La regina delle greggi – Thomas Savage

SINTESI DEL LIBRO:
Mi chiamerò Tom Burton, o Thomas Burton, come starebbe scritto sui
miei romanzi. Certi lettori mi trovano troppo difficile e le mie frasi, a volte,
sono piú di affermazioni. Molti lettori si sentono a loro agio soltanto con frasi
semplici e preferiscono quei libri che premiano la loro fiducia nel lieto fine e
nella pentola d’oro all’estremità dell’arcobaleno, anche se poi l’arcobaleno
scompare e a chi l’ha seguito fanno male i piedi. Non c’è un finale, lieto o
non lieto, ma soltanto una pausa.
Abito con mia moglie, che scrive a sua volta romanzi, e insieme ci
guadagniamo da vivere. Se non fosse per i figli, avremmo piú soldi. Però
mangiamo, paghiamo le bollette e non abbiamo problemi a far riparare le
infiltrazioni nel tetto, o almeno a farle rintracciare. Ci riteniamo fortunati
perché facciamo quello che vogliamo dove vogliamo farlo. Non abbiamo mai
seriamente preso in considerazione il divorzio, anche se, dopo qualche
martini, talvolta urliamo e frughiamo nelle vecchie ferite. Una volta mia
moglie mi ha lanciato un piatto di sgombri sotto sale e patate bollite, fino ad
allora una delle nostre pietanze preferite, e mesi dopo ci capitava ancora di
trovare imprendibili residui di pesce incastonati in resti di patata sul
corrimano della scala che porta giú nella sala da pranzo, sulle traverse delle
sedie e aggrappati ai dorsi di certi libri, la Guida agli uccelli di campagna di
Peterson e La Russia sotto il vecchio regime di Pipes, ognuna di queste
scoperte a rammentarci l’infruttuosità della passione. Di solito ridiamo,
parliamo e ci preoccupiamo per i nostri figli maschi, come tutti quanti. In
passato ci hanno dato dei problemi, perché sembrava non riuscissero a
inserirsi nel mondo cosí com’è, e allora ci rimproveravamo per aver dato loro
un cattivo esempio e per non aver preso sul serio il mondo degli affari. Gli
uomini d’affari sono cosí tanti che è meglio sapere come trattarli, capire
come si comportano e imparare a imbrogliarli proprio come loro sanno
truffarsi a vicenda.
Sorprendentemente, invece, nostra figlia ci dà pochi problemi. Finora, lei e
suo marito si sono tenuti i loro guai, anche se la situazione potrebbe
cambiare. Le cose sanno come cambiare, credo, e questo ci tiene sul chi vive.
Adesso tutti i figli se ne sono andati, il che vuol dire che abitano tutti da
qualche altra parte, ma ritornano con i bambini: otto e tutti meravigliosi
almeno per me. Ai miei nipotini piace dormire sul pavimento, facendo finta
che sia un accampamento indiano. Ora sono tutti qui per le feste, perché io
sono convinto che le feste bisogna passarle tutti insieme. E loro adorano il
Giorno del Ringraziamento, Natale e Capodanno, perché sono cosí vicini che
non si fa nemmeno in tempo a tirare il fiato. Io e mia moglie avevamo
pensato che quest’anno sarebbe stato piú semplice uscire a cena per il Giorno
del Ringraziamento, dato che la casa è piccola e ci sono anche dei nuovi
nipotini. I due piú piccoli avrebbero potuto dormire in quei lettini che fanno
adesso. Avremmo potuto prenotare un tavolo in un buon ristorante non
lontano da qui, con vista sull’oceano – come se non l’avessimo già tutto qui,
di fronte a casa nostra –, sederci e per una volta guardare dei gabbiani che
non fossero i nostri, chiacchierare, ordinare da bere e da mangiare, e ci
avrebbero servito tutto quanto, poi avremmo chiesto che ci impacchettassero
gli avanzi e alla fine saremmo tornati a casa nostra, rimasta pulita. E invece i
nostri figli hanno levato un tale grido di protesta che non ci è stato possibile
uscire a mangiare.
«Papà, non abbiamo mai fatto una cosa del genere!» ha detto mia figlia.
«Mi sorprende che tu abbia persino osato proporlo».
«Appunto, era soltanto una proposta» ho risposto.
Allora i ragazzi hanno detto che se alla nostra età ci sembrava impossibile
mettere insieme una semplice cena di Ringraziamento, con le cose che
cucinavamo da una vita, e poi rassettare tutto, be’, allora sarebbero stati felici
di prepararla loro la cena e poi pulire: qualcuno avrebbe portato il tacchino,
qualcun altro le verdure, qualcun altro ancora le torte. Però il tacchino è
meglio cuocerlo nella casa in cui poi lo si mangia, le verdure non si possono
preparare prima perché perdono colore e vitamine, il sugo delle cipolle alla
panna si rapprende e né mia figlia né le mogli dei miei figli se la cavano
troppo bene con le torte, e questo ha tagliato la testa al toro. La nuova
lavastoviglie ci è stata di grande aiuto. Mia moglie ha detto che non sapeva
come facessimo prima di averla, ma io so benissimo come facevamo.
Cosí vivevamo tranquilli accanto al mare sulla costa rocciosa del Maine e
il sole non si levava mai senza che noi ringraziassimo Dio per averci fatto
vivere in quel posto. Ogni inverno le tempeste spostavano i pietroni sulla riva
e ogni primavera trovavamo nuovi passaggi per scendere in spiaggia. Le
spiagge sono un bel posto per i nipotini (e loro non se ne dimenticano). A
tutti noi piacciono i picnic, e quando cominciava a far freddo bruciavamo i
legni portati dal mare per abbrustolire le salsicce, e anche a noi sembrava di
tornare bambini. Davanti a casa, verso l’oceano, avevamo abbastanza terreno
e cosí, piú avanti nel tempo, mio figlio minore avrebbe potuto vivere in casa,
mentre mia figlia e suo marito avrebbero potuto costruire sui due
appezzamenti accanto e mio figlio maggiore sugli altri due, cosicché tutti
avrebbero potuto vedersi ogni giorno. Io e mia moglie intendevamo essere
cremati, perché è piú pulito, e poi volevamo che le ceneri fossero disperse
nell’oceano dalla scogliera, ma mi hanno detto che adesso è illegale e lo fa
troppa gente, e c’è qualcuno che si infastidisce all’idea che gli possa volare
addosso la cenere. Però dove abitavamo noi si poteva farlo perché, tranne che
in estate, il posto era poco frequentato. In estate, si sarebbe potuto fare al
buio, molto velocemente. Da qualche parte ho letto di un uomo che ha fatto
mettere le sue ceneri sotto i mattoni del caminetto. Mi sembra una soluzione
ragionevole, però è ragionevole desiderare che vostro figlio pensi a voi ogni
volta che attizza il fuoco? No, anche lui avrà i suoi problemi. Allora io e mia
moglie abbiamo deciso di diventare sostanze inquinanti.
A volte pensavo sarebbe stato meglio che mi spedissero all’Ovest, da dove
ero venuto, e che le mie ceneri fossero sparse sui cespugli di artemisia.
Le mie zie non capivano perché avessi voluto andarmene dalle Montagne
Rocciose, che chiamavano le “loro” montagne, per vivere sulla costa del
Maine. Secondo loro era molto piú bello vivere dove tutti sanno chi sei.
«Non ha senso abitare nel Maine» diceva mia zia Maude. «È come
l’Arkansas o il Delaware. Nessuno di noi è originario di quelle zone. Non
credo che alla mamma sarebbe piaciuto».
In effetti, forse non aveva senso abitare a Crow Point. In giugno
arrivavano i vacanzieri con le loro barche, i cappellini da spiaggia e i secchi
per il ghiaccio. Gli uomini avevano la pancia rammollita per essere stati
troppo seduti e la pelle bianchiccia per la lunga esposizione alle luci al neon,
e quando il sole tramontava le mogli si stringevano addosso i loro
maglioncini di cachemire e suggerivano di accendere un fuoco. Alcuni
uomini avevano i soldi, altri i titoli universitari, ma pochi erano quelli che
avevano tutt’e due. C’era chi cavava i denti e chi aveva una cattedra
d’inglese.
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