Storia di noi due – Valentina Facchini

SINTESI DEL LIBRO:
Avevo diciotto anni quando l’ho visto per la prima volta, ero a Villa
Pamphili con le cuffiette nelle orecchie aspettando il mio ragazzo
Tommaso. Ero seduta appoggiata a quello che consideravo il mio
albero e con gli occhi chiusi, rapita dalla voce di Bono che cantava
nelle mie orecchie, quando un’ombra entrò nel mio campo visivo.
Togliendomi le cuffie dissi:
«Sei in ritardo», invece di Tommaso a rispondermi fu una voce
sconosciuta
«Mi stavi aspettando?»
Aprii gli occhi di scatto e davanti a me c’era un ragazzo moro, alto,
occhi verdi. Continuando a guardarci negli occhi, continuò:
«Scusa ma questo è il mio albero, ogni sabato pomeriggio vengo
qua a leggere»
Indispettita dalla sua arroganza, forse risposi un po’ acida, ma
cavolo non mi facevo certo trattare così dal primo sconosciuto che
passava, per quanto bello potesse essere.
«No ti sbagli, non ti ho mai visto qui e ne sono sicura visto che sono
io quella che viene a leggere qui»
«Oh questo lo so», disse arricciando le labbra ironicamente, « ma
sono due mesi che lo hai abbandonato e qualcuno doveva pur
prendersene cura»
Incuriosita dal tono con cui parlava del mio albero, non feci più di
tanto caso al fatto che sembrava già conoscermi in qualche modo. In
quel momento arrivò Tommaso, camminava come se stesse
assaporando ogni elemento che lo circondava, dall’odore nell’aria, al
rumore dei ciottoli del sentiero che attraversava Villa Pamphili. Era
una delle cose che mi aveva fatto innamorare di lui, quel suo essere
così consapevole di ciò che lo circondava, una sensazione per me
sconosciuta dato che, a detta di tutti, io vivevo in un mondo tutto
mio, nel quale era molto difficile entrare. Tommaso in qualche modo
ci era riuscito, mi riportava nella realtà, anche solo sfiorandomi la
mano.
«Tutto bene Emma?» mi chiese appena arrivato.
«Sì, più o meno, sto cercando di rivendicare un possesso»
Mi guardò un po’ sconcertato, guardò il ragazzo, poi l’albero, poi me,
e capì all’istante,
«Ah capisco. Io fossi in voi opterei per un affidamento congiunto, un
sabato ciascuno»
Era così tipico di lui arrivare e risolvere i miei problemi grandi o
piccoli, anche se non nascondo che il più delle volte era irritante.
Non volendo continuare sull’argomento salutai con un cenno lo
sconosciuto e presa la mano di Tommaso, mi avviai verso il sentiero
principale.
«Mi chiamo Lorenzo, comunque»
Quella frase buttata così mi sorprese, ma mi sentii rispondere
comunque « Io Emma», ma fu la sua risposta a colpirmi e a farmi
mancare un battito del cuore:
«Lo so»
A Tommaso, che notava ogni piccolo particolare della sua vita, non
sfuggì questo strano scambio di battute, tanto da irrigidirsi e da
stringere nervosamente la sua mano nella mia. Mentre ce ne
andavamo mi chiese nervosamente:
«Come mai lo conosci?»
«Non lo conosco, l’ho incontrato oggi per la prima volta»
La sua risposta non si fece attendere:
«Emma non è possibile, viene a scuola con noi da quattro anni, è il
rappresentante d’istituto da due e in sostanza è uscito con quasi
tutte le ragazze del nostro liceo»
A quel punto dissi a me stessa che era ora di scendere dalla mia
nuvoletta e cominciare a vivere nel mondo reale. Mi girai per vederlo
meglio e mi accorsi che due occhi verdi mi fissavano.
Il resto di quel sabato trascorse nel solito modo, con Tommaso a
casa mia. Io vivevo praticamente da sola, mia madre per lavoro era
spesso fuori e mio padre, beh, lui aveva una vita tutta sua di cui ero
ben decisa a non fare parte. Nessuno più mi chiedeva di lui, forse
perché appena qualcuno lo nominava ero solita cambiare
argomento, e non in maniera molto delicata. Solo Tommaso e altre
due persone sapevano la verità: le mie migliori amiche Viola e
Agata. Non mi fidavo spesso delle persone ma con loro è stato
amore a prima vista. È per questo che appena Tommaso andò via le
chiamai per una riunione d’emergenza. Appena arrivarono, si
accorsero subito del mio turbamento. Fu Viola a rompere gli indugi.
« Insomma che succede? Pensavo che Tommaso dormisse qui
stasera»
«No, aveva una cena di famiglia, e poi non ero molto dell’umore
oggi, ho avuto uno strano incontro a Villa»
A quel punto mi guardarono tutte e due incuriosite, era strano infatti
che qualcosa incontrasse il mio interesse in tempi così stretti. Lo
stesso Tommaso ci aveva messo un bel po’ad attirare la mia
attenzione.
«Voi conoscete un certo Lorenzo?»
«Ma chi quello del 3 D che fa il rappresentante?» questa volta fu
Agata a rispondermi
«Si lui. Insomma oggi l’ho incontrato a Villa e sembrava conoscermi»
La loro reazione fu un misto tra una risatina isterica e un gridolino.
Fu Viola a riprendersi per prima
«Tesoro mio sei la prescelta di quest’anno»
«Non farmi ridere, io sto con Tommaso, ma poi che vuol dire la
prescelta?»
«Non credo che gliene importi granché di Tommaso. A volte mi
chiedo dove vivi. Ogni anno sceglie una ragazza che gli faccia da
groupie, a quanto pare ama avere intorno qualcuno che lo guardi
con occhi veneranti»
A quel punto scoppiai a ridere sonoramente « e lui pensa di avere
questo da me? Povero illuso»
Le mie amiche erano di diverso avviso. Fu Agata a dirmi « ti do un
paio di mesi e crollerai come tutte»
Spaventata dallo sguardo preoccupato delle mie amiche, cercai di
cambiare discorso e iniziai a preparare la cena cercando di spostare
le nostre chiacchere su argomenti più tranquilli.
Passai la domenica con Tommaso cercando di gustarci gli ultimi
scampoli dell’estate. Il giorno dopo, infatti, sarebbe iniziata scuola e
il
tempo per vederci sarebbe stato sicuramente di meno, perché
frequentavamo classi differenti, e, oltretutto, lui era impegnato in
mille attività: giocava nella squadra di calcio scolastica e si occupava
anche del giornale d’istituto, mentre io passavo le mie giornate tra gli
allenamenti di pallavolo, le uscite con le mie amiche e lo studio .
«Mi sei mancata ieri sera», mi disse Tommaso mentre eravamo sul
divano a stuzzicarci un po’
«Anche tu, ma non è colpa mia se non sei stato con me», risposi
mettendo il finto broncio
«Ma è colpa tua se non hai voluto che tornassi a dormire con te»
«Dai lo sai che non passavo una serata con loro da un sacco di
tempo»
«Dobbiamo recuperare allora» a quel punto non indugiò più e iniziò
a baciarmi. Continuammo a farlo fino ad arrivare nella mia camera
dove chiuse la porta.
Fu solo dopo cena che mi chiese qualcosa dell’incontro con
Lorenzo, « Certo che è stato strano ieri eh?
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