La ragazza che imparò a volare – Viviana Mazza

SINTESI DEL LIBRO:
Gli occhi nerissimi di Simone brillano come due mezzelune, mentre
ride e si dondola – avanti, indietro, avanti, indietro – sulla barche a
di plastica azzurra come il mare che lei e i suoi fratelli non hanno mai
visto dalla loro casa a Columbus, in Ohio.
La ci à in cui vivono prende il nome dall’esploratore Cristoforo
Colombo, che il mare l’ha percorso in lungo e sopra u o in largo,
avanti e indietro, tanti anni fa, arrivando con le sue caravelle dalla
Spagna fino al Nuovo Mondo, cioè l’America di cui fa parte anche
Columbus.
Avanti e indietro. La caravella blu di Simone ha anche gli occhi,
che sono spalancati in un’espressione un po’ allarmata, simile a quella
dei vicini quando scuotono la testa alla vista di una bambina così
piccola e dei suoi fratelli che spesso giocano soli davanti a casa.
Simone ha tre anni e non si separa mai da Tevin, che ne ha due più
di lei. In tuta e scarponcini, suo fratello sta rovistando in uno
scatolone di cartone accanto al divano. Questo sì, questo no. Tira
fuori un grosso bicchiere colorato di plastica che dev’essergli
sembrato interessante. Nell’angolo c’è un mucchio di roba
ammonticchiata: un’inferriata che forse un tempo è stata la spalliera
di un le o, una scarpa da tennis bianca, un trolley da viaggio, una
barbie nuda… quella dev’essere di Ashley, sua sorella più grande,
che ha nove anni. Ashley non ha più tempo per giocare con le
bambole, ora ha una bambina vera a cui cambiare il pannolino e
preparare da mangiare: la sorellina Adria, di qua ro mesi.
La mamma non c’è. A volte manca per intere se imane. Simone è
troppo piccola per capirlo, ma Shanon fa avanti e indietro dalla
prigione. Una volta ha rubato un lucche o, un’altra volta due paia di
scarpe da ginnastica, l’ultima dieci confezioni di la e in polvere.
Anche quando c’è, la mamma in realtà è assente, con la bo iglia
accanto a sé e lo sguardo perso altrove.
Una volta, quando la mamma c’era, hanno fa o una foto all’aperto,
tu i insieme: mancava solo Adria, che non era ancora nata. Simone,
neonata, in body bianco e nastrino tra i capelli, stava in braccio alla
mamma, così bella con le unghie laccate color pesca, i pantaloncini di
jeans e la camicia bianca, seduta su una sedia di ferro ba uto nel
patio di casa. Ashley era in piedi accanto a lei, vispa nella gonna a
quadre i verde chiaro a fiori, abbracciava una busta piena di
arachidi, mentre la mamma tirava a sé Tevin, con la bocca aperta, il
torso nudo e il berre o da baseball con la visiera girata al contrario.
Aveva un sorriso un po’ imbarazzato e la fronte corrucciata, la
mamma, come se trovasse buffo che le sca assero una foto, come se le
sembrasse tu o uno scherzo. Chissà se il fotografo era proprio
l’uomo che poi le ha fa o il bru o scherzo di abbandonarla con
qua ro figli.
Ora quella sedia di ferro ba uto sta accanto al tavolo, la mamma
non c’è… però c’è il ga o. «Ga o! Vieni!» ordina Simone ogni volta
che lo vede. Ga o non obbedisce mai e corre via.
Non appartiene a Simone, potrebbe essere dei vicini o forse non è
di nessuno. È un cucciolo solo, che come lei ha una fame inesauribile.
Simone vorrebbe tanto accarezzarlo. Perciò una volta lo ha inseguito
correndo a perdifiato con le gambe e corte e muscolose, balzando
dietro di lui nel cortile dei vicini, ed è rimasta sbalordita: il ga o
leccava felice una ciotola piena di la e così grande che avrebbe
potuto farci il bagno. A colazione, quella ma ina, a casa dello zio
Danny, lei e i suoi fratelli avevano versato acqua nelle tazze con i
cereali, perché in frigo di la e non c’era l’ombra. Perciò, quel ga o
fortunato aveva cominciato a farla arrabbiare.
«Ga o! Dove sei?» strilla Simone, sbucando fuori dall’uscio, decisa
a trovarlo. Ma davanti alla porta, al posto dell’antipatico felino c’è una
signora afroamericana, che ha parcheggiato la macchina e si dirige
proprio verso di lei.
«Buongiorno, tu devi essere Simone» dice scrutando prima un
foglio di carta e fissando poi la bambina. «Dove sono gli altri?»
Avendo sentito il motore dell’auto, anche Ashley si affaccia sulla
soglia, con Adria in braccio, e poco dopo arriva Tevin. “Oooh, non è
la mamma” dicono i loro sguardi delusi.
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