Lovin’ on You – Fabiola Francisco

SINTESI DEL LIBRO:
La uccido. Chi diavolo va a ficcarsi nel tipo di guai in cui si
infila lei. Ovviamente poi finisce per telefonarmi alle due di
notte per salvarla perché non può chiamare i suoi genitori.
Beh, lo dirò a suo padre se continua a fare simili bravate.
Salto fuori dalla macchina e mi dirigo subito dentro al bar,
ignorando il buttafuori quando mi urla: «Ehi!»
Scruto il bancone mezzo vuoto e la vedo.
«Andiamo!»
«Ehi! Oh, ti sei appena svegliata?» Aggrotta le sopracciglia
guardandomi.
La fulmino con lo sguardo. Nonostante abbia già vent’anni, la mia
cuginetta è una vera spina nel fianco.
«Secondo te? Mi chiami alle due di notte dicendomi che sei
bloccata in un bar in centro, pregandomi di venirti a prendere perché
hai troppa paura di prendere un taxi da sola.» Non ci provo
nemmeno a dissimulare l’irritazione. Jen spalanca gli occhi ma si
riprende subito, quando menziono la sua paura.
In quel momento sento una risatina profonda. Guardo oltre la
spalla di Jen e vedo l’origine della risata. Fulmino anche lui quando
le mette una mano sulla spalla. Starai mica scherzando, cazzo.
«Piccola, ti ci avrei portato io a casa.» Le fa l’occhiolino. Chi è
questo tizio? «Non c’era bisogno di svegliare la nonna.»
Adesso basta!
«Che problemi hai? Prima di tutto, giù le mani da mia cugina.
Non ha ancora l’età per bere. Dammi il tuo documento falso.» La
guardo mentre allungo la mano verso di lei.
«Davvero?»
«Oh, non sto scherzando. Mi sono stufata delle tue buffonate.
Dammelo o chiamo tuo padre.»
«Non mi faresti una cosa simile.»
Prendo il telefono e seleziono il suo nome, pronta per chiamarlo.
Jen mi fissa, sfidandomi a farlo. Faccio partire la chiamata e lo lascio
suonare in vivavoce. I suoi occhi castani si spalancano e inizia a
rovistare dentro la borsa. Interrompo la chiamata e le requisisco il
documento.
«Poi…» Il mio telefono inizia a vibrarmi in mano,
interrompendomi. «Pronto? Oh, ciao zio Jim. No, scusa, ti avrò
chiamato per sbaglio nel sonno… Ok. Scusa per averti svegliato…
Sì, è a casa. Glielo dirò. Ci sentiamo.»
«Wow. Quindi la nonnina è una bugiarda professionista.»
«Poi,» ignoro il commento, «non si offendono le donne dicendogli
che sono più vecchie di quello che sono. Ti sembro una nonna?»
«Piccola, quel pigiama sembra quello della mia bisnonna.» Lo
guardo dall’alto in basso e faccio spallucce.
«Mi piace stare comoda quando dormo.»
«Ehi, se sei contenta tu. Allora Jen, vieni con me?»
«Oh, no. Dopo che mi hai fatto portare il culo fino a qui per venire
a prenderti, te ne torni a casa.»
«Scusa, Ryder. Fammela riportare a casa prima che si incavoli di
brutto. Uscirò con te e Cash un’altra sera.»
Stupendo, ce ne sono due.
«Sì, ce ne sono due.» Un tizio salta fuori dall’angolo del bancone,
e non mi ero resa conto di averlo detto ad alta voce. Sono stanca.
Lui guarda come sono vestita e tenta di nascondere un sorriso.
Almeno sembra più educato del suo amico.
«Jen, andiamo. Mi devo svegliare tra poche ore.»
«Perché non rimani sveglia a divertirti allora? È probabile che ti
sveglierai già esausta domattina, se torni a dormire,» dice il nuovo
tizio.
«Scusa, ragazzino. Il bar sta chiudendo.»
«Sono un ragazzino quanto tu sei una nonnina.» Sorride
lentamente. «Come ti chiami?»
«Non sono affari tuoi. Jen, io vado.»
Mi giro e inizio ad allontanarmi. Sento i tacchi di Jen battere
ritmicamente alle mie spalle. Buona scelta.
«Dannazione, Olivia, dovevi proprio mettermi in imbarazzo in
quel modo di fronte a Ryder? Hai almeno idea di chi sia?»
«No e non mi importa. Devi smettere di infilarti in questo tipo di
casini. Sei arrivata nel bar con un tizio, che a detta tua era l’uomo
dei tuoi sogni. Poi questo ti molla e tocca a me venire a recuperarti.
Per di più ti trovo a flirtare con un Adone.»
«È fico, vero?» Alzo gli occhi al cielo. Ah, avere ancora vent’anni.
«Jen, ti voglio tanto bene, ma devi darti una regolata. Tra poche
settimane inizierai il tuo terzo anno di college. So che sei giovane e
vuoi divertirti. Lo capisco, ci sono passata anch’io. Se riesci a
crederlo. Ma datti una calmata.»
«Ci credo, ma ultimamente sei cambiata. So che sei depressa o
qualcosa del genere.» Fa un gesto vago con la mano. «Ma, esci una
sera insieme a me. Ryder è il chitarrista dei Rebel Desire e Cash il
cantante. Penso che tu gli sia piaciuta.»
«Sono stanca, Jen. Sono stanca.»
Sospira e guarda fuori dal finestrino. «Sei sempre stanca.»
Ero stata così contenta quando Jen aveva deciso di venire a
stare con me dopo le superiori. Viviamo insieme da due anni.
Nonostante la differenza di età, siamo sempre state molto vicine.
Ora mi sento come se avessi una figlia di vent’anni. Significherebbe
che avrei dovuto partorita quando avevo otto anni. Impossibile.
Capisco che dipenda dal fatto che sta al college ed è quella fica
che ha un documento falso, ma non voglio che soffra inutilmente.
«Tuo padre voleva che ti ricordassi del pranzo di domani.»
«Capito.»
Parcheggio davanti casa nostra e Jen corre dentro. Sospiro e
chiudo a chiave la portiera. Intravedo la mia immagine riflessa sullo
specchio nell’entrata e inorridisco. Sembro davvero una nonna.
Peggio. Mia nonna aveva più stile di me. Salgo le scale, spengo tutte
le luci e mi avvio verso la mia camera da letto, in fondo al corridoio.
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