La perfetta melodia del cuore – Emily Pigozzi

SINTESI DEL LIBRO:
COSA ricordi della giovinezza e del primo amore?
Io l’emozione assoluta di vivere tu o, in ogni senso.
Pensaci bene. Forse te lo sei dimenticato.
Ogni cosa. Come fosse la prima volta.
Una ci à che non hai mai veduto.
Una musica che non hai mai sentito.
Un gusto che non hai mai conosciuto.
Un bacio. Un vero bacio.
Più bello che in un sogno, con un sapore nuovo che mai avresti
potuto immaginare.
È come vivere mille prime estati, mille volte il momento in cui sei
stato convinto di conoscerti nel profondo. E di pensare che, per chi
ama, la vita non possa che essere facile.
Questo sentimento del tu o intonso porta dentro un qualcosa che
non vedi l’ora di regalare. È un uragano, e dopo che sarà passato
nulla sarà più uguale.
Somiglia a un conforto semplice, a una carezza. A una
comprensione priva di domande: si tra a di amare e basta, amare
perché è naturale, perché è giusto farlo.
Bene. E ora ti sei mai chiesto cosa porterai in dono di quei giorni?
La tempesta lascia tracce che non si possono dimenticare, e adesso
so che bisogna vivere l’uragano per apprezzare il sereno. Il calore del
sole.
Ma è giusto dimenticarsi della grandine, ricordarsi solo della
pioggia e dell’acqua che ci ha nutriti, o dovremmo invece
ringraziarla perché ci ha reso più forti?
2
Rossana
Lunedì, Milano
LA metropolitana culla i miei pensieri, e quella stanchezza che mi
porto addosso e che sembra non andarsene mai.
È una ma ina simile a tante altre, mentre me ne sto tra gli sguardi
annoiati di sconosciuti e tra i loro corpi accoccolati e vicini, come se
fossero intenti a difendersi dalla folla. Viaggio sul vagone affollato
seduta nel mio angolino, scaraventata su questo proie ile che corre
impazzito nel ventre della ci à. Eppure mi sembra di muovermi al
rallentatore.
Ho sonno, e continuo a fare uno sbadiglio dopo l’altro. Sarà che
stano e ho dormito male per colpa di uno dei miei soliti incubi.
Non ho bisogno di essere Freud per dare un senso a tu i i miei
sogni. È un esercizio semplice e piu osto divertente che mi tiene
impegnata la mente.
Non ne sbaglio uno. Il fa o di essere cresciuta con due genitori
orgogliosi proprietari di una serie di manie assortite mi ha reso
bravissima nella psicologia spicciola.
Non c’è niente di recondito in me. Non sarei capace di mentire
nemmeno se lo volessi, e al giorno d’oggi non è una qualità sempre
apprezzabile. Al contrario.
Per quanto la mia vita sia cambiata, ogni volta che mi addormento
la mente mi riporta sempre là. Alla vita che ho voluto dimenticare, e
che mi aspe a come una ferita aperta che non posso in nessun modo
richiudere.
Se dovessi descrivermi così, su due piedi, non ci sarebbe granché
da dire. Tu e cose banali, molto poco interessanti. Niente di
divertente o di travolgente. Se mi guardo da fuori mi vedo dipinta di
grigio, mentre tu e le altre persone risplendono di colori.
Sospiro al pensiero, mentre mi fisso sui passeggeri seduti al mio
f
ianco, e sento la tensione salire. Devo fare subito qualcosa per
calmarmi. Inizio a scartabellare in fre a sul mio cellulare, cercando
la mia cartella preferita di musica. Anni Oanta, italiana, una vera
meraviglia. Ho un ampio ventaglio di possibilità, ma vado a colpo
sicuro e scelgo quasi subito Loredana Bertè. La giornata è partita
male, e ho davvero bisogno di una dose di carica extra.
E di molto cioccolato, ma a quello penserò dopo.
Richiudere le ferite, dicevo. Mentre la metropolitana eru a fuori il
suo carico dalle porte aperte e dalle impervie scalinate, osservo la
gente che sembra scappare via da un ignoto pericolo.
Il mio pericolo aveva nomi e cognomi, invece.
E adesso, forse, non ho più bisogno di scappare. Eppure mi
guardo ancora intorno, timorosa, come se non mi sentissi mai libera
davvero. Mi guardo a orno come se qualcuno potesse
materializzarsi dal mio passato e colpirmi alle spalle, tirando fuori
dalla mia carne tu e le nervature più dolorose che la a raversano,
come una mappa che descrive la mia storia fino a qui.
Una storia incompleta, ma piena di buche e di salite. Così tante da
bastarmi per una vita intera.
E sì, questo caos, la gente che mi sba e addosso e che mi osserva
come un intralcio un a imo prima di voltarmi le spalle e
dimenticarmi per sempre, è la cosa migliore che io possa augurarmi.
Non voglio tornare a casa, non voglio ricordare.
Voglio una vita senza scossoni e senza frenate, lineare e persino
noiosa. Una piccola tana nascosta dove sparire, confondendomi tra
la gente.
Guardare senza essere vista, osservare senza che mi guardino
dentro.
Ho così tante cose che gli altri potrebbero notare se solo mi
vedessero davvero.
Ma io non ho nessuna voglia di mostrarle.
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