L’orizzonte ci regalerà le stelle – Ruta Sepetys


SINTESI DEL LIBRO:
Sono tutte in coda per il sangue.
Il primo sole di giugno splende attraverso una fila di donne che
aspettano pazientemente dal matadero. I ventagli si aprono con uno
schiocco e sventolano, in risposta alla calura di Madrid e all’odore
della carne tagliata che arriva dal macello.
Il sangue verrà usato per fare la morcilla, il sanguinaccio. Deve
essere dosato con cura. Troppo sangue e la salsiccia non sarà
compatta. Troppo poco e si sbriciolerà come terra secca.
Rafael pulisce la lama sul suo grembiule, la mente lontanissima
dalla morcilla. Volta lentamente le spalle alla fila di clienti e rivolge la
faccia al cielo.
Nella sua mente è domenica. Le lancette dell’orologio toccano le
sei.
È ora.
Suona la tromba e la marcia del paso doble attraversa l’arena.
Rafael mette piede sulla sabbia, nel sole.
È pronto ad affrontare la Paura.
Nella tribuna centrale è seduto il dittatore spagnolo, il
Generalísimo Francisco Franco. Lo chiamano El Caudillo:
condottiero di eserciti, eroe per grazia di Dio. Franco abbassa gli
occhi sul centro dell’arena. I loro sguardi si incontrano.
Tu non mi conosci, Generalísimo, ma io conosco te.
Mi chiamo Rafael Torres Moreno, e oggi non ho paura.
«Rafa!»
Il sorvegliante dà una pacca sulla nuca umida di Rafael.
«Ma sei cieco? C’è la coda. Smettila di sognare a occhi aperti. Il
sangue, Rafa. Dagli il loro sangue.»
Rafa annuisce e si avvia verso le clienti. La sua visione dell’arena
si dissolve rapidamente.
Dagli il loro sangue.
I
ricordi di guerra gli bussano al cervello. La vocina beffarda
ritorna, soffocando i sogni a occhi aperti fino a farli diventare incubi.
Rafa, ti ricordi, vero?
Lui si ricorda.
La sagoma è inconfondibile.
Uomini di vernice con anime di vernice.
La Guardia Civil. Li chiama segretamente i Corvi. Sono al servizio
del Generalísimo Franco e sono comparsi nella via.
«Ti prego, non qui», sussurra Rafael dal suo nascondiglio sotto gli
alberi.
Il
pianto di un bambino piccolo riecheggia sopra di lui. Alza lo
sguardo e vede Julia alla finestra aperta, che tiene in braccio la
sorella minore, Ana.
La voce del loro padre tuona dall’interno. «Julia, chiudi la finestra!
Chiudi a chiave la porta e aspetta tua madre. Dov’è Rafa?»
«Qui, papá», mormora Rafa, le gambette incrociate nel
nascondiglio. «Sono proprio qui.»
Suo padre compare sulla soglia. I Corvi compaiono sul
marciapiede.
Risuona lo sparo. Esplode un lampo. Julia grida da sopra.
Rafa si irrigidisce. Nessun respiro. Niente aria.
No.
No.
No.
Trascinano il corpo inerte del padre per un braccio.
«¡Papá!»
È troppo tardi. Mentre il grido lascia la sua gola, Rafa se ne rende
conto. Si è tradito.
Un paio di occhi saettano. «Suo figlio è dietro l’albero.
Prendetelo.»
Rafa sbatte le palpebre per scacciare i ricordi dolorosi e nasconde
il cuore a pezzi dietro un sorriso.
«Buenos días, señora. Cosa posso darle?» chiede alla cliente.
«Sangue.»
«Sí, señora.»
Dagli il loro sangue.
Per più di vent’anni la Spagna ha dato sangue. E a volte Rafa si
chiede: quanto ne è rimasto da dare?
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