La scelta di uccidere – Andrew Peterson

SINTESI DEL LIBRO:
Si raddrizzò sul divano e guardò perplesso il messaggio.
Qualcuno aveva appena utilizzato il suo nome operativo, e la cosa
non gli piaceva. Solo una manciata di persone conosceva il suo
vecchio nome di battaglia, e nessuna di loro gli avrebbe mandato un
messaggio simile. A dirla tutta, gli appartenenti alla sua ristretta
cerchia avrebbero telefonato, non inviato un SMS. Avrebbe voluto
ignorarlo, ma era una pia illusione. Una volta che la bistecca è cotta
non puoi più tornare indietro, e quella era ormai bruciata.
“Sierra Charlie” – i termini militari delle lettere S e C – aveva un
solo significato: “situazione critica”. Per qualcuno era questione di
vita o di morte. Aveva la stessa urgenza di una chiamata alla radio di
un’autopattuglia della polizia – pianta lì tutto e rispondi.
Poteva essere un tentativo d’incastrarlo o una trappola bella e
buona: lui e Harv avevano nemici in tutto il mondo ed era possibile
che uno di questi volesse farlo abboccare. Avrebbe cancellato subito
quell’account del cellulare. Quella sera stessa. Teneva sempre
disattivata l’opzione di rintracciamento GPS, ma esistevano altri
modi per risalire alla posizione di un cellulare.
E tuttavia, ripensandoci, pareva improbabile che quell’SMS
fosse di un vecchio nemico. In tal caso lui sarebbe stato già al
Creatore – o peggio. Una cosa era certa: chiunque fosse riuscito a
ottenere il suo numero di cellulare doveva essere ricco di risorse.
Forse avrebbe potuto ribaltare la situazione e ricavare qualche
informazione sul mittente.
Digitò sul display.
chi sei?
Non si riteneva un paranoico, ma adesso si sentiva vulnerabile.
Salì in camera da letto al piano di sopra e si cambiò d’abito,
infilandosi una divisa 5.11 Tactical, per poi digitare una
combinazione di sei cifre sulla cassaforte in cui custodiva la pistola.
Prese la SIG e si mise in tasca il silenziatore e quattro cartucce di
riserva. Caricò un colpo nella camera di cartuccia e abbassò il
martello usando la leva di disarmamento. Pistola in mano, tornò in
soggiorno e spense il lettore Blu-ray.
Il
cellulare emise un altro segnale acustico e sullo schermo
comparve un nome.
Lauren
Sì, d’accordo, ma non molto utile. Un nome di battesimo non gli
diceva un bel niente.
come fai a sapere di eco cinque?
Restò in attesa in silenzio per quindici secondi.
la mia mamma
Quale mamma? A parte la moglie di Harv, non conosceva
nessuna mamma al corrente del suo vecchio segnale di chiamata
della CIA. A essere sinceri fino in fondo, non conosceva nessun’altra
mamma, punto. Spense tutte le luci, aprì uno spiraglio nelle
tapparelle e scrutò nel cortile di casa. Percependo il mutamento
nella sua condotta, i suoi due giganteschi schnauzer iniziarono a
studiare ogni sua mossa. Li condusse quindi alla porta della cucina e
premette lo scanner di capacità sulla tastiera di sicurezza. Il LED
rosso diventò verde.
«Grant. Sherman. Cercate!» I cani balzarono fuori dalla porta.
Digitò un’altra domanda.
dove sei?
I messaggi provenivano da un numero con prefisso locale 858,
ma “Lauren” poteva trovarsi dovunque. Per un istante di follia si
baloccò con l’idea che Harv stesse usando qualcuno per divertirsi
alle sue spalle. Quel giorno era il primo di aprile, tempo di pesci, ma
sapeva che Harv non l’avrebbe mai fatto, neanche per scherzo.
la jolla
Il suo radar si alzò di tre tacche. Anche lui si trovava a La Jolla:
casa sua distava non più di sette minuti di macchina da un punto
qualsiasi del quartiere. Esisteva forse un’altra La Jolla, in un’altra
parte del Paese? Gli servivano ulteriori informazioni.
la jolla a san diego? a la jolla dove?
La risposta arrivò qualche secondo dopo.
Exxon lj shores suv nero
Guardò attentamente l’SMS. Il distributore di benzina Exxon a
La Jolla Shores… su un SUV nero? A seconda del semaforo sulla
strada panoramica La Jolla, la sua interlocutrice era non lontana più
di tre minuti di macchina.
Una coincidenza? Non nel suo mondo di Marine. Era ora di
darsi una mossa. Dall’armadio dell’atrio prese il borsone da viaggio
d’emergenza, lo aprì e mise al sicuro la pistola, le cartucce di riserva
e il silenziatore accanto al coltello pieghevole Predator. Mentre si
allacciava gli anfibi avvertì una scarica di adrenalina e rallentò la
respirazione.
Chiunque gli stesse inviando quei messaggi adesso aveva
calamitato tutta la sua attenzione. Se a qualcuno era venuta l’idea
malsana di fargli uno scherzo l’avrebbe pagata carissima.
In garage salì sulla Mustang e allacciò la cintura. La teneva
sempre parcheggiata con il baule rivolto verso l’interno così da poter
uscire immediatamente; ma, cosa più importante, aveva anche
davanti agli occhi il portellone quando questo si apriva. Vedendo il
viale di casa libero, dedicò pochi secondi a inviare un altro SMS.
in che guaio ti trovi?
Avviò il motore, avanzò quel tanto che bastava per permettere
al portellone del garage di chiudersi e premette il pulsante. Non
usciva mai di casa senza guardare il portellone abbassarsi del tutto:
le vecchie abitudini erano dure a morire. Aprì la app della sicurezza
nazionale sul telefono e riattivò il sistema con un codice di sei cifre.
Kidn
Kidn? “Kidding ”? Adesso questa Lauren gli diceva che stava
solo scherzando? E allora per quale motivo usare il riferimento “eco
cinque”? Non aveva senso.
Non mandava SMS molto spesso ma sapeva che esistevano
abbreviazioni di tutti i tipi. Intendeva forse “kidnapped”, rapita?
Inviò un altro messaggio.
sei ancora lì?
Senza attendere risposta, imboccò il viale di casa. Qualche
secondo dopo gli squillò il cellulare. Rispose ma non disse niente.
«…mi quel telefono, puttanella! Chi stai chiamando?»
Nathan udì un fruscio, seguito da un lungo silenzio. All’altro
capo del filo percepì una presenza malefica, simile allo spiffero
proveniente da un mattatoio.
«Chiunque tu sia, non sono affari tuoi. Stai lontano da lei o sei
morto. Ti farò fuori… lentamente.»
La chiamata s’interruppe.
CAPITOLO 2
Nathan inchiodò in fondo al viale di casa mentre il cancello
scorrevole si apriva, quindi ripartì spedito, guidando il più
velocemente possibile senza commettere imprudenze. Quel tratto di
Mount Soledad era una zona residenziale con strade ripide e
tortuose, e non voleva cozzare contro qualcuno.
Non dubitava più dei messaggi. La voce di quell’uomo era
malevola e sprezzante. Nathan non si faceva illusioni, sapeva
benissimo che era pericoloso gettarsi a capofitto in quella situazione,
ma una persona chiamata Lauren conosceva il suo segnale di
chiamata della CIA, oltre al riferimento “Sierra Charlie”. All’epoca in
cui erano membri della squadra operativa, lui e Harv non avevano
avuto a che fare con molti agenti di sesso femminile, perciò era
improbabile che Lauren fosse una di loro. E poi, nessuna spia
addestrata avrebbe preso contatto in quel modo, specie dopo
quattordici anni.
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