La cucina greca – Jean Michel Carasso

SINTESI DEL LIBRO:
Feta. È il formaggio greco più noto al mondo, l’unico reperibile quasi
ovunque, che rientra tra gli ingredienti di numerose ricette. All’estero
si trova soprattutto la feta a base di latte vaccino, ma in Grecia viene
prodotta anche con latte di pecora e di capra. È un formaggio
bianco, friabile, conservato a blocchi in salamoia e perciò piuttosto
salato, con un retrogusto acidulo. I greci la impiegano moltissimo, sia
per le preparazioni salate sia per i dolci tradizionali.
Graviera. È la seconda specialità casearia più diffusa dopo la feta. Si
tratta di un formaggio a pasta semidura bucherellata, a base di latte
vaccino sul continente e misto – ovino e caprino – sulle isole,
generalmente stagionato per circa cinque o sei mesi. È leggermente
piccante con un retrogusto di nocciola. Si usa soprattutto grattugiato
o per gratinare. Il graviera più pregiato è quello cretese.
Kasseri. È un formaggio bianco giallastro, liscio, che per la sua pasta
filata ricorda il provolone. Tradizionalmente viene prodotto con latte
di pecora non pastorizzato, a volte con una piccola percentuale di
latte di capra. Ne esiste anche una versione vaccina. Dal gusto
saporito, viene stagionato per circa quattro mesi e consumato fritto,
crudo o impiegato come ingrediente per farciture. Il kasseri
stagionato ricorda vagamente il parmigiano.
Kefalotìri. Prodotto con latte di pecora o capra e molto apprezzato,
questo formaggio a pasta dura ha colore bianco o giallo, subisce una
stagionatura di tre mesi e ricorda il pecorino romano. La pasta è
salata e saporita; si utilizza fritto, grattugiato o come ingrediente
nelle torte salate.
Manouri. Formaggio bianco a pasta semidura, si ottiene dal latte di
pecora non scremato a cui si aggiunge panna di pecora, di capra o
mista. Il formaggio viene dapprima scaldato per circa 45’ a 90° C e
poi insaccato e sgocciolato. Non è molto salato ed è usato per
arricchire farciture e nei dolci; si consuma anche al naturale
accompagnato dal miele.
Myzithra. È una ricotta greca prodotta con latte di pecora, di capra o
misto. Quando è fresca è dolce e cremosa, e si usa per farcire torte
salate e calzoncini tradizionali, verdure o dolci. Si consuma anche al
naturale con il miele. La versione stagionata, la xinomyzithra, viene
impiegata per le farciture o grattugiata. A Creta di produce una
versione molto stagionata e forte, detta anthòtiro.
Il pane (Artos/Psomì)
Il pane ha una grande importanza nell’alimentazione greca, e anche
se il suo consumo tende a diminuire nelle città, rimane un
ingrediente fondamentale di ogni pasto. Oggi si trovano prodotti di
diverse forme e consistenze, ma il pane bianco (psomì), di farina di
frumento o di orzo, rimane quello più diffuso. È un pane molto
piacevole, preparato frequentemente anche con olio d’oliva, latte e a
volte anche miele. Il pane detto «contadino» è spesso coperto con
semi di sesamo o di nigella. Lo psomì ha una crosta dorata, friabile e
sfogliata, mentre la mollica è molto bianca, compatta e dolce.
In Grecia si consuma molto anche la pita (della quale trovate la
ricetta più avanti), simile a quella araba ma con l’aggiunta di olio
nell’impasto. Il disco di pane bianco, morbido e «a tasca», serve per
contenere spiedini suvlaki o farciture fredde, e spesso si consuma
insieme agli antipasti cremosi molto diffusi in Grecia.
Il paximàdia è la versione greca della frisella dell’Italia meridionale:
una mezza ciambella biscottata, perlopiù di farina integrale, che si
bagna in acqua e si copre con ingredienti freschi come pomodoro,
cetriolo e cipolla. Il paximàdia è l’ingrediente principale del dakos
cretese, un’insalata con la feta, della quale costituisce la base nel
piatto. Squisito ma difficile da trovare è il paximàdia alla cannella,
specialità cretese. Lo si può trovare anche a cubetti.
L’eptàzymo è un pane cretese a base di farina di ceci e frumento,
anch’esso venduto a cubetti o a fette, già arrostito dopo la cottura.
Ha una lavorazione difficile (eptàzymo significa «impastato sette
volte») e viene spesso arricchito con cannella o sesamo. Si
consuma a colazione e, in versioni più ricche, durante alcune feste.
Le kulùria sono grandi anelli di pane dorato cosparsi di semi di
sesamo. Vengono spesso venduti per strada da mercanti ambulanti
molto folkloristici, infilati su un lungo bastone. Naturalmente, si
possono acquistare anche presso i fornai e i greci amano
consumarle a tutte le ore come spuntino. Si preparano anche farcite
con formaggio o verdure, in una versione più completa e casalinga.
Il bobota, o pane di farina di granoturco, è decisamente più difficile
da trovare, ma vale la pena di assaggiarlo per il gusto molto fine e
particolare. Da citare, anche se si tratta più di una brioche, il famoso
tsurèki pasquale, una treccia dorata in cui viene inserito un uovo
sodo tinto di rosso, oltre al pane liturghìa, decorato con l’aiuto di un
tradizionale sigillo di legno, che viene benedetto in chiesa e
mangiato dopo la funzione. Bisogna poi ricordare la celebre corona
di pane da matrimonio, riccamente scolpita e aromatizzata con
essenza di limone e anice.
Infine, va menzionata anche la pasta phyllo (o fillo), finissima e
traslucida, utilizzata per dolci o preparazioni salate di diversi tipi.
Sovrapponendone più strati, si ottiene una sfoglia sottile e croccante
che non ha eguali. È piuttosto difficile da preparare in casa perché
deve essere sottilissima, e la sua lavorazione richiede abilità ed
esperienza. In Italia si trova surgelata in alcuni supermercati, e
fresca in alcuni negozi di alimenti esotici. Si può sostituire con la
pasta sfoglia stesa molto sottilmente.
Ricetta della pita greca
Esistono numerose ricette della pita greca, la quale differisce da
quella araba per la presenza dell’olio.
È possibile eseguire la seconda cottura in una padella
antiaderente molto calda: è molto più semplice della cottura al
camino, dove si rischia facilmente di asciugarla troppo o di bruciarla.
Lo stesso vale per il forno, ma anche in questo caso è necessario
fare attenzione a non seccare troppo le pite.
Per ottenere una pita gonfia, è sufficiente non schiacciarla con i
rebbi della forchetta.
Pita greca
Per 8 pite
275 g di farina 0 • 275 g di farina forte • 24 g di lievito di birra fresco •
2 cucchiai di olio extravergine d’oliva • 2 cucchiaini rasi di sale
Sciogliete il lievito in 3,4 cl di acqua tiepida. Mescolate le farine e
incorporate lentamente l’acqua e il lievito. Una volta formato
l’impasto, aggiungete il sale, continuando a impastare fino al suo
completo assorbimento. Procedete quindi con l’olio fino a
incorporarlo del tutto. Avrete ottenuto un impasto morbido e vellutato
di una certa consistenza. Lasciate riposare l’impasto, coperto da un
foglio di nylon per 25’, poi formate 8 palline da circa 120 g ciascuna.
Stendetele usando il matterello e senza forzare la pasta. Stendete le
pite a metà una dopo l’altra, poi tornate alla prima e finite di
stenderle, ottenendo dei dischi grandi come un piattino da frutta di
circa 20 cm di diametro. Disponete le pite su fogli di carta da forno o
su un tagliere, e con il retro dei rebbi di una forchetta schiacciate
tutta la superficie, in modo che non si gonfino durante la cottura.
Spruzzate le pite con un’emulsione composta da 1 parte di acqua e
1 parte di olio extravergine d’oliva e 1 pizzico di sale. Coprite con un
foglio di plastica che manterrà la superficie umida, e lasciate lievitare
per circa 40’. Nel frattempo portate il forno ventilato a 190° C, con
una teglia vuota nella parte alta. Poco prima di infornare, versate un
po’ di acqua nella teglia ormai calda: questo consentirà una cottura
al vapore, mantenendo la temperatura desiderata. Foderate due
teglie con carta da forno e mettete 2 pite su ciascuna. Infornate per
5’, poi girate le pite e cuocetele altri 5’. Non saranno cotte
completamente e risulteranno pallide. Una volta sfornate fatele
raffreddare su una griglia. Se non le utilizzate subito potete impilarle
e conservarle in frigorifero in un sacchetto di plastica sigillato. Se
preferite consumarle subito l’ideale è scaldarle e arrostirle su una
griglia al camino, per poi spennellarle di olio e cospargerle di
origano.
Il vino (Oinos/Krassì)
La Grecia vanta da sempre una produzione importante di vini, ma
solo da una ventina d’anni si stanno diffondendo vini di ottima
qualità, in particolare grazie all’aiuto dell’Unione Europea. Il 30% è
ancora rappresentato dai vini artigianali e contadini, con una qualità
molto variabile, ma il settore industriale riesce ormai a competere
con i migliori concorrenti mediterranei. Nel linguaggio colloquiale il
vino è detto krassì, mentre la denominazione ufficiale è l’antico
oinos.
Le denominazioni, in ordine di importanza, sono:
VQPRD
(Vino di Qualità Prodotto in Regioni Determinate)
OPAP
(Denominazione di Origine e Qualità superiore)
OPE
(Denominazione di Origine Controllata)
Topikòs Oinos (vino di paese)
Epitrapèzio Oinos (vino da tavola)
Di seguito trovate un elenco dei vitigni principali e dei vini da
assaggiare, regione per regione.
PELOPONNESO
Vitigni: Aghiorgitiko, Korinthiaki, Moschato bianco, Moscho philero,
Refosco, Roditis, Soultanina
Da assaggiare: Nemea, Mantinia, Patras, Aegialia, Tegea, Arkadia
GRECIA CENTRALE E ISOLA DI EUBEA
Vitigni: Savatiano
Da assaggiare: Attika, Gerania, Anavyssos
EPIRO
Vitigni: Debina, Cabernet Sauvignon, Metsovo, Epiro, Ioannina
Da assaggiare: Debina, Zitsas, Metsovo
MACEDONIA E TRACIA
Vitigni: Asirtiko, Athiri, Roditis, Limnio, Xinomavro, Negkoska,
Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc
Da assaggiare: Naoussa, Amyntaio, Epanomie, Pangea, Florina,
Hemathia
TESSAGLIA
Vitigni: Krassato, Mavro Messenikola, Moschato di Amburgo, Batiki,
Xinomavro, Stavroto
Da assaggiare: Rapsani
ISOLE DELLO IONIO
Vitigni: Vertzami, Mavrodaphni, Moschato bianco, Robola
Da assaggiare: Robola di Cefalonia
ISOLE DELL'EGEO
Vitigni:
Aidani, Assirtiko, Limmo, Mandilaria, Monemvassia,
Moschato d’Alessandria
Da assaggiare: bianchi di Santorini, vinsanto di Santorini, rossi e
bianchi di Rodi, moscato di Rodi, moscato di Samos
DODECANESO
Vitigni: Athiri, Mandilaria, Moschato bianco
Da assaggiare: bianchi e rossi di Rodi, moscato di Rodi
CRETA
Vitigni: Vilana, Kotsiphali, Liatiko, Mandilaria, Romeiko
Da assaggiare: Archanes, Peza, Dafnes, Sitia
L’olio (Làdhi)
L’olio d’oliva greco è, in generale, di ottima qualità. I metodi di
raccolta delle olive e la lavorazione sono perlopiù di tipo artigianale,
ma con una grande cura dell’igiene e un’attenzione per l’eccellenza.
La Grecia è il terzo paese produttore di olio d’oliva nel Mediterraneo
dopo la Spagna e l’Italia, e le regioni più importanti per questa
produzione sono Creta, il Peloponneso e la Grecia centrale.
L’olio greco è molto fruttato e profumato, con caratteristiche
organolettiche ottimali, e ricorda alcuni oli del meridione italiano o
spagnolo. La Grecia ha un consumo interno annuo di circa 16 litri
pro capite, con un picco di 30 litri a Creta. In Italia l’olio greco puro
non si trova in commercio, ma metà della produzione greca di olio
d’oliva viene assorbita dall’industria olearia italiana e miscelata con
quella nazionale. L’olio extravergine d’oliva greco ha ottenuto diversi
riconoscimenti internazionali, senza dubbio meritati.
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