Castalia – La figlia del corvo – Francesca Redeghieri

SINTESI DEL LIBRO:
Il ferro dalla punta incandescente era talmente vicino al suo petto che
avvertì il calore coprirla come un sudario.
Le parole appena udite le rimbombarono nella testa all’infinito mentre
l’odore acre della carne bruciata le riempì le narici, disgustandola.
«Abbraccia il tuo dolore, Castalia, perché è grazie a questo che sarai
purificata.»
Il cuore iniziò a martellarle nel petto e il respiro affannoso cominciò a
serrarle la gola. Una sensazione angosciante quasi la soffocò, mescolandosi
al dolore bruciante che lentamente la stava facendo precipitare in un buco
infinito e oscuro.
Castalia riuscì a comprendere che ciò che la stava tenendo prigioniera non
era altro che un brutto sogno, ne divenne consapevole nello stesso istante in
cui due braccia forti e salde la strinsero in una presa amorevole. Sbatté le
palpebre un paio di volte prima che un sospiro profondo le sfuggisse dalle
labbra.
«Shh, sono qui con te, e non permetterò mai più a nessuno di toccarti.»
Un alito caldo le solleticò il collo.
Nello stesso istante in cui si sentì premere la schiena contro un petto
possente, un senso di protezione le scaldò il cuore ancora in tumulto.
Si lasciò andare contro di lui, rilassando i muscoli tesi, e il cuore riprese il
suo battito normale.
«Ti amo tanto, Castalia, che il solo pensare a quello che ti hanno fatto mi
fa ribollire il sangue nelle vene» disse Annibale poggiando le labbra sul suo
collo e baciandolo con dolcezza.
«Sono stata marchiata con il simbolo del tradimento perché ho deciso di
stare con te, andando contro le nostre regole.» Gesticolò l’amazzone
mentre con lentezza ruotava in quel caldo abbraccio. «Mi hanno sfregiato il
petto con un ferro incandescente, punendomi perché per la prima volta
nella vita ho messo me e i miei desideri davanti ai loro. Se ne sono andate
per tornare in Anatolia e lasceranno in pace anche i miei sogni» concluse
appoggiandogli la mano sulla guancia ispida.
Lo scrutò intensamente, guardando per un attimo la benda che gli copriva
l’occhio ferito a Cartagine. Una freccia presa di striscio l’aveva reso cieco,
ma nonostante questo la grinta e la fierezza di un leone gli ruggivano ancora
nel petto.
Il suo sguardo si spostò appena, e Castalia non poté fare altro che perdersi
a contemplare quell’unico occhio che la stava scrutando con ardore.
Ci si poteva perdere dentro quella pozza scura, era come girovagare in
una foresta di notte senza luna.
Due labbra calde si appoggiarono con delicatezza alle sue, e la punta della
lingua cercò un varco nella sua bocca dischiusa. Una mano le serrò una
ciocca di capelli che avevano il riflesso della ruggine e il suo respiro si
mozzò in gola quando li tirò.
Puro calore liquido le divampò ovunque.
Annibale gemette serrando la presa e passandole una gamba sui suoi
fianchi la avvicinò ancor di più verso il suo corpo solido. Le sbatté contro la
pancia e un sorriso impertinente gli affiorò sotto la barba scura. Un grugnito
gli vibrò nel petto nell’istante in cui si scostò appena, per contemplarla.
Castaliagli affondò le dita nei muscoli duri della schiena, si piegò di nuovo
e accarezzò le sue labbra morbide.
Un desiderio inarrestabile le scaturì dal petto, scendendo come una saetta
in mezzo alle gambe e schiudendole. Con una mossa fulminea Annibale la
ribaltò sulla schiena e senza pensarci un attimo le salì sopra. Diede tanti
baci leggeri e umidi lungo il collo, fino ad arrivare nel solco dei seni floridi.
Era una corsa inarrestabile che la stava infiammando.
Annaspò quando le mani ruvide del guerriero cominciarono a scostarle i
lembi di stoffa che a stento coprivano la sua nudità . Sollevò il capo dal
giaciglio appena in tempo per scorgere la sua chioma scura scendere sempre
di più verso il basso.
Baci infuocati le marchiarono la pancia, e quando la sua lingua disegnò
un cerchio attorno al suo ombelico, Castalia credette di impazzire. Un soffio
fresco le arrivò tra le cosce. «Non mi abituerò mai al tuo sapore sublime»
sussurrò Annibale. «Tu sei mia, Castalia, e io sono tuo con la stessa
intensità con cui tu mi appartieni. Solo gli dèi avranno il potere di dividerci.
Non ci sarà mai nessuno che amerà una donna più di quanto io stia amando
te.» Annibale sollevò appena il capo e i loro nasi si sfiorarono. Le labbra di
Castalia si distesero in un sorriso raggiante.
Il sole la stava illuminando, scaldandole il petto con i suoi raggi infuocati.
«E non esisterà mai nessuna donna che potrà mai amare un uomo più di
quanto io stia amando te in questo momento» gesticolò lei.
«Ti amo» sussurrò Annibale scostandosi appena.
«Ti amo» ripeté lei.
Da sempre le Amazzoni erano state il suo mondo, l’unica famiglia che
aveva avuto dopo la morte prematura della madre. Era cresciuta senza una
figura materna, forgiata nell’arte della guerra e della sorellanza. Se
chiudevagli occhi, poteva ancora ricordare qualche dettaglio di lei, dal
colore dei capelli identico al suo, al profumo che le riempiva le narici
quando era avvolta nel calore del suo abbraccio, a quello strano nomignolo
che sempre usava per chiamarla, quel Mo Saighead che, quando meno se lo
aspettava, le affiorava alla memoria.
Troppo presto il fato aveva deciso le loro sorti e all’età di tre anni sua
madre le era stata strappata via.
L’amore era bandito dai loro princìpi e lei, andando contro le proprie
leggi, aveva sfidato la sorte. Un prezzo molto alto le era stato chiesto, e ora
il marchio del tradimento le deturpava il petto, ma mai per un solo istante si
era pentita di portare su di sé il segno della freccia spezzata.
Quel marchio che l’aveva sfregiata era anche il simbolo tangibile di ciò
che portava impresso sul cuore.
Si era votata ad Annibale, donandogli non solo la sua spada, ma anche la
sua anima e il suo corpo. Amava quell’uomo con un’intensità e un ardore
che mai avrebbe creduto possibile.
«Annibale» chiamò una voce fuori dalla loro tenda. «I comandanti sono
riuniti e ti attendono per il consiglio.»
Entrambi accennarono un piccolo sorriso, e prima di avere il tempo di
sollevarsi dal giaciglio il generale già urlava a suo fratello Magone, che li
avrebbe raggiunti all’istante, ma senza scostare lo sguardo dagli occhi di
Castalia.
***
Era una strana sensazione quella che gli palpitava nel petto, seguendo il
ritmo incessante del suo battito.
Annibale aveva attorno a sé le uniche persone per le quali avrebbe dato la
vita.
Castalia era la donna che il suo cuore aveva scelto, passando da semplice
amazzone della sua guardia personale a compagna di vita.
Tante battaglie avevano dovuto affrontare, ma il loro amore ne era uscito
vincitore.
Il cartaginese aveva accettato l’alleanza con le Amazzoni con il solo
scopo di rivendicarla. Non avrebbe più permesso a nessuno di farle del
male, e il segno che le deturpava il petto era un monito costante di ciò che
le sue stesse sorelle le avevano inflitto.
Entrambi avevano pagato un duro prezzo per raggiungere quei brevi
momenti di felicità , e non passava giorno senza che lui non coprisse con le
sue labbra lo sfregio di disprezzo che le avevano impresso sulla carne.
E poi, volgendo lo sguardo all’interno della grande tenda delle udienze,
trovò il fratello alla sua destra. Lui era sempre al suo fianco, sempre pronto
ad appoggiare ogni sua scelta, giusta o sbagliata che fosse.
Tra tutti i comandanti di Cartagine, Magone era il suo più grande
sostenitore.
Non c’entrava che fossero sangue e carne della stessa discendenza, non
c’era cosa che agli occhi di suo fratello non fosse esatta.
«Io continuerei l’avanzata, Generale» disse uno dei comandanti lì riuniti,
spostando il peso da un piede all’altro. «Abbiamo vinto due battaglie in
poco tempo, e stringiamo tra le mani il collo dei romani, dobbiamo
continuare a battere il ferro finché è caldo.»
«Quello che dici, Annone, è vero, ma dobbiamo calcolare che abbiamo
perso dalle nostre fila il contingente amazzone.» Annibale voltò appena il
capo verso Castalia e agganciò lo sguardo a quello di lei. Si perse per un
attimo tra quelle iridi chiare, rese ancora più brillanti dal contrasto dei
capelli che racchiudevano dentro di sé il colore della ruggine.
Adorava quel colore, tanto quanto veder sorgere il sole ogni giorno.
«Hai ragione, fratello, ma forse potremmo incrementare il nostro esercito
in un’altra maniera.» Le parole di Magone gli fecero di nuovo volgere lo
sguardo verso di lui.
SCARICA IL LIBRO NEI VARI FORMATI :
Commento all'articolo