Una battaglia per l’impero – Ben Kane

SINTESI DEL LIBRO:

Capitolo 1.
Tredici anni dopo
Nei pressi della città di Calcedonia, sulle rive della Propontide, tarda estate
del 202 a.C.
A Demetrio non piaceva nascondersi tra gli alberi, ma vicino alle tende era
facile essere visti. Il furto era un'occupazione pericolosa. Era stato colto sul
fatto e picchiato con violenza un paio di volte; adesso controllava sempre la
situazione, prima di rischiare la pelle. Lì, sul limitare dell'accampamento del
re Filippo, in mezzo ai cespugli di sempreverdi e alle querce da sughero,
avrebbe potuto scegliere il momento giusto. Le uniche persone in vista erano
soldati in cerca di un posto tranquillo per svuotarsi le viscere, e degli uomini
con quel pensiero in mente avrebbero prestato ben poca attenzione a un
giovane vagabondo con un chitone logoro addosso. L'avrebbero considerato
uno dei tanti opportunisti che seguivano la flotta macedone lungo la
Propontide.
Demetrio non era uno sciacallo, ma un rematore su una delle navi di
Filippo. Non una gloriosa trireme, con tanto di rostro scintillante e vela
dipinta, né uno degli agili lembi. La sua casa galleggiante era un vascello da
trasporto panciuto e basso sulla superficie dell'acqua. Non era certo la sua
carriera ideale, dèi, no. Fin da bambino, Demetrio aveva desiderato diventare
un soldato che combatteva nella possente falange. Ora, quella prospettiva gli
sembrava più difficile da raggiungere della cima dell'Olimpo nel cuore
dell'inverno. Sarebbe potuto accadere, pensava, se Ares non gli avesse voltato
le spalle, e se gli altri dèi non avessero cospirato contro di lui.
Suo padre, un pastore, era stato povero, ma aveva servito con orgoglio
nell'esercito come fromboliere, da giovane. Aveva insegnato al figlio l'arte
della caccia e l'aveva mandato a imparare il pancrazio e la lotta con i più
ricchi figli degli agricoltori. Snello e nervoso, forte per il duro lavoro con le
greggi, aveva imparato in fretta, il che era stato un bene, perché i ragazzi più
ricchi non mancavano occasione di prenderlo in giro. Testardo, aveva
perseverato, pensando sempre alle parole di suo padre: con le giuste
raccomandazioni, una volta che fosse cresciuto, sarebbe potuto diventare un
falangista.
Se solo suo padre non fosse morto, pensò Demetrio, mentre il dolore di
quella perdita gli affondava dentro come la lama di un coltello. Ma era così:
era stato ucciso da alcuni ladri di bestiame in una maledetta notte d'autunno
di due anni prima. Rimasto orfano, poiché sua madre era morta quando lui
aveva cinque anni, e senza niente in seguito al furto dell'intero gregge, era
passato da figlio di un pastore a popolano senza terra in un attimo. L'inverno
era vicino, e perfino i vicini più generosi non sarebbero stati in grado di
sostentarlo per più di qualche giorno. Ben presto, era stato costretto a
raggiungere Pella, la capitale della Macedonia, nonché la città più grande nei
dintorni. Senza amici e del tutto solo, la sua vita in strada era stata orribile;
era riuscito a sopravvivere lavorando al mercato e al porto.
Nella primavera appena trascorsa, quando si era saputo che il re voleva
muovere guerra in Propontide, sui vascelli mercantili c'era stato un
improvviso bisogno di nuova manovalanza; i soldati di Filippo avevano
bisogno di vaste quantità di provviste, per quella campagna, e di navi che le
trasportassero. Stanco di vivere alla giornata e deciso a farsi strada
nell'esercito, Demetrio aveva accettato di lavorare per il primo capitano che
l'aveva preso a bordo, ed era per questo che ora si trovava ai margini
dell'accampamento macedone, a migliaia di stadi da casa.
Il suo sogno di diventare un falangista non era del tutto svanito, ma le sue
fatiche giornaliere gli permettevano di pensarci molto poco. La fatica fisica,
per un rematore, era immensa, e i guardiani non si risparmiavano dall'usare
pugni e pedate. I rematori faticavano dall'alba al tramonto sotto i raggi
roventi del sole. L'acqua era offerta in abbondanza, ma i periodi di riposo
piuttosto rari. Dopo aver divorato il suo pasto ogni sera, Demetrio riusciva
spesso ad avere appena la forza di sdraiarsi e avvolgersi nella sua coperta.
Tuttavia, il sonno stentava ad arrivare, a causa di quei compagni che giravano
per il ponte in cerca dei piaceri della carne. Dopo aver evitato per un soffio
un'aggressione, subito dopo la partenza, aveva formato un'alleanza non
ufficiale con un paio dei rematori più giovani. Non erano veri amici, e
Demetrio lo sapeva perché entrambi gli avevano rubato del cibo, ma la notte
dormivano vicini e avevano stabilito dei turni di guardia. In questo modo,
poteva riposare un po' di più di prima, ma si svegliava spesso, e teneva
sempre un pugnale stretto in mano.

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