Briseide – La figlia del sole – Francesca Redeghieri

SINTESI DEL LIBRO:
Costa dell’Illiria, città di Apollonia, 218 a.C.
Era stato un viaggio sfiancante quello che alle prime luci dell’alba li
aveva portati lungo le coste illiriche.
Briseide si sfilò il cappuccio dalla testa e la brezza marina le fece
ondeggiare i capelli, sferzandole il viso con le sue ciocche dorate.
Un odore salmastro le pizzicò il naso, mentre i calzari calpestavano la
ghiaia fine della battigia.
«Vado a prendere i cavalli» disse Random passandole accanto e
sfiorandole il braccio.
Un brivido al quale non si sarebbe mai abituata le saettò lungo la schiena.
Con sguardo attento lo seguì fino a che non raggiunse la nave mercantile
dalla quale erano appena scesi.
Erano state settimane faticose quelle che avevano impiegato per
attraversare l’Adrias Kolpos. Il mare impetuoso li aveva accompagnati per
buona parte del viaggio e loro avevano fatto il possibile per celare le proprie
identità.
Nessuno doveva sapere chi fossero e quale missione stessero portando a
termine.
Le città sulla costa illirica erano passate sotto il controllo romano e ora
pullulavano di soldati con loriche di cuoio e mantelli purpurei.
Avevano finto di essere semplici mercanti diretti verso i confini macedoni
alla ricerca di mercanzie rare, e tutti sembravano averci creduto.
Sembrava essere passata un’eternità da quando sua sorella gemella
Amistad era sparita nel nulla, lasciandole un vuoto incolmabile.
L’aveva cercata ovunque non rassegnandosi, fino a che un giorno
Annibale, il condottiero di Cartagine che con la sua impresa stava piegando
Roma, le aveva affidato una nuova missione.
E ora erano lì, su quelle coste ghiaiate, per assolvere a un compito
importante.
Dovevano galoppare fino alla Macedonia, nell’antica città di Pella, dove
sorgeva il palazzo imperiale nel quale risiedeva Filippo.
Avrebbero dovuto convincerlo a entrare in guerra senza alcun indugio,
interrompendo una volta per tutte i suoi tentennamenti e inviando un
esercito abbastanza consistente da supportare Cartagine sul suolo italico.
Le sue sorelle Amazzoni se ne erano andate, seguendo Pentesilea per
tornare in Anatolia.
Un sospiro le fuoriuscì dalle labbra, e guardandosi intorno scrutò ciò che
la circondava: alte colline verdeggianti abbracciavano la laguna nella quale
la nave aveva attraccato.
Lo scricchiolio della ghiaia alle sue spalle la fece voltare e i suoi occhi si
riempirono della magnificenza ombrosa del mercenario che tempo prima le
aveva rubato il cuore. L’aveva aiutata nella ricerca di Amistad, catturata e
tenuta prigioniera da alcuni soldati romani.
Random stava avanzando verso di lei con i due cavalli, se li trascinava
dietro per le briglie stringendo il sottogola tra le dita lunghe e forti.
Un petto vigoroso e braccia muscolose erano stretti in un bustino nero,
decorato in rilievo da tante squame del colore della pece. Borchie argentate
erano posizionate sulle mezze maniche adornate di frange e una fibbia
teneva agganciato un mantello anch’esso scuro.
Lacci si intrecciavano sul suo petto, un gonnellino di cuoio accarezzava le
sue cosce forti. Era alto, slanciato e il suo sguardo cupo, sfigurato da una
cicatrice, incuteva timore. Ma non a lei.
Briseide aveva tante cose a cui pensare, ma l’unica che occupava i suoi
pensieri era il comportamento altalenante del mercenario.
Era stato premuroso e dolce mentre insieme cercavano Amistad, l’aveva
sostenuta quando i soldati che Annibale le aveva affiancato non facevano
altro che deriderla. Li aveva scacciati uno a uno, fino a che non era rimasto
solo.
Fu in quel frangente che Briseide per la prima volta era riuscita a guardare
dentro l’oscurità di cui si circondava quell’uomo scontroso dall’aspetto rude
e pericoloso. Era stato un appiglio mentre lo sconforto s’impadroniva di lei.
Random aveva appoggiato le labbra sulle sue, baciandola come nessuno
aveva mai fatto prima. Le aveva marchiate con il suo sapore, suscitando in
lei strane sensazioni mai provate.
L’aveva baciata con passione, strappandole il cuore per farlo volare alto
nel cielo. Era stato come essere conquistata dopo lunghi giorni di assedio.
Ma poi qualcosa era cambiato.
Ancora adesso non riusciva a capire il motivo, ma ogni volta che le loro
labbra si toccavano, rendendo il loro rapporto un po’ più intimo, lui faceva
marcia indietro, allontanandosi come una foglia spazzata via da un soffio di
vento. da leggenditaly.com
Non riusciva a capire cosa passasse per la testa di Random, ma ogni volta
che Briseide sembrava sgretolare uno dei tanti muri di cui si era circondato,
lui faceva un passo indietro, ergendone di nuovi.
«Dobbiamo risalire la collina prima che cali il giorno» disse il mercenario
lasciando la presa su Safira, che abbassando la testa cercò una carezza.
«Hai saldato il nostro debito?» domandò Briseide alzando appena lo
sguardo e perdendosi in due pozze scure come la notte.
«Sì, e non hanno nemmeno fatto domande, se è quello che ti preoccupa.»
Si issò sulla sella e dall’alto del suo stallone la guardò.
Un palpito le balzò nel petto e un senso di disagio le strisciò addosso nel
rendersi conto che quello non era altro che un nuovo muro di freddezza
issato da Random.
Briseide salì in sella e dando gambe alla cavalla lo seguì su per il sentiero.
Volse appena lo sguardo all’indietro, soffermandosi sugli uomini con cui
per due settimane era stata a bordo del mercantile. Scaricavano barili e
sacchi di provviste, ma mai li guardarono. Erano stati pagati
profumatamente per dimenticarsi della loro presenza.
Safira sbuffò, muovendo la testa avanti e indietro: chiedeva più briglie e
lei gliele concesse, mentre con lo sguardo si soffermava sulla bisaccia
legata alla sella che le sfregava sulla coscia nuda.
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