Rapporto al Duce – Giordano Bruno Guerri

SINTESI DEL LIBRO:
Nei sette giorni intercorsi fra il discorso al direttorio e il primo
rapporto, Mussolini era stato rasserenato dal felice arrivo di un
convoglio di rifornimenti per la Libia, partito il 4, ma era stato reso
furioso da una dichiarazione del generale tedesco Arthur Schmidt,
fatto prigioniero a Bardia dagli inglesi. Il Daily Herald aveva
pubblicato che, secondo il generale, una resistenza più efficace non
gli era stata possibile perché aveva ai suoi ordini degli italiani. Per di
più lo stesso giorno Mussolini aveva saputo che in Romania i
tedeschi si erano appropriati della nafta destinata all’Italia. Parlando
con Ciano li definisce “ladroni”1 e nei rapporti insisterà molto sul
valore dei soldati italiani; chiederà anche, spesso, come si
comportino i soldati tedeschi di stanza in Italia.
Non sembra un caso che il duce abbia iniziato con la Sardegna:
nel 1923 aveva cominciato proprio da lì il suo primo viaggio ufficiale
attraverso l’Italia. Allora si era vantato che “da quando l’Italia è unita,
è questa la prima volta che il capo del Governo si mette in
comunicazione diretta col popolo di Sardegna”2 e aveva manifestato
uno straordinario amore per quella terra, tanto da dire “che vorrei
essere nato qui”.3 Tornerà ancora tre volte nell’isola: nel 1935, nel
1938 e nel maggio 1942, cinque mesi dopo questo rapporto; fu il suo
ultimo importante viaggio in Italia prima del crollo.
Sulla Sardegna, “bastione dell’Italia verso occidente”, puntavano
alcuni miti della propaganda fascista; lì più che altrove veniva agitata
la questione dell’annessione della Corsica; lì il regime si vantava di
aver sgominato il banditismo e realizzato alcune importanti iniziative
economiche, come la fondazione di Carbonia per la valorizzazione
dei giacimenti carboniferi nel sottosuolo del Sulcis; un forte sviluppo
ebbe anche l’industria tessile grazie all’adozione, per le divise del
partito, dell’orbace, tipico tessuto sardo. Nel viaggio del 1938, il 18
dicembre, Mussolini pronunciò questo discorso:
Camicie nere! Camerati ingegneri, tecnici, lavoratori!
Oggi, 18 dicembre dell’anno XVII dell’êra fascista, nasce, con questo semplice rito
inaugurale, il più giovane comune del Regno d’Italia: Carbonia. Esso ha nel nome la sua
origine, il suo compito, il suo destino, e avrà nel suo stemma una lanterna da minatore.
Esso, ancora una volta, documenta e documenterà, nei secoli, la veramente formidabile
capacità realizzatrice e organizzatrice dell’Italia fascista.
Quando, dodici mesi or sono appena, giunsero qui i primi disegnatori, che dovevano
tracciare le linee del nuovo comune, essi trovarono una landa quasi completamente
deserta: non un uomo, non una casa, non un sentiero, non una goccia d’acqua,
solitudine e malaria. Sotto la nuda scorza della terra, l’immensa ricchezza dell’autarchico
carbone italiano, non inferiore ai carboni stranieri, che si chiamerà “carbone Sulcis”,
attendeva le squadre dei minatori. I primi tempi furono tempi di pionieri, durissimi: non
c’era nulla e bisognava creare tutto. Ma ecco, dopo dodici mesi, apparire al nostro
sguardo commosso la nuova città che ha oggi dodicimila abitanti e ne avrà
ventiquattromila fra pochissimo tempo.
Grideremo dunque al miracolo? [A questo punto si era verificato un incidente
nell’oratoria mussoliniana perché la folla, portata dall’abitudine e dall’entusiasmo, aveva
gridato “Sì”, ma non era quello che Mussolini voleva.] Diremo, invece “Volontà
orgogliosa e indomabile del fascismo”. (La moltitudine grida: “La vostra!”)
Sotto lo stimolo dell’autarchia, questa vecchia, fedelissima e per troppo tempo
dimenticata terra di Sardegna, rivela i suoi tesori. Ma il più prezioso fra tutti è costituito
dal suo popolo di tenaci lavoratori e di combattenti intrepidi, che hanno scritto col sangue
pagine gloriose e indimenticabili nella storia d’Italia.
È sommamente significativo che l’inaugurazione di Carbonia coincida col terzo annuale
della “giornata della fede”: giornata in cui le donne italiane, ardenti di patriottismo,
emulando quelle di Roma antica, risposero all’universale, obbrobrioso assedio
societario, facendo spontanea offerta dei loro anelli nuziali! Quando un popolo è capace
di simili esempi, può guardare fermamente negli occhi chiunque e dovunque.
Camerati ingegneri, tecnici, lavoratori!
Per quello che avete fatto e per quello che farete, io pongo voi tutti e l’opera vostra
solennemente all’ordine del giorno della nazione. [OO, vol. XXIX, pp. 219-220.]
In realtà, la Sardegna non aveva nessuna illustre tradizione
fascista, anzi il fascismo vi sorse solo verso la metà del 1921 e
ancora nell’ottobre 1922 aveva scarso seguito. Sostanzialmente
estranea al fascismo, l’isola non diede al regime nessun importante
gerarca, ma sardi erano Antonio Gramsci ed Emilio Lussu.
10 gennaio 1942
DUCE: Cominciamo da Cagliari. (Viene fatto entrare il federale di
Cagliari.) Fate la relazione secondo gli schemi che vi sono stati
indicati dal Segretario del Partito. Prima dateci la forza. (Il Segretario
Federale legge la quantità degli iscritti, dei tesserati ecc.) E ora
spiegate che differenza c’è tra gli iscritti e i tesserati.
Federale [Gaetano Aneris]: La differenza deriva dal fatto che molti
iscritti sono richiamati. Inoltre fra quelli ammessi all’iscrizione una
grande quantità non ha pagato l’iscrizione, tant’è vero che ho
proposto al Segretario del Partito che venissero considerati come se
non si fossero iscritti. Si tratta di un numero considerevole.
DUCE: Questo è importante. Vale la pena di soffermarsi perché
significa che l’accordo con l’Associazione Nazionale Combattenti per
cui i combattenti avrebbero dovuto entrare nel Partito con una
retrodatazione notevole della tessera, non ha avuto nessun risultato.
Federale: Non si sono resi attivi e diligenti nel chiedere la tessera,
sebbene siano stati sollecitati.
DUCE: Quindi sono iscritti non tesserati. Io credo che bisognerà
eliminare questa gente che non merita l’onore di militare nelle nostre
file dal momento che non si sono messi a posto.
Mezzasoma: Fra costoro c’è qualcuno che non ha i mezzi per
pagare.
Federale: Può darsi. Siccome una certa quantità appartiene alla
popolazione rurale, forse non disponeva dei mezzi sufficienti.
Naturalmente questo non vale per tutti ma solo per alcuni.
DUCE: Allora farete una discriminazione di quelli che non hanno
pagato la tessera perché non hanno potuto – e credo siano
numerosi – e li considererete iscritti al Partito. Poi ci sono i negligenti
e questi saranno chiamati ad audiendum verbum per sentire se
questa negligenza è stata temporanea o definitiva. Infine ci sono
quelli che è meglio perdere che trovare.
Procedete, quindi, a questa triplice discriminazione.
Bottai: Sarebbe opportuno che entro il mese di giugno si potesse
procedere a questa discriminazione.
Buffarini: Questa discriminazione fra iscritti e tesserati mi pare sia
artificiosa. Se sono tesserati sono iscritti, se non sono tesserati non
sono iscritti.
DUCE: No, essa esiste nei fatti come vengono prospettati e che
dobbiamo eliminare, ma riferendoci solo a quella aliquota che è stata
ammessa al partito. (Rivolgendosi al Federale.) A quale anno vi
riferite?
Federale: All’anno XIX.
DUCE: E per il divario che esiste fra iscritti e tesserati, anche per
altre categorie, sono state ugualmente prospettate condizioni
economiche derivanti, per esempio, dalla guerra? Così per esempio
per quanto riguarda le massaie rurali?
[La risposta del federale non è stata trascritta.]
DUCE: Considero soddisfacente questa cifra. Le donne sono
sempre in condizioni speciali. Si può essere abbastanza generosi,
mentre viceversa bisogna, per le altre categorie, accorciare questo
divario tra iscritti e tesserati perché ad un certo momento le due cifre
devono assolutamente coincidere. Continuate.
Federale: (Continua la lettura delle cifre.)
DUCE: (Interrompendolo.) Le cifre le potete lasciare per ora. Mi
dovete dare la vostra sensazione sull’efficienza delle organizzazioni
sindacali.
Federale: È soddisfacente. L’organizzazione degli agricoltori
raccoglie la grande massa degli agricoltori inquadrati e disciplinati.
Per quanto riesca difficile nell’ambiente nostro di stabilire una
disciplina nel campo degli agricoltori, dato che si tratta di piccoli
centri abitati distanti uno dall’altro, ripeto, è soddisfacente.
Bisognerebbe avere in ogni Comune e in ogni frazione un elemento
capace di stabilire questa disciplina, secondo le direttive inviate
dall’alto; ora è difficile trovare questo commissario comunale. Questo
è veramente un problema delle nostre organizzazioni. Io mi riferisco
alla organizzazione sindacale ma questo vale anche per quella
politica. Scegliere questi elementi per le organizzazioni sindacali,
specialmente per i lavoratori dell’agricoltura e dell’industria, è
difficile. Dove si riesce a trovare questi elementi l’organizzazione
funziona e noi otteniamo ciò che il Regime vuole e i benefici
conseguenti a tutti gli ordinamenti corporativi. La cosa è
specialmente difficile in questo periodo di guerra in cui vi sono
moltissimi richiamati. Si deve tener conto che le popolazioni nostre
sono rurali e quindi molti sono sotto le armi. Di qui nasce anche la
difficoltà di trovare elementi in sostituzione dei richiamati che sono i
più giovani. Ciò nonostante posso dire che gli agricoltori e i lavoratori
agricoli della provincia di Cagliari hanno risposto in pieno al Vostro
comandamento di seminare molto. Infatti mentre l’anno scorso la
semina fu piuttosto scarsa, quest’anno, in condizioni immensamente
più difficili per mancanza di uomini, di attrezzi, di sementi, di mezzi di
trasporto ecc., abbiamo avuto fino ad oggi una semina di grano
accertata dalla Federazione Fascista che è, DUCE, di 20mila ettari
superiore a quella dello scorso anno. Questo per il grano. Ma
abbiamo avuto inoltre un incremento in tutte le colture. Posso dirvi
questo perché mi sono preoccupato fin dal primo momento di
stabilire le rivelazioni fatte nei diversi Comuni. Il Prefetto di Cagliari,
dopo il Vostro ordine, provvide ad emanare una circolare perché
fosse conseguita in ogni Comune una commissione comunale
composta del Podestà, del Segretario Politico, del Fiduciario degli
Agricoltori e del Segretario della Cassa Comunale di Credito Agrario
per chiedere ad ogni agricoltore che cosa avesse fatto nell’anno
decorso e che cosa intendesse fare per quest’anno. Poi ogni
agricoltore fu invitato a riempire uno speciale modulo con
l’indicazione di tutte le diverse colture cerealicole e ortarie che
interessano la provincia, sopratutto in considerazione del
considerevole numero di Forze Armate. Questa indagine è stata
iniziata fin dai primi di ottobre. Le cifre che così ho ottenuto sono
molto vicine al vero e sono soddisfacenti. Con questo sviluppo di
colture noi crediamo, se il tempo ci sarà benigno, di avere quanto ci
basti per alimentare la nostra popolazione civile e per dare anche
alimento alle Forze Armate che ospitiamo. I lavoratori dell’agricoltura
seguono molto bene la disciplina della organizzazione la quale è fra
quelle che fanno meglio, perché è riuscita a trovare in ogni Comune
un elemento che riscuote un compenso – 3 o 400 lire mensili. Ma
l’organizzazione che funziona meglio è quella dell’Unione Industriali
perché dispone di elementi provati. Quella dei lavoratori dell’industria
è ben curata.
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