La cosa più incredibile – Christian Frascella

SINTESI DEL LIBRO:
La cosa più incredibile che mi
sia successa? Professoressa
Tardini, è sicura di volerlo
sapere? Guardi che è una cosa
eccezionale, mica una roba
semplice come, che ne so,
essere andato a fare un viaggio
al mare o in montagna con
mamma e papà e poi mi sono
divertito ed è stato bello, fine.
Non è una storia così; una storia
così, rispetto a quella che potrei
raccontarle io, è solo una
schifezza noiosa.
A me e ad altri quattro è
successo, apra bene le orecchie
prof, è successo l’inverosimile.
Proprio. Non una stupidata
come
quelle
che
può
raccontarle quel secchione
bucato di Alberto Pitelli, che lei
continua a considerare il più
bravo in Italiano e Storia,
mentre secondo me in Italiano
sono più bravo io e in Storia è
meglio Monica Verdelli. Alberto
non ce l’ha mica una storiona
fantastica come la mia, da
strapparsi i capelli e fare le
capriole tutt’intorno.
Pensa che esageri?
Ma si sbaglia, prof, si sbaglia
di brutto.
Questa
storia
è
una
cannonata, ed è pure vera, anzi
verissima: lo giuro. Non mi
inventerò niente, nemmeno una
parola, nemmeno un dettaglio,
nemmeno un evento.
Perché qui si parla di un vero
e proprio evento, prof. Mica
sciocchezze.
È talmente grande che, a dire
il vero, non so nemmeno da
dove cominciare. Ci sono un
sacco di punti dai quali potrei
partire.
Per
esempio:
cominciare
dalla
potrei
grande
fregatura, da quando, cioè,
apprendemmo
dai
nostri
rispettivi genitori che non
saremmo andati tutti noi
ragazzi del mio palazzo a
vedere con loro La casa nella
brughiera come ci era stato
promesso. Quel film che
aspettavamo da mesi – su
Internet avevamo cercato tutti i
trailer possibili e immaginabili,
avevamo letto tipo un migliaio
di articoli – e che i grandi ci
avevano promesso avremmo
visto tutti insieme. Tutte le
famiglie con figli del palazzo si
erano accordate una volta su
nostra richiesta. Io e i gemelli
ne avevamo parlato con papà e
mamma e poi con i genitori dei
gemelli;
e
poi
Melania,
sfruttando la scusa che a noi
avevano già detto di sì, aveva
insistito
coi suoi fino a
strappare una risposta positiva;
e alla fine anche Rudy aveva
convinto sua madre, che è
l’unica single in tutto lo stabile.
All’assemblea di condominio,
tra una discussione barbosa e
un’altra – «Con quel noioso
dell’amministratore»
diceva
sempre mia madre, «rischio di
addormentarmi persino se mi
dicesse che dobbiamo pagare
un
milione
di
spese
condominiali» – i nostri genitori
avevano parlato della Casa nella
brughiera e si erano accordati
sull’accompagnarci tutti una
sera di venerdì di fine gennaio.
Poi la madre dei gemelli aveva
letto qualcosa sul web, forse che
il film era vietato ai minori di
quattordici
anni
non
accompagnati, e aveva avvertito
gli altri genitori, convenendo
che non si trattava di uno
spettacolo
adatto
a
noi
ragazzini, che non abbiamo
quattordici anni ma di queste
cose, di questi «spettacoli
inadatti»,
su YouTube se
volessimo ne guarderemmo a
migliaia senza il bisogno di
nessun consenso. Alle nostre
rimostranze, erano risultati
irremovibili.
«Niente
horror!»
aveva
film
concluso
mamma, e papà le aveva dato
retta. Anche se non si trattava di
un film horror in piena regola,
con squartamenti e vampiri e
magari qualche lupo mannaro e
un paio di zombie, ma al
massimo di un thriller, niente di
più.
Ma non c’è stato verso, anche
se grazie a Rudy poi siamo
riusciti a vederlo lo stesso,
come più tardi spiegherò. Anche
se un horror, anzi un thriller,
visto al cinema, con le casse che
sparano musica spaventosa e gli
attori che sembrano parlare
proprio con te, specie i cattivi, è
francamente tutta un’altra cosa.
Oppure, sempre per esempio,
potrei cominciare da quando il
mio cane Billy, la sera prima
della sua scomparsa, non la
smetteva più di abbaiare, come
non aveva mai fatto. Avevamo
appena cenato, e papà si era già
messo in poltrona a guardare
Mistero, il programma di Italia 1,
che lui guarda sempre tutto
attento, come se rivelasse
chissà che. Invece, se posso dire
la mia, quel programma è una
cretinata
buona solo per
allocchi. La gente non sa più in
cosa credere, dico io, allora
crede alle prime quattro idiozie
che dicono alla tv.
Perché, mi duole ammetterlo,
mio papà crede alla tv. Crede ai
politici, per esempio. Ma non
solo ai politici di una parte.
Crede a tutti quelli che parlano,
anche se dicono tutto l’opposto
rispetto a un altro che ha
appena parlato. Mio papà
ascolta uno e, come se ci avesse
pensato su un bel po’, dice: «Ha
ragione». Poi ascolta un altro,
che magari dice bianco quando
il primo ha detto nero e, di
nuovo, mio papà ci pensa su e
fa: «Ha ragione». E insomma
hanno sempre tutti ragione, per
lui, e certe volte vorrei dirgli:
«Papà, ma com’è che ti fai
prendere per il naso da tutti?»
E non è mica l’unico caso in
cui si fa fregare! Mettiamo che
al
supermercato
vuole
comprarsi un formaggio, tipo la
fontal. A me piace un mucchio la
fontal, questo vorrei chiarirlo
subito. Me ne mangerei a
quintali; se la galassia fosse
fatta di fontal, io la galassia me
la ingoierei tutta quanta, senza
lasciare nemmeno un pianeta.
Questo per spiegare che non
sono un ragazzo insensibile.
Non vorrei, prof, che lei avesse
pensato finora che Ivan De
Rossa
sia
un
ragazzo
insensibile. Il formaggio poi è
solo un esempio, perché io sono
sensibile a tante cose, anche se
in classe faccio sempre lo
scontroso. Soprattutto dopo
quello che è successo a metà
febbraio di quest’anno, ossia la
cosa incredibile che sto per
raccontarle.
SCARICA IL LIBRO NEI VARI FORMATI :
Commento all'articolo