L’impero- L’altare di Roma – Anthony Riches


SINTESI DEL LIBRO:
«Allora, è una rarità, vero ragazzi?».
La figura, uscita dalle più oscure tenebre notturne, parlava con la
sicurezza di chi era consapevole di trovarsi in una posizione di
vantaggio qualunque cosa sarebbe accaduta. Snello e muscoloso,
sorrideva apparentemente divertito, con il pugnale nella mano destra
che scintillava al chiarore di una sottile falce di luna e innumerevoli
stelle. Attorno a loro, file di insulae dalle facciate irregolari, con le luci
spente e le imposte serrate a tenere fuori i rumori e gli odori della
notte romana: a quell’ora solo i ladri vagavano per le strade e
l’immondizia e gli escrementi umani inzaccheravano i ciottoli.
Nessuno sarebbe mai venuto in aiuto di un uomo tanto pazzo da
farsi trovare da solo in un luogo del genere dopo il tramonto.
«Un uomo con i soldi che decide di fare una passeggiata in
questa parte della città, a quest’ora della notte, deve essere pronto a
tutto, o meglio ancora deve avere uno o due gladiatori con sé. Deve
assumere uomini grossi, amici miei, brutti e con cicatrici e lame.
Uomini su cui contare per spaventare gente cattiva come noi, che lo
facciano tornare a casa sano e salvo».
Il ladro avanzò verso l’uomo a piedi che gli veniva incontro tutto
solo, per strada, con il passo sicuro di chi se la prende comoda e gli
sorrise furbo dopo che con i suoi compari gli aveva interrotto la
passeggiata per le fetide strade della Suburra romana, fermandosi a
pochi passi dall’oggetto del suo ironico monologo. Altri uomini
sbucarono dal buio accanto a lui, su entrambi i lati, mostrando gli
abiti laceri e i volti duri.
«Eppure eccoti qui, disarmato e tutto solo, senza nemmeno uno
schiavo robusto che ti possa tirare fuori dai guai. Non è stata una
mossa astuta, considerando che sei chiaramente uno che ha
parecchio da perdere. Guardate quelle scarpe, ragazzi, che fattura
pregiata. Mi frutterebbero sicuramente un aureo, se le vendessi alla
persona giusta. E quella tunica? Che razza di uomo cammina per le
strade di Roma dopo il tramonto da solo, con indosso una tunica con
sopra una striscia viola? Il tuo borsello deve pesare quanto le palle
di un toro. E sicuramente avrai una casa, da qualche parte,
parecchio più confortevole di questa cloaca, probabilmente con una
bella mogliettina che ti aspetta perché tu provveda ai suoi
bisogni…».
Uno più vigile avrebbe colto lo sguardo che per un attimo
deformò il viso della sua vittima, ma il ladro era troppo occupato a
mettersi in mostra davanti agli altri della banda.
«Ti starà aspettando a casa, dopo che avrai finito con qualunque
cosa tu sia venuto a fare quaggiù nei bassifondi. Quindi, si
spaventerà quando a entrare dalla porta saremo noi, non credi?».
Sorrise all’espressione piatta della sua vittima.
«Starai certo pensando che non ci dirai dove abiti…».
Gesticolò con il pugnale, sollevandolo perché l’altro lo vedesse
bene.
«…Ma lo farai. Una volta che ti avremo messo le mani addosso,
ci dirai tutto, ci darai qualsiasi cosa, solo per farci smettere».
Diede dei colpetti alla lama.
«Il
punto tra le palle e il buco del culo è quello che,
personalmente, preferisco. Un dito di ferro affilato lì dentro e la
maggior parte degli uomini inizia a urlare di dolore prima ancora che
una candela spenta smetta di fumare. Ci dirai dov’è casa tua,
griderai all’usciere di farti entrare… farai tutto ciò che sarà
necessario purché io la smetta».
Si protese in avanti e sorrise all’uomo che gli stava di fronte.
«Dunque, amico mio, vogliamo andare? C’è un bel posticino
appartato in cui possiamo conoscerci meglio. Ad alcuni dei ragazzi
qui, be’, piacciono gli uomini come te, tutti puliti e lisci, e non hanno
occasione di divertirsi così da tanto tempo ormai, che credo faranno i
turni e ci metteremo un po’ prima di riuscire a scoprire dove vivi».
Restò in attesa di vedere l’aristocratico solitario tentare come
sempre la fuga per la libertà, sapendo che gli altri della banda lo
aspettavano al varco, ma sgranò leggermente gli occhi quando lo
vide avanzare e avvicinarsi quanto bastava perché lui potesse
vedergli il volto alla luce della luna. L’espressione dello straniero era
abbastanza dura che un brivido corse lungo la schiena del capo e
quando parlò, per quanto evidentemente acculturato, pronunciò una
sola parola con un tono roco e un’intensità così agghiacciante da
fare drizzare i peli sulle braccia del suo assalitore, in preda a
un’improvvisa paura.
«Sì!».
Colpì con un movimento così rapido che il brigante si ritrovò col
naso contro quella che sarebbe dovuta essere la sua vittima prima
ancora di avere il tempo di reagire, con la mano che impugnava il
coltello stretta in una morsa ferrea, mentre l’assalitore gli strappava i
capelli e, scattando in avanti, lo metteva in ginocchio con una
testata. Il ladro barcollava ancora per la ferocia di quell’aggressione
inaspettata, quando la sua presunta vittima gli strappò di mano il
pugnale, senza incontrare più alcuna resistenza, e gli piantò la lama
in gola, squarciando in un colpo solo arterie e trachea, e macchiando
di sangue le tuniche di entrambi. L’aggressore spinse il moribondo
verso il più vicino dei membri della banda e si voltò per affrontare gli
altri che lo stavano accerchiando da ogni lato, levando in una mano
il
coltello già viscido del sangue della sua vittima. Un malvivente
particolarmente corpulento gli corse incontro con le braccia
spalancate per afferrarlo, ma si ritrovò ad abbracciare nient’altro che
aria, perché la sua vittima si scansò come se stesse danzando e
sferrò con perizia un colpo, squarciandogli con la lama ferocemente
affilata la tunica e la pancia. Mentre si allontanava barcollante dalla
battaglia, tentando con entrambe le mani di afferrare le scivolose
volute delle sue interiora, il malvivente ferito sbarrò la strada a quelli
dietro di lui, che indietreggiavano per il fetore e l’orrore. A quel
punto, la loro presunta vittima si allontanò e girò in cerca di sangue
fresco. Due rapinatori corsero verso di lui, mentre un terzo spuntò da
dietro il capo, disteso sui ciottoli per strada e in preda alle
convulsioni mentre la vita lo abbandonava, e avanzò a pugni serrati
verso l’aristocratico insanguinato.
Scagliò il pugnale contro il più vicino dei due che gli erano corsi
incontro e gli conficcò la lama in profondità nel petto, poi si voltò e
schivò un colpo del pugile in avvicinamento. Afferrò quindi la tunica
dell’aggressore, riuscendo così a sbilanciarlo e gli sferrò un pugno in
faccia, spaccando i denti anteriori dello sfortunato malvivente.
Mentre l’uomo arretrava barcollando, l’assalitore avanzò di un altro
passo, lo atterrò con uno sgambetto e gli diede un mezzo pugno in
gola, lasciandolo respirare a fatica attraverso la trachea lesionata.
«Ora sei nostro, coglione!».
Si raddrizzò e fu accerchiato da una mezza dozzina di membri
della banda, gli occhi pieni di odio mentre gli si stringevano attorno,
trascinando i piedi e lanciandosi occhiate l’un l’altro come se si
stessero preparando ad attaccare, momentaneamente trattenuti
dalla rabbia sanguinaria mostrata dallo straniero e dai corpi dei loro
compagni caduti lì intorno.
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