La mossa del principe – C. S. Pacat

SINTESI DEL LIBRO:
Quando cominciarono la salita,
il sole al tramonto allungava già le
ombre e l’orizzonte aveva una tinta
sanguigna. Chastillon altro non era
che una grossa torre a pianta
circolare, la cui mole immensa si
stagliava contro il cielo. Massiccia e
vecchia come i castelli più a sud,
Ravenel e Fortaine, la rocca era
costruita per resistere anche agli
assedi
più violenti. Damen la
osservava turbato. Gli era impossibile
avvicinarsi senza rivedere Marlas, la
lontana
fortezza
attorniata
sconfinati campi tinti di rosso.
da
“Siamo su una riserva di caccia,”
lo informò Orlant, fraintendendo la
natura del suo sguardo. “Prova a
scappare se ne hai il coraggio.”
Damen non rispose. Non era lì
per tentare la fuga, anche se gli
sembrava strano trovarsi senza ceppi
e seguire di sua volontà una
compagnia di soldati veriani.
Una giornata a cavallo − benché
al passo lento dei carri attraverso una
campagna
pittoresca
in
tarda
primavera − era sufficiente a farsi
un’idea della qualità di un manipolo di
combattenti. Govart aveva fatto poco
altro che stare in sella, una forma
impersonale al di sopra della coda in
movimento della sua possente
cavalcatura, ma chiunque avesse
guidato quegli uomini in passato
aveva instillato in loro l’abitudine di
mantenere
una
formazione
impeccabile persino durante una
lunga marcia. In effetti, Damen era
rimasto colpito da quella disciplina e
si era chiesto se sarebbero stati capaci
di conservare lo stesso ordine anche
in battaglia.
In tal caso, avrebbero forse
avuto qualche speranza; anche se, in
verità, Damen era più propenso ad
attribuire il suo ottimismo al fatto di
trovarsi all’aria aperta, sotto il sole, e
all’illusione
di
libertà
che gli
procuravano il cavallo e la spada.
Ottimismo che neanche il peso del
collare e delle polsiere d’oro riusciva a
scacciare.
I
servi del castello erano
schierati ad accoglierli, così come era
d’uopo quando giungeva un ospite di
una certa importanza. Gli uomini del
reggente, che in teoria avrebbero
dovuto attendere lì l’arrivo del loro
principe, non si vedevano invece da
nessuna parte.
C’erano cinquanta cavalli da
alloggiare nelle scuderie, cinquanta
corazze e finimenti da riporre e
cinquanta giacigli da preparare, e
questo solo per ciò che riguardava i
militari, senza contare i servi e i carri.
Eppure, in mezzo a quell’immensa
corte, il drappello del principe
appariva
sparuto,
insignificante.
Chastillon era grande abbastanza da
fagocitare cinquanta uomini come se
fossero niente.
Nessuno ricevette l’ordine di
montare le tende: gli uomini
avrebbero dormito nelle caserme,
Laurent nel mastio.
Il principe smontò dalla sella, si
sfilò i guanti da cavallo e li sistemò
sotto la cintura, quindi rivolse la
propria attenzione al castellano.
Govart abbaiò un paio di ordini e
Damen si trovò a doversi occupare
della propria corazza e della pulizia e
cura del cavallo.
Dall’altra parte della corte, un
paio di molossi di razza alaunt scesero
a balzi le scale e si gettarono estatici
su Laurent, che si chinò ad
accarezzarne uno dietro l’orecchio,
scatenando la gelosia dell’altro.
Il richiamo di Orlant distolse
Damen dall’osservare oltre la scena.
«Ti vuole il dottore,» lo avvisò la
guardia, indicando con il mento
l’estremità del cortile, dove, sotto un
tendone, si intravedeva una ben nota
testa di capelli grigi. Damen posò il
pettorale che aveva in mano e lo
raggiunse.
«Siediti,» ordinò il medico.
Con cautela, Damen si
accomodò
sull’unico
sedile
disponibile, un piccolo sgabello a tre
gambe.
L’uomo,
intanto,
si
affaccendava con l’apertura di una
bisaccia di pelle decorata.
«Fammi vedere la schiena.»
«Sta bene.»
«Dopo una giornata in sella?
Con indosso la corazza?» Il tono del
medico era scettico.
«Sta bene,» ripeté Damen.
«Togliti la blusa,» insisté l’altro
con uno sguardo implacabile.
Dopo un lungo momento,
Damen si portò la mano dietro la
spalla e si liberò della camicia,
esponendo la schiena all’esame del
chirurgo.
Sapeva di essere migliorato. La
pelle era guarita e le piaghe di poche
settimane prima avevano ceduto il
posto a cicatrici fresche. Lui stesso
voltò il capo per azzardare uno
sguardo ma, non essendo una civetta,
non vide praticamente nulla e si
fermò prima di infliggersi un
torcicollo.
Il medico frugò nella bisaccia e
ne estrasse uno dei suoi infiniti
balsami.
«Un massaggio?» s’informò
Damen.
«È una pomata rimarginante.
Dovrai fartela applicare tutte le sere e,
con il tempo, dovrebbe contribuire ad
attenuare le cicatrici.»
Era ridicolo. «Un cosmetico?»
«Mi avevano avvertito che
avresti fatto resistenza,» disse il
dottore. «Ascoltami bene: meglio la
schiena guarisce e meno fastidio ti
darà,
sia
ora che in futuro,
permettendoti di impugnare la spada
con più efficacia e di uccidere tutti i
nemici che vorrai. Mi hanno detto
anche che saresti stato sensibile a
questo argomento.»
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