Il piano matrimoniale del conte – Anne Gracie

SINTESI DEL LIBRO:
Sappiamo cosa siamo, ma non sappiamo cosa potremmo essere.
William Shakespeare, Amleto
Londra, 1818
«Come mi avete chiamato?» Il maggiore Calbourne Rutherford si
fermò di scatto, nel discreto ufficio governativo dell'Onorevole Gil
Radcliffe nel cuore di Whitehall.
Radcliffe sollevò un sopracciglio. «Non lo sapevate?»
Cal scosse il capo. «Mi state dicendo che è successo qualcosa a
mio fratello Henry? E che adesso sono Lord Ashendon?» Il padre di
Cal era morto un anno prima, e il fratello maggiore, Henry, aveva
ereditato il titolo.
«Supponevo che foste tornato a Londra per questo, dopo quanto,
dieci anni?» Radcliffe fece sedere Cal e ordinò al suo impiegato di
portare tè e biscotti.
«Maledizione!» imprecò Cal. Non provava dolore: lui e suo
fratello non erano mai stati vicini. «Henry non aveva neanche
quarant'anni. Che cosa è successo? Come è morto?»
«Ha tentato di guadare un torrente in piena, con il cavallo a gran
galoppo. Il cavallo è incespicato, vostro fratello è caduto e si è
spezzato il collo. Era ubriaco, naturalmente.» Vi fu un breve silenzio,
poi aggiunse: «Hanno dovuto abbattere il cavallo. Un vero peccato,
era un bell'animale».
Che ironia. Henry aveva condotto una vita sfrenata nei bassifondi
di Londra, mentre Cal era stato mandato a combattere per il proprio
paese alla giovane età di diciassette anni. Se ci si aspettava che uno
dei due morisse presto...
«Quindi, se non siete qui per rassegnare la vostra commissione,
perché siete venuto?» domandò Radcliffe.
Proprio in quel momento arrivò l'impiegato con il tè e i biscotti allo
zenzero. Cal attese che l'uomo fosse andato via. «Allora?» lo
sollecitò Radcliffe.
Cal sorseggiò la bevanda e mordicchiò un biscotto, godendo
della tensione di Radcliffe. «Sono quasi certo che El Escorpion sia
inglese.»
«Lo Scorpione è inglese?» Radcliffe si irrigidì. «No! Non può
essere! Ne siete certo?»
Cal fece una smorfia. «È solo una sensazione.»
«Una sensazione.» Radcliffe rise ironico. «Ma davvero.»
Cal non fu irritato dallo scetticismo di Radcliffe. Anche lui lo
sarebbe stato se uno dei suoi ufficiali, dopo aver dato la caccia a un
famigerato assassino per due anni, fosse arrivato con una mera
sensazione. Ma per quanto fosse vaga e inconsistente, Cal sentiva
di essere giunto a qualcosa. «Quest'ultimo omicidio: quando ha
sollevato il fucile, ho visto il profilo dell'uomo contro il cielo notturno
e...»
Radcliffe si sporse in avanti. «Lo avete riconosciuto?»
«No, era troppo distante. Ma più tardi, mentre ci riflettevo su, mi
sono reso conto che c'era qualcosa di familiare nei suoi movimenti.»
«I suoi movimenti?»
Cal annuì. «Ho combattuto accanto agli uomini della Brigata dei
Fucilieri diverse volte durante la guerra, e qualcosa nella sua
posizione e nel modo in cui ha sollevato il fucile mi ha ricordato uno
di loro. Sono piuttosto sicuro che sia inglese e che fosse un tiratore
scelto durante la guerra. Credo che stia utilizzando persino un fucile
Baker; se può sparare in testa a un uomo da più di duecento iarde di
distanza... be', non molte armi hanno quella funzionalità.»
Radcliffe annuì meditabondo. «È possibile, suppongo. E credete
sia tornato in Inghilterra?»
«Non saprei. È sparito, come al solito. Potrebbe essere ovunque.
Ma ho pensato di recarmi al quartier generale della Brigata dei
Fucilieri, farmi dare un elenco dei tiratori scelti che hanno lasciato il
reggimento e vedere cosa stanno facendo adesso. Non è molto da
cui partire, ma...»
«È più di quanto abbiamo avuto finora» commentò Radcliffe con
soddisfazione. Prese carta e penna. «Preparerò i vostri documenti di
congedo.»
Cal batté le palpebre. «Documenti di congedo? Perché?»
«Avete affari personali di cui occuparvi: un titolo e un'eredità da
gestire, faccende da sistemare. Affari personali.»
A Radcliffe piaceva essere enigmatico. A scuola era stato
brillante, e anche allora aveva la reputazione di raccogliere
informazioni, sia politiche che personali. Quello lo rendeva perfetto
per il suo attuale lavoro, seduto al centro di una rete di intrighi che si
estendevano da Londra al resto del mondo; e dirigeva ogni cosa da
dietro una scrivania.
Radcliffe completò il documento con uno svolazzo e lo asciugò
con la sabbia. Prese il sigillo ufficiale, senza il quale il documento
non sarebbe stato valido, lo premette su una chiazza di calda cera
scarlatta e lo porse a Cal.
«Quattro settimane di permesso? Non sono troppe?»
Radcliffe gli rivolse un debole sorriso. «Vi raccomando di andare
a trovare il vostro avvocato, prima.»
Cal si diresse subito all'ufficio di Phipps, Phipps e Yarwood, gli
avvocati del suo defunto padre. La notizia di essere Lord Ashendon
adesso lo aveva scosso, ma era determinato a non cambiare
significativamente la propria vita. Le grandi proprietà portavano con
sé responsabilità, e col titolo arrivavano altri doveri per cui Cal,
essendo figlio cadetto, non era mai stato preparato. E che proprio
non desiderava.
Aveva sempre fatto il proprio dovere, era stato un buon soldato,
anche se aveva odiato la perdita e la distruzione della guerra. Ora, in
periodo di pace, aveva scoperto che muoversi tra gli ingarbugliati
affari europei per il suo paese, era un compito adatto a lui. Le attività
di Napoleone avevano cancellato confini e distrutto alleanze. Si
stava formando una nuova Europa e gli intrighi erano infiniti. E
avvincenti.
Cal andava dove gli veniva ordinato e faceva il lavoro che Gil
Radcliffe gli assegnava. Il suo compito attuale era di rintracciare e
catturare o uccidere l'assassino noto come Scorpione. Dopo che lo
Scorpione aveva ucciso l'amico di Cal, Bentley, la caccia era
diventata una questione personale.
«Cosa significa che non avete una copia del testamento di
Henry? Siete gli avvocati di famiglia. Dovreste averlo in archivio.»
L'avvocato, Phipps, si mosse a disagio sulla sedia. «Vostro
fratello ha rinunciato ai nostri servigi più di otto anni fa, dopo una...
divergenza d'opinione con vostro padre.»
«Capisco.» Cal era in grado di leggere tra le righe. Henry era
sempre stato un tipo collerico, proprio come il padre. Ed entrambi
avevano la tendenza a nutrire rancore. «Suppongo che non
l'abbiano mai risanata.»
L'avvocato inclinò il capo. «Questo è quello che ho inteso, milord.
E da quel poco che so, vostro fratello non era... un successore
all'altezza di vostro padre. Gli affari di famiglia sono... ingarbugliati.
Finché non troveremo il suo testamento e faremo domanda di
successione, non potrà accadere nulla.»
Cal imprecò sottovoce. Tipico di Henry lasciare le cose in un
dannato pasticcio.
«Di sicuro rinuncerete al vostro incarico da ufficiale, milord.»
Cal scosse il capo. Tutta quella faccenda era una dannata
seccatura, ma non si sarebbe dimesso neanche morto.
«Prolungherò la mia licenza, se necessario, ma una volta concluso
questo affare intendo tornare in Europa. Ho delle responsabilità
all'estero.»
Phipps lo fissò con aria sconvolta. «Ma adesso avete delle
responsabilità in Inghilterra, milord.»
Cal scrollò le spalle. «Si possono incaricare dei responsabili per
occuparsi dell'ordinaria amministrazione della tenuta.»
Phipps serrò le labbra. «Vi dovrete come minimo occupare
dell'organizzazione delle persone a carico, milord.»
«Le persone a carico?» Cal aggrottò la fronte. «Non ho... Ah,
intendete le mie sorellastre.» Non vedeva le ragazze da anni, ma le
ricordava come dolci creaturine che lo seguivano dappertutto come
cuccioli. «Dove sono al momento?»
«A Bath, milord.»
«Ancora a scuola, dunque.»
«No, milord, al momento sono affidate alle cure di Lady Dorothea
Rutherford.»
«Sono in buone mani, allora» affermò Cal con indifferenza. Zia
Dottie doveva aver preso sotto la sua ala le nipoti, e dopo un periodo
di lutto adeguato sarebbero potute tornare a scuola. «C'è qualcosa
che devo firmare?»
Le labbra dell'avvocato si assottigliarono. «Mi sento obbligato a
ricordarvi, milord, che nel testamento di vostro padre alle vostre
sorelle è stata assegnata una somma considerevole per quando si
sposeranno o compiranno venticinque anni. Sono delle ereditiere, in
effetti e, come tali, devono essere protette dai cacciatori di dote.»
Esitò. «Non saprei se vostra zia è all'altezza del compito.» Era
evidente che nutrisse seri dubbi, ma la discrezione lo trattenne.
Cal non disse nulla. Phipps era molto pignolo.
«Anche Lady Dorothea è a vostro carico. Al contrario delle vostre
sorelle, vostro padre non le ha lasciato alcuna somma. Sì, milord,
anch'io ho pensato che fosse piuttosto irregolare; in fondo era la sua
unica sorella nubile e non aveva nessuna proprietà. Ma contro tutti i
miei consigli, affidò il suo benessere alle cure di vostro fratello.»
«Santo cielo! L'ha lasciata alle tenere cure di Henry? È un
miracolo che zia Dottie non chieda l'elemosina per strada. Cosa è
venuto in mente al vecchio?»
«Proprio quello che penso io, milord.»
«Concedetele subito una rendita dai miei guadagni personali»
disse. «E che sia generosa. Quando il testamento sarà convalidato,
troveremo una soluzione permanente.»
Cal aveva un debole per zia Dottie. Lei gli aveva fornito un'infinita
scorta di calze da quando era partito per la guerra. Rosse, perché
pensava che si abbinassero con la divisa scarlatta. Gliele mandava
non appena finiva di lavorarle ai ferri; abbastanza da rifornire Cal e
una metà dei suoi amici, che in principio avevano riso per il colore,
ma poi le avevano accettate grati durante i rigori dell'inverno. Le
calze scarlatte di zia Dottie avevano salvato molte dita dal
congelamento.
Cal lavorava in condizioni più civili, adesso, e non indossava più
un'uniforme, ma i pacchi con le calze scarlatte lo raggiungevano
ancora attraverso l'Europa, sebbene avesse detto diverse volte alla
zia che non ne aveva più bisogno.
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