Caldo in inverno – Joe R. Lansdale

SINTESI DEL LIBRO:
Le questioni di vita o di morte talvolta iniziano come cose semplici.
Mi trovavo nel giardino sul retro insieme a mia moglie, ed ero alla
griglia del barbecue con una spatola in mano e addosso un
grembiule sbiadito con sopra la scri a BACIATE IL CUOCO. Ero riuscito
a togliere dalla griglia qualche hamburger, facendone bruciare solo
uno, che era diventato nero come un pezzo di carbone. Mi piace
cucinare alla griglia ogni tanto, anche se non sono molto bravo, e
stavo giusto pensando a quello quando udii uno stridio di
pneumatici dietro l’angolo.
Sporgendomi dallo spigolo della casa, diedi una sbirciata alla
strada oltre la staccionata giusto in tempo per scorgere l’automobile
superare la curva con le gomme che stridevano e la frizione che
gra ava, e fu allora che vidi l’auto investire la donna che stava
a raversando la strada insieme al suo cane. Con un rumore che mi
diede un’ondata di nausea.
Da dove mi trovavo, ebbi modo di osservare bene l’auto e il
conducente, e vidi la donna tentare di fare un balzo all’indietro,
stra onando il cane per il guinzaglio. Troppo tardi, però.
L’automobile la investì e la fece volare fuori dal mio campo visivo.
Ge ai la spatola a terra, scostai bruscamente mia moglie Kelly,
con un salto superai un triciclo, entrai di slancio in casa dalla porta
sul retro e la a raversai tu a, per poi uscire dalla porta principale.
L’automobile non c’era più, ma la donna era finita nel giardino di
casa nostra e aveva un braccio girato in modo innaturale dietro la
schiena e una gamba piegata fin quasi sopra una spalla. Le si erano
sfilati i jeans quasi del tu o e aveva perso una scarpa. Mentre
assistevo all’incidente non me n’ero accorto, concentrato com’ero, per
qualche ragione, sul conducente, però la conoscevo. In quell’isolato
ci
conoscevamo tu i. Era Madeline Roan: Maddy, come la
chiamavamo, una rossa vivace che ai vecchi tempi sarebbe stata
definita uno schianto, la persona più carina di questo mondo.
Non c’era bisogno di un do ore per capire subito che era morta.
Morta stecchita a trentacinque anni mentre a raversava la stradina
che tagliava il nostro quartiere.
Vidi che il cane non era stato colpito dal veicolo e che si era
rintanato dall’altra parte della strada, accucciandosi sull’erba del
giardino dei Roan. Era un barboncino nano bianco che di nome
faceva Yip, e non ho idea di come fosse riuscito a non farsi investire e
a non restare ucciso anche lui.
Era dicembre, ma nel Texas orientale l’aria era infuocata come una
colata di asfalto fresco. Però – il contrasto era stridente – con le
strade e i prati e le case decorati da luci natalizie, pupazzi di neve,
Babbi Natale sulla sli a, le solite cose delle festività . Le persone
stavano uscendo dalle loro case con l’aria condizionata per vedere
ciò che era appena accaduto. Mi ero avvicinato a Maddy nella
speranza di essermi sbagliato, e che si fosse solo fra urata un braccio
e una gamba.
Non mi ero sbagliato. I suoi occhi erano già vitrei. Aveva la bocca
leggermente aperta con del sangue in un angolo e della saliva
nell’altro. Su una guancia c’erano delle macchie d’erba. Non si
vedevano ferite, ma ipotizzai che il suo corpo, all’interno, fosse nelle
stesse condizioni di una cristalleria dopo il passaggio di un tornado.
Nella mano sinistra stringeva un sacche o di plastica. Ci misi un po’
a capire, ma poi mi resi conto che lo teneva in mano rovesciato
all’indietro per raccogliere la cacca del cane e poi ge arlo in un
bidone della spazzatura.
Suo marito, Ross, uscì in quel momento dalla loro casa e
a raversò la strada di corsa, ruggendo forte come una pantera. A
quel punto, Kelly era uscita da casa nostra, aveva visto quanto era
accaduto ed era tornata dentro per chiamare il 911. Fui contento che
Sue, nostra figlia, fosse andata a trovare la nonna. La scena era
traumatica per un adulto, figurarsi per un bambino…
L’automobile che aveva ucciso Maddy non c’era. Era sparita da un
pezzo.
Sembrò passare un’eternità prima che l’ambulanza arrivasse e gli
sbirri si presentassero nel nostro giardino. Ce n’erano parecchi e
andavano di qua e di là , alla ricerca della scarpa della donna, a
sca are fotografie della strada per capire se vi fossero segni di
pneumatici, suppongo. Non ce n’erano. Chi guidava non aveva
minimamente tentato di frenare. Nell’affrontare la curva, aveva
innestato una marcia in più, non in meno.
Caricarono la povera Maddy su un furgone delle emergenze,
malgrado l’emergenza fosse finita da tempo, e poi due sbirri in
borghese vennero da me. Alle loro spalle, sul lato opposto della
strada, vidi Ross, accasciato sul marciapiede davanti a casa sua, che
piangeva disperatamente. Il poveraccio si lamentava come se lo
stessero torturando, e in un certo senso penso che fosse così. Yip gli
stava in grembo e tremava come se avesse una sorta di vibratore
piantato nel culo. Insieme a Ross c’erano due sbirri, uno in piedi e
uno seduto sul marciapiede accanto a lui, che sostanzialmente lo
sorreggeva.
Invitai gli sbirri in casa e, senza nemmeno pensarci, offrii loro del
caffè. Kelly offrì qualcos’altro, succo di fru a, acqua. Era come se
non sapessimo come dire loro che avevamo visto uccidere la nostra
vicina, come se non sapessimo come comportarci. La morte l’avevo
già vista, ma una scena come quella, una vicina di casa e il suo cane
che a raversavano la strada e che venivano investiti da
un’automobile senza alcun motivo, se non che la persona al volante
chiunque fosse – guidava a velocità eccessiva, era qualcosa di
diverso.
Mi chiesi se gli sbirri fossero abituati a scene come quella, a
persone so o shock. Forse erano so o shock tanto quanto noi.
LaBorde era un paese di discrete dimensioni, una ci adina, dunque
era possibile che avessero visto ben più di quanto io pensassi.
Kelly li invitò ad accomodarsi, e quando fummo tu i seduti uno
degli sbirri, che indossava una camicia scura e larga, si sporse in
avanti, con i gomiti sulle ginocchia, disse di essere il tenente Ernest e
ci chiese i nostri nomi e se avevamo visto cos’era successo.
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