L’Osservatore – Franck Thilliez


SINTESI DEL LIBRO:
Arrivare per primo.
Appena letta l’inserzione, all’alba, Ludovic Sénéchal si era
messo in viaggio e si era bevuto i duecento chilometri che
separavano i sobborghi di Lille dalla città di Liegi.
«Vendo collezione di vecchi film, 16 e 35 millimetri, anche
epoca del muto. Corto e lungometraggi di tutti i generi
cinematografici. Oltre 800 bobine, di cui 500 genere
spionaggio. Mi riservo di valutare l’offerta al momento...»
Un annuncio simile, su un sito Internet generalista, era
piuttosto raro. Di regola, chi aveva da vendere materiale del
genere cercava uno spazio nelle fiere, come quella di
Argenteuil per esempio, oppure metteva le bobine all’asta su
e-Bay, singolarmente.
Ludovic trovò la via e il numero civico dell’abitazione, nel
centro della città belga, e posteggiò la macchina. La persona
che gli aprì la porta, Luc Szpilman, aveva più o meno
venticinque anni, scarpe da basket Converse, occhiali da surf
e una T-shirt dei Bulls. Qualche piercing, anche. «Ah, sì, lei
viene per i film. Bene, mi segua, sono in soffitta.»
«Sono il primo?»
«Sì, ma arriveranno presto anche altre persone, ho
ricevuto diverse telefonate. Non pensavo che la cosa sarebbe
andata avanti in maniera così veloce.»
Ludovic lo seguì da vicino. La casa aveva colori tiepidi e
mattoni scuri. Tutte le stanze si articolavano intorno alla
tromba delle scale, una sorta di vano centrale illuminato da
un pozzo di luce. «Per quale motivo si sbarazza di quei
vecchi film?»
Aveva scelto accuratamente le parole. Sbarazzarsi,
vecchi... La trattativa era già cominciata.
«Mio padre è morto ieri. Non ha mai detto a nessuno quel
che bisognava farne.»
Ludovic era incredulo: il capofamiglia non era ancora
sepolto e già veniva spogliato dei suoi beni. Del resto, con
ogni probabilità quel figlio degenere non vedeva nessun
interesse nel conservare decine di chili di lungometraggi:
non si poteva forse immagazzinare in maniera elettronica
una quantità mille volte superiore d’immagini per un peso
mille volte inferiore? Povera generazione perduta...
La scala era così ripida che il rischio di rompersi il collo
era concreto. Una volta nel solaio, Szpilman accese una
lampadina di scarso voltaggio. Ludovic sorrise, il suo cuore
di collezionista fece un balzo. Stavano lì, perfettamente
protette dalla luce naturale. Scatole variamente colorate,
impilate in torrette di venti. Si sentiva un buon odore di
pellicola, mosso dall’aria che circolava lieve tra gli scaffali.
Una scala con le rotelle permetteva di accedere ai ripiani più
alti. Ludovic si avvicinò. Da una parte i 35 millimetri,
piuttosto voluminosi, dall’altra i 16 millimetri, che lo
interessavano più in particolare. Le scatole, circolari, erano
etichettate e allineate alla perfezione. Classici del muto,
lungometraggi dell’età d’oro del cinema francese, ma
soprattutto film di spionaggio, in grande quantità, disposti su
oltre la metà degli scaffali.
Ne prese uno tre le mani, La lunga ombra gialla, un’opera
di John Lee Thompson sulla CIA e sulla Cina comunista. Una
copia completa, intatta, preservata dall’umidità e dalla luce,
come un buon vino d’annata. Sulla scatola c’era persino una
striscia graduata per controllare il livello di acidità. Ludovic
faticava a contenere l’emozione. Quel tesoro, lui da solo,
doveva valere sul mercato non meno di cinquecento euro.
«Suo padre era un appassionato di film di spionaggio?»
«E ancora non ha visto la sua biblioteca. Teoria del
complotto e compagnia bella. Rasentava decisamente
l’ossessione.»
«A quanto le vende?»
«Ho dato un’occhiata su Internet. Grossomodo sono cento
euro a bobina. Ma l’obiettivo è che tutto sparisca il più in
fretta possibile, ho bisogno di spazio. Quindi sono disposto a
negoziare.»
«Lo spero bene.» Continuò a curiosare. «Suo padre doveva
avere una sala di proiezione privata.»
«Sì, ma presto la trasformeremo. Sostituiremo il vecchio
col nuovo: schermo a cristalli liquidi e home cinema di
ultimissima generazione. Qui invece sistemerò la mia band.»
Disgustato da una tale mancanza di rispetto, Ludovic passò
a un altro scaffale, spostò alcune pile, lasciò che il profumo
della pellicola gli impregnasse le narici. Scoprì degli Harold
Lloyd, dei Buster Keaton, e più in là film come Amleto o
Capitan Fracassa. Li avrebbe voluti tutti, nessuno escluso.
Ma il suo stipendio di quadro all’Istituto di previdenza
sociale, e anche la serie di abbonamenti cui non avrebbe
rinunciato – Meetic, Internet, tivù via cavo e satellitare –, gli
lasciavano uno stretto margine di manovra. Perciò,
bisognava fare una scelta.
Si avvicinò alla scala. Luc Szpilman lo avvertì: «Faccia
attenzione. È da lì che mio padre è caduto e si è spaccato la
testa. Salire lassù, a ottantadue anni...»
Ludovic ebbe un attimo di esitazione, poi prese a salire.
Pensò all’anziano signore: talmente appassionato che aveva
finito per morirci, tra i suoi film. Si arrampicò più in alto che
poté e proseguì i suoi acquisti. Dietro Lettera al Kremlino, in
una fila un po’ nascosta, scoprì una scatola tutta nera e
senza etichetta; in equilibrio azzardato, riuscì a sfilarla dalle
altre. Conteneva un cortometraggio, o almeno così pareva,
dal momento che la lunghezza della pellicola non riempiva lo
spazio del contenitore. Quindici, venti minuti di proiezione,
al massimo. Probabilmente un film perduto, unico, che il
proprietario non era mai riuscito a identificare. Scese dalla
scala e lo impilò sugli altri nove film culto già selezionati. Le
bobine anonime avevano un richiamo particolare,
aggiungevano una nota stuzzicante alle proiezioni.
Si voltò verso Szpilman fingendosi tranquillo, ma il sangue
gli bruciava nelle vene. «Sfortunatamente, la maggior parte
di questi film non vale granché. E poi... sente questo odore?»
«Quale odore?»
«Aceto. Le pellicole sono colpite dalla sindrome dell’aceto.
In altre parole, presto saranno del tutto inservibili.»
Il giovane si fece avanti e annusò. «Ne è sicuro?»
«Certo. Comunque accetto di buon grado di liberarla di
questi dieci. Trentacinque euro l’uno, le sta bene?»
«Cinquanta.»
«Quaranta.»
«D’accordo...»
Gli tese un assegno da quattrocento euro e lo salutò.
Lasciando il parcheggio, vide che un’altra macchina con
targa francese stava giusto completando la sua manovra di
posteggio proprio davanti all’abitazione di Szpilman.
Probabilmente un altro compratore.
SCARICA IL LIBRO NEI VARI FORMATI :
Commento all'articolo