Inside Job – Noah – Monica Lombardi

SINTESI DEL LIBRO:
«Ehi, begli addormentati! Circe ci ha mandato il file. Volete vederlo
con me o ve lo racconto?»
Noah si tirò su e si appoggiò sui gomiti, schiudendo appena gli
occhi per limitare i danni del sole che lo guardava dritto in faccia da
est. La figura di Adam al limite della veranda era un’ombra sfocata.
«Si parte in quarta di prima mattina anche oggi?» commentò.
Al suo fianco, Viola ridacchiò.
Noah alzò la voce per essere sicuro che Adam lo sentisse. «Non
ci sono sconti neanche dopo che avete ripescato lo stoccafisso dalla
piscina ieri sera?»
«Mi sembra che lo stoccafisso stia bene» rispose questi.
«Sbrigatevi, vi aspetto.»
«Stai bene?» gli chiese Viola, in un’eco dell’affermazione che
avevano appena sentito.
«Una favola» replicò lui. Il sole sembrava percorrere una traiettoria
privilegiata dritta fino al suo cervello, le tempie gli pulsavano e lo
stomaco chiedeva a gran voce di venire sommerso da una secchiata
di antiacido. «La prossima volta mi sbronzo con la vodka. Magari va
meglio.»
Questo gli guadagnò una gomitata nelle costole.
«Ahia!» protestò.
«Ho fame» disse poi Viola, mettendosi a sedere. «Andiamo a fare
colazione.»
Noah la guardò alzarsi e si ributtò giù, incrociando le braccia sugli
occhi e stirando gambe e schiena.
Adam poteva essere una macchina da guerra quando si trattava di
portare avanti un incarico, ma Noah aveva la netta sensazione che il
registro di quel risveglio fosse stato pensato ad hoc per lui, per
consentirgli un inizio di giornata senza domande, spiegazioni o
silenzi imbarazzanti.
Si chiese che cosa avrebbe preferito tra il silenzio e il dover
rispondere alle loro domande.
Una spiegazione gliela devi.
La doveva, probabilmente, anche a se stesso.
***
«Ma che diavolo…» sussurrò Viola davanti allo schermo.
Adam bloccò il video, iniziato da pochi secondi. «Che c’è?»
«Quella stanza… È quella di Amsterdam, la stanza privata per la
lap dance.»
«Vai avanti» suggerì Noah, il tono all’improvviso cupo, carico di
tutto il presagio che aveva investito anche Adam come un’onda
d’urto inaspettata.
Erano nello studio, tutti e tre seduti di fronte al suo laptop per
visionare il video che Circe aveva trafugato dal computer di Gerhart
De Wit e gli aveva inviato durante la notte.
Adam lo fece ripartire e, pochi secondi dopo, la porta della stanza
che stavano guardando si aprì facendo apparire Viola, top di pelle e
minigonna, seguita da Hugo Berkinger.
«Cazzo» esclamò Adam.
Al suo fianco, Noah si tirò indietro i capelli con le mani, che lasciò
premute attorno alla testa, come se avesse paura che potesse
scoppiargli.
«Come fa ad averlo?» Il tono di Viola era basso e incredulo. «Non
sapevo neanche che venissimo filmati!»
«In teoria non avreste dovuto esserlo» mormorò Noah. «Noi
stavamo spiando, ad Amsterdam, ma a quanto pare eravamo spiati
a nostra volta.»
Nel video, Viola aveva iniziato a muoversi attorno e sulla sedia
piazzata davanti a quella su cui era seduto il suo obiettivo, la sua
preda.
«Berkinger veniva spiato» lo corresse Adam.
Era la conclusione più logica, ma non rendeva la situazione meno
esplosiva.
«La telecamera è puntata su di lui, sulla sua faccia» osservò
Noah. Si girò verso Viola, seduta dall’altro lato di Adam rispetto a lui.
«Ti si vede poco, e i capelli, rossi, non biondi come ora, ti coprono
spesso parte del viso.»
«Anche così, possono averla riconosciuta» concluse Adam.
Fermò il video e fece un profondo respiro. «Facciamo un passo
indietro e andiamo per gradi.»
Aggrapparsi con le unghie e con i denti alla razionalità era l’unica
cosa che poteva fare.
Noah si alzò e si avvicinò ai fogli che aveva appeso alla parete il
giorno stesso che era arrivato lì. I suoi movimenti erano rigidi,
soprattutto quelli del collo e della testa, come se muoverli gli
causasse dolore – probabilmente era così. Dovevano parlare, ma
Adam voleva scegliere il momento giusto per farlo.
Lo guardò cercare un pennarello e iniziare a scrivere. «Come
fanno ad avere il video, e perché ce l’hanno.»
«Il perché è facile» rispose Viola. «Gert deve aver scoperto le
attività del martedì sera del cognato e ha deciso di usarle per
ricattarlo.»
«Tu hai pagato qualcuno in quel locale per fare esibire Viola»
aggiunse Adam, rivolto a Noah. «De Wit deve aver fatto lo stesso
per far filmare lo spettacolo privato. Se vi siete rivolti alla stessa
persona, potrebbe dirci qualcosa di utile.»
«Lo chiamo subito.»
Noah estrasse il cellulare e iniziò a far scorrere il dito sul display.
Adam non ne fu sorpreso: Noah era così, non si perdeva mai i pezzi.
Chiunque entrasse o anche solo sfiorasse l’universo in cui si
muovevano finiva nel suo database, in senso fisico e figurato, visto
che aveva una memoria visiva invidiabile.
Il che riportò Adam alla domanda che da ore non gli dava pace:
che cosa diavolo era successo la sera prima?
«Ha il telefono ancora offline» li informò Noah allontanando il
cellulare dall’orecchio. Gli lanciò un’occhiata. «Qualcuno dorme, a
questo mondo.
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