Il sentiero dei bambini dimenticati – Elly Griffiths

SINTESI DEL LIBRO:
Attendono il cambio di marea e si muovono con la prima luce del giorno.
Ha piovuto tutta la notte, il terreno quella mattina cede lievemente
umidità, la foschia si solleva per ricongiungersi alle nuvole sospese nel
cielo. Nelson passa a prendere Ruth con un'auto civetta della polizia. È
seduto di fianco al conducente, Ruth sul sedile posteriore, come il
passeggero di un taxi. Guidano in silenzio fino al parcheggio, dove sono
state rinvenute le ossa. Mentre procedono sulla strada della palude, d'acqua
salata, gli unici suoni sono l'improvviso crepitare della radio e il respiro
pesante dell'autista, intasato dal raffreddore. Nelson non parla. Non c'è
niente da dire.
Escono dalla vettura e s'incamminano verso la palude nell'erba intrisa di
pioggia. Il vento sussurra tra i canneti, qui e là intravedono lo specchio
d'acqua immobile e indolente, che riflette il cielo grigio. Arrivata al margine
della palude, Ruth si blocca. Volge intorno lo sguardo per trovare il primo
palo piantato a segnalare il tortuoso sentiero di ghiaia che passa in mezzo
alle acque minacciose e conduce ai banchi di fango. Quando lo vede, mezzo
sommerso dall'acqua salmastra, si dirige in quella direzione senza voltarsi.
Camminano nella palude in silenzio. Sono vicino al mare adesso: la
foschia si sta disperdendo e il sole comincia a filtrare tra le nuvole. Vicino
al cerchio di pietre la marea si è ritirata e la sabbia luccica nella luce del
primo mattino. Ruth s'inginocchia sul terreno, come ha visto fare a Erik
molti anni prima. Con delicatezza rimuove il fango superficiale.
All'improvviso ogni cosa si fa silenziosa, persino i gabbiani cessano di
gridare come matti e di chiamarsi l'un l'altro. O forse continuano a farlo, e
lei non li sente. Alle sue spalle Nelson respira affannato, ma Ruth è
stranamente tranquilla. Anche quando vede il braccino con ancora indosso
il braccialetto battesimale, persino in quel momento non prova niente.
Sapeva cos'avrebbe trovato lì sotto.
1.
Svegliarsi è come riemergere dal regno dei morti. La lenta risalita dal
torpore del sonno, le sagome che prendono forma dall'oscurità, la sveglia
che squilla come la tromba del Giudizio. Il braccio di Ruth scatta da sotto le
coperte e getta la sveglia a terra, dove continua a suonare come per
rimproverarla. Con un lamento si mette a sedere e scosta la tenda. Fuori è
ancora buio. “Non è giusto”, pensa tra sé, rabbrividendo appena i piedi
toccano le fredde assi del pavimento. L'uomo del Neolitico andava a
dormire appena calato il sole e si alzava alle prime luci. Cosa ci fa pensare
che debba essere il contrario? Addormentarsi sul divano durante Newsnight,
quindi trascinarsi sulle scale per sdraiarsi senza chiudere occhio con un
libro dell'ispettore Rebus, ascoltare alla radio il World Service della bbc
contare le tombe dell'Età del Ferro per prendere sonno e ora questo:
svegliarsi nell'oscurità sentendosi moribonda. In qualche modo non è
giusto.
Nella doccia, l'acqua le scolla gli occhi e scivola lungo i capelli, sulla
schiena. Un battesimo, se volete. I genitori di Ruth appartengono alla
Chiesa dei Cristiani Rinati, fervidi sostenitori dell'Abluzione Totale Per
Adulti (le maiuscole sono d'obbligo). Ruth ne comprende l'attrattiva, ma c'è
un piccolo problema: non crede in Dio. Nonostante tutto, i suoi genitori
Pregano Per Lei (ancora in maiuscolo) e questo dovrebbe confortarla,
eppure non è così.
Ruth si strofina energicamente con un asciugamano e fissa impassibile lo
specchio offuscato dal vapore. Sa bene cosa vedrà nel riflesso, e questo non
la conforta più delle preghiere dei suoi genitori. Capelli castani lunghi fino
alle spalle, occhi azzurri, carnagione pallida, e ogni volta che sale sulla
bilancia, al momento confinata nel ripostiglio delle scope, il suo peso è
sempre di ottanta chili. Sospira (“Non giudicatemi dal peso, essere grassi è
uno stato mentale”) e stende il dentifricio sullo spazzolino. Ha un sorriso
splendido, ma ora non sorride e anche questo non influisce sull'elenco dei
pensieri positivi.
Con i piedi bagnati, torna in camera da letto. Oggi è giorno di lezione,
perciò deve optare per un abbigliamento leggermente più formale del solito.
Pantaloni neri e maglione extralarge dello stesso colore. Mentre sceglie i
vestiti non li guarda nemmeno. Le piacciono i colori e i tessuti; il suo punto
debole sono le paillette, le perline e i brillantini. Ma nessuno lo penserebbe
osservando il suo guardaroba. Una sfilza di austeri pantaloni e giacche
scure. La cassettiera in legno di pino è piena di maglioni neri, cardigan
lunghi e collant opachi. Ha smesso di portare i jeans da quando ha raggiunto
la taglia quarantotto; ora preferisce pantaloni di velluto, ovviamente neri. In
ogni caso, non ha più l'età per i jeans: compirà i quaranta l'anno successivo.
Dopo essersi vestita affronta le scale. Il piccolo cottage ha una rampa di
gradini molto ripida, più simile a una scala a pioli. "Non riuscirò mai a
salire", si era lamentata sua madre durante la prima e unica visita. “E chi te
l'ha chiesto”, aveva replicato tra sé Ruth. I genitori alloggiavano al b&b
della zona, visto che il cottage possedeva una sola camera da letto; andare al
piano superiore non era strettamente necessario (al pianterreno c'è un bagno
vicino alla cucina, che però per sua madre è poco igienico). Le scale
portano direttamente nel soggiorno: pavimento in legno naturale, il comodo
divano sbiadito, un grande televisore a schermo piatto e libri che
tappezzano ogni superficie disponibile. Volumi di archeologia ma anche
gialli, manuali di cucina, guide di viaggio, romanzi rosa. Ruth ha gusti
eclettici, con una predilezione per i libri che riguardano il balletto o
l'equitazione, pur non avendo esperienza in nessuno dei due campi.
In cucina c'è spazio a malapena per il frigorifero e i fornelli, ma del resto,
nonostante i suoi ricettari, si cimenta solo di rado come cuoca. Accende il
fuoco sotto il bollitore e mette le fette nel tostapane, quindi con esperta
naturalezza si sintonizza su Radio 4. Raccoglie gli appunti per la lezione e
si siede al tavolo davanti alla finestra. Il suo posto preferito. Oltre il
giardino davanti a casa, con l'erba accarezzata dal vento e la palizzata
azzurra perennemente rotta, si estende il nulla. Chilometri e chilometri di
paludi, chiazzati da cespugli di ginestrone e solcati da infidi ruscelli. A
volte, in questo periodo dell'anno, grandiosi stormi di oche selvatiche
attraversano il cielo, il piumaggio che si tinge di rosa contro il sole
nascente. Ma oggi, un grigio mattino d'inverno, ovunque lo sguardo spazi
non c'è traccia di creatura vivente. Il mondo è pallido e scolorito, grigio
verde che sfuma in grigio-bianco nel punto in cui le paludi toccano
l'orizzonte. Più oltre ancora c'è il mare, una linea grigia più scura, i gabbiani
cavalcano le onde. È un paesaggio desolato e Ruth non riesce a spiegarsi
perché lo ami così tanto.
Mentre mangia il pane tostato e beve un tè - preferisce il caffè, ma decide
di risparmiarsi per un espresso come si deve in università - sfoglia gli
appunti della lezione, pagine stampate al computer e ora sporcate da
scarabocchi a penna in colori diversi. "Identità sessuale e tecnologia
preistorica", "Lo scavo dei manufatti", "Importanza delle ossa animali nella
ricerca archeologica". Anche se è l'inizio di novembre, la chiusura del
semestre per la pausa natalizia è alle porte, perciò questa è la sua ultima
settimana di lezioni. Passa mentalmente in rassegna i volti dei suoi studenti:
seri, impegnati e a loro modo un po' ottusi. Adesso che insegna ai
dottorandi, sente la mancanza del buonumore spontaneo e leggero delle
matricole. Quelli del suo corso sono talmente diligenti che la aspettano al
varco dopo la lezione per discutere dell'Uomo di Lindow e dell'Uomo di
Boxgrove, oppure per conoscere quanto fosse significativo il ruolo della
donna nella società preistorica. “Guardatevi intorno”, vorrebbe urlare, “non
ricopriamo un ruolo significativo nemmeno nella nostra società. Cosa vi fa
pensare che un branco di cacciatori-raccoglitori fosse più illuminato di
noi?”
Il programma Il pensiero del giorno si insinua nel suo inconscio,
ricordandole che è ora di muoversi. “Per certi versi, Dio è come un iPod…”
Posa piatto e tazza nel lavello e riempie di cibo la ciotola dei gatti, Sparky e
Flint. Intanto risponde alla sardonica intervista onnipresente nella sua
fantasia. “D'accordo, sono una donna single e sovrappeso, vivo sola e ho
due gatti. Qual è il problema? D'accordo, a volte parlo con loro, ma non mi
immagino certo che rispondano e non fingo di essere per loro niente di più
di un distributore di cibo.” Con tempismo perfetto, Flint, un massiccio
maschio dal pelo fulvo, s'infila nella gattaiola della porta e la fissa
imperscrutabile con il suo sguardo dorato.
“Dio è presente nella nostra playlist di ascolti recenti oppure a volte
dobbiamo selezionare la rotazione casuale?”
Ruth accarezza Flint e torna in salotto per infilare gli appunti nello zaino,
si attorciglia una sciarpa rossa intorno al collo (la sua unica concessione al
colore: persino le persone grasse possono comprare sciarpe) e infila la
giacca a vento. Infine spegne le luci ed esce.
Il cottage di Ruth è uno dei tre sul limitare del Saltmarsh, una distesa di
paludi salate a ridosso della costa. Un altro è occupato dal custode della
riserva ornitologica, l'ultimo l'ha affittato gente di città che ci viene a
trascorrere i weekend, con le sue grigliate tossiche e i fuoristrada
parcheggiati in bella vista davanti a casa di Ruth. Di solito in primavera e in
autunno la strada è allagata, spesso in pieno inverno è impraticabile.
"Perché non ti trasferisci in una località più comoda?" chiedono i colleghi.
"A King's Lynn ci sono posti fantastici, oppure a Blakeney, se vuoi stare
vicino alla natura." Ruth non riesce a spiegare nemmeno a sé stessa perché
una ragazza nata e cresciuta a Londra Sud sia tanto attratta da quelle paludi
inospitali, quelle desolate distese di fango, quei paesaggi solitari e
inesorabili. È stato uno scavo a farla venire nel Saltmarsh per la prima
volta, ma non sa definire che cosa l'abbia spinta a restare, nonostante le
continue difficoltà. "Ci sono abituata" è l'unica risposta che riesce a fornire.
"E comunque i gatti non amano i traslochi." I colleghi ridono. Cara vecchia
Ruth, così devota ai suoi gatti, sostituti dei figli ovviamente, è un vero
peccato che non si sia mai sposata, è davvero molto carina quando sorride.
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