gallo non canta, il sole sorge
ugualmente: l’elettricista è necessario per la luce, il gallo no
(preannuncia il sole ma non ne influenza il sorgere). Il potere del
controllo negativo è proprio in questa domanda: cosa succede se un
fattore regolarmente associato al presentarsi di un certo evento viene
rimosso? L’evento si verifica ancora oppure cessa? Se voi o io
osservassimo per un buon numero di volte che, dopo un periodo di
buio, la luce di casa ritorna senza chiamare alcun elettricista, al
presentarsi di un individuo in tuta blu che ci chiede soldi per riparare
qualcosa forse saremmo esitanti – smetteremmo cioè di «credere»
che egli sia necessario, proprio come facciamo per un santone che
voglia invocare lo spirito delle lampadine nel nostro salotto.
Da un punto di vista tecnico, abbiamo verificato una stretta
correlazione tra l’arrivo dell’elettricista e la fine dei nostri problemi, e
contemporaneamente una correlazione tra la sua assenza e il
perdurare del buio. Basta questo a credere negli elettricisti e pagarli
per il loro lavoro? Non ancora.
Prima di mettere mano al portafoglio, volete essere certi che
quell’uomo abbia davvero fatto qualcosa. Se per esempio l’elettricista
avesse un complice nel vialetto di casa, pronto ad abbassare la leva
dell’interruttore generale e a rialzarla dopo un’ora per simulare la
riuscita dell’intervento di riparazione, voi vi sentireste giustamente
truffati. Voi e io non ci limitiamo a chiamare un elettricista per la
correlazione di cui abbiamo discusso poco fa; in caso di dubbi, prima
di pagarlo, volete avere la certezza che lui con il suo lavoro sia
effettivamente la causa del ritorno della corrente e non vi sia qualche
sotterfugio. C’è un solo modo per scoprire se un elettricista vi sta
imbrogliando: esaminare il suo lavoro e ricondurre il suo operato a
qualche nozione di base di elettrotecnica. Se, per esempio, osservate
che ricongiunge due cavi con una saldatura e subito dopo l’impianto
torna a funzionare, ne deducete che il guasto consisteva in
un’interruzione del circuito elettrico, che sapete deve essere chiuso
per consentire alla corrente elettrica di circolare. Quindi avete
osservato che una correlazione tra due eventi – il ritorno della
corrente e la saldatura – è in accordo con una generalizzazione
imparata a scuola: il fatto che i circuiti elettrici devono essere chiusi
per funzionare.
Ecco perché credete negli elettricisti. Perché come voi e me, essi
usano nozioni generali di un certo tipo per interpretare fatti particolari
come l’interruzione del circuito elettrico di casa vostra. Non devono
esaminare ogni singolo guasto come un caso unico e irripetibile, ma
possono ricondurlo a una classe di fenomeni nota, così che, grazie a
un insieme di poche generalizzazioni, sono in grado di risolvere ogni
anomalia (o quasi).
3 L’importante è che l’infinita varietà degli
interventi di saldatura effettuati da innumerevoli elettricisti sia stata
ricondotta a una legge generale – un circuito deve essere chiuso
perché la corrente circoli.
E da dove saltano fuori queste leggi generali, se non
dall’astrazione di un numero sufficiente di casi?
A questo punto bisogna fare una precisazione. Invece di
aspettare un guasto, tentare una saldatura, osservare il risultato e
attendere il guasto successivo fino a raggiungere un numero di casi
sufficiente per tirare fuori una conclusione generale, un elettricista più
sveglio di altri potrebbe decidere di costruire un circuito di prova,
interromperlo e saldarlo centinaia di volte e così raggiungere il
numero di casi sufficienti per elaborare una conclusione utile – invece
di
aspettare anni prima di avere una casistica sufficiente da
esaminare. Provare in questo modo, invece di attendere il cumularsi
di osservazioni fortuite, cioè esperire (da cui il termine esperimento),
è un enorme vantaggio perché consente di ottenere rapidamente un
gran numero di quelle utili generalizzazioni su come funziona il
mondo di cui si discuteva sopra.
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