Il digiuno per tutti- Basta un giorno alla settimana per un corpo sano e una mente lucida -Stefano Erzegovesi

SINTESI DEL LIBRO:
L’aspetto che mi colpisce di Laura, sin dal primo saluto di benvenuto e
presentazione, è la vivacità degli occhi: attenti e quasi luminosi nel dare
colore a ogni parte del suo racconto.
Le faccio notare la quantità di bagaglio che si porta dietro entrando nel mio
ambulatorio: zaino porta-computer, elegante borsa femminile, delle
dimensioni di un sacchetto della spesa di quelli grandi, un’ancora più
voluminosa borsa da palestra. Mi risponde, con un tempo comico perfetto:
«Poi vedrà lo zaino di ciccia». Guardandomi negli occhi con un’espressione
che va dritta al punto, aggiunge: «Sono qui per fare l’operazione; se mi
togliete un pezzo di stomaco, forse riuscirò a mangiare meno e a dimagrire».
Le faccio presente che le operazioni di chirurgia del peso (gli interventi di
chirurgia bariatrica) sono sicuramente utili, ma solo in casi di obesità severa
e, soprattutto, di obesità resistente ad almeno 3 cicli di cura di tipo
multidisciplinare (per «multidisciplinare» intendiamo una cura che si occupi
contemporaneamente, tramite un gruppo di specialisti ben coordinati tra loro,
degli aspetti medici, nutrizionali, psicologici ed eventualmente psichiatrici
dell’obesità).
Le chiedo quindi di raccontarmi la sua storia.
«Ne avrà sentite mille come la mia, quindi la faccio breve. Ho
quarantacinque anni, insegno Italiano in un liceo e amo il mio lavoro, sono
sposata con un uomo che mi considera poco ma gli voglio bene lo stesso, ho
una splendida figlia, Alice, di dieci anni, un po’ rognosa come tutte le
preadolescenti, ma bella e brava, e un gatto, Amilcare, il maschio di casa che
mi dà più affetto; maschio per modo di dire, visto che è castrato.
«Tutto inizia dopo il parto di Alice, quando mi sono ritrovata a 72 chili dai
miei soliti 55.»
Laura è alta 1 metro e 65; a 55 kg il suo BMI (Body Mass Index/Indice di
Massa Corporea, che si calcola dividendo il peso in kg per l’altezza in metri
elevata al quadrato) era 20,2, «normopeso»; 26,4, quando era 72 kg, era
«lieve sovrappeso».
«Mio marito mi fa notare il peso in più e mi dice, il bastardo: ‘Non è che ti
cerco di meno per problemi miei; ti cerco di meno perché sei grassa’. Giusto
per tirarmi su il morale e darmi un motivo in più per il maternity blues [il
maternity blues è uno stato di lieve depressione di cui soffrono molte donne
dopo il parto e che, solo in alcuni casi, si complica con una vera e propria
depressione post partum].
«A quel punto è una sfida personale: dopo aver visto su una macchina un
adesivo che diceva Vuoi dimagrire? Chiedimi come [il Programma Herbalife,
uno dei tanti regimi dietetici iperproteici inutili e costosi] decido di
iscrivermi, perché l’estate è alle porte e bisogna fare in fretta. I beveroni
Herbalife non erano neanche male, e le pasticche [uno dei tanti prodotti
sedicenti ‘dimagranti’, inutili e ugualmente costosi] che, secondo loro,
bruciavano i grassi e li trasformavano in calore, mi gasavano al massimo
[spesso, in queste pasticche, ci sono caffeina e altri stimolanti del sistema
nervoso centrale; quindi non prendetele mai!].
«Risultato: fighissimo all’inizio, in un mese perdo 12 chili, e chissenefrega
se mi portavo dietro sempre un po’ di stanchezza e mal di testa. Anche
l’intestino, già un po’ stitico di mio, si lamentava ed era pigrissimo, l’alito era
quello che era, l’umore un po’ ad alti e bassi, ma il calo di peso era veramente
entusiasmante. Le amiche e le colleghe se ne accorgono, perfino il maritino
se ne accorge e me lo fa notare, anche se continua a girarmi al largo quando
siamo in camera da letto.
«Inizio a sentire che qualcosa non va dopo circa 3 mesi: peso 15 chili di
meno, quindi il calo prodigioso del primo mese è un po’ rallentato, ma
comunque sono soddisfatta del mio aspetto. Però, c’è un però: sono in
vacanza e comincio ad avere una voglia di gelato neanche fossi una tossica
gelatomane. Ne mangio uno piccolo, pensando: alla fine me lo posso
permettere, no? e la voglia aumenta sempre di più.
«Comincio ad andarmene prima dalla spiaggia, dico a tutti: ‘Vado a fare la
spesa per il pranzo’ e, lungo la strada, mi mangio un mega-cono da 4 gusti.
«Telefono a quella professorona della mia consulente Herbalife [in
generale, non fidatevi mai dei ‘consulenti per la vostra salute’ che vi
lusingano con frasi del tipo ‘sono come te, anch’io ci sono passata e ho vinto’
ma che, alla fine, vi vogliono solo vendere prodotti a caro prezzo] che mi dice
che può capitare a tutti e che devo solo raddoppiare la dose delle pasticche
bruciagrassi.
«La cosa non mi torna, già le pasticche che prendevo mi mettevano un po’
di nausea e nervosismo. Decido di non seguire il consiglio e, appena tornata
dalle vacanze, di iniziare una dieta vera, senza intrugli. Vedo in edicola la
Dieta Beverly Hills, per tornare subito in forma dopo gli stravizi delle
vacanze: solo frutta a quintalate per alcuni giorni, poi mais bollito, poi ancora
mangiare solo certe cose a seconda del giorno – un giorno solo frutta, un
giorno solo frutta e patate lesse, un giorno solo papaia, carne e gamberetti,
che mi viene la nausea solo a ripensarci.
«Riprendo a dimagrire un po’, ma quella cosa di sentirmi nervosa e drogata
di pane e dolci non mi passa. Anche qui, il peso scende svelto ma, dopo un
mesetto, comincia a risalire a razzo: a dicembre di quell’anno addirittura
esplodo a 78 kg, una cosa mai vista neanche dopo la gravidanza.
«Per dieci anni ho provato e riprovato tutte le diete del mondo, sia quelle
coi nomi stranieri, Dukan, Atkins, Plank, Detox, sia quelle coi nomi italiani,
Zona, Paleolitica, Lemme, Tisanoreica, spendendo una quantità di soldi che
ci avrei potuto ristrutturare casa. Ho fatto anche quella dei gruppi sanguigni,
dove mi sono ammazzata di carne e pesce e avevo un alito al mattino che
sembrava avessi mangiato un topo con tutta la sua fogna appresso... [secondo
la dieta dei gruppi sanguigni, che sconsiglio vivamente e di cui mi preme
sottolineare la totale mancanza di qualsiasi base scientifica, il Gruppo Zero di
Laura si gioverebbe di una dieta ‘da cacciatore/raccoglitore’, quindi ricca di
prodotti animali].
«Ho fatto anche qualche dieta ipocalorica bilanciata, prescritta da vari
dietologi. Sicuramente mi facevano soffrire di meno, ma dopo qualche mese
la voglia matta di porcate arrivava comunque. Alla fine di tutto, ho sofferto la
fame in un modo che le persone che mi sono accanto non possono nemmeno
immaginare; e il peso, che le diete fossero tanto o poco ipocaloriche, tanto o
poco iperproteiche, ha continuato ad andare su e giù come uno yo yo. A ogni
giù di peso un po’ di entusiasmo, a ogni su una tristezza che mi faceva sentire
in trappola.»
Quella che ho davanti ora è una persona francamente obesa (85 kg, BMI
31,2) e, soprattutto, sfinita da sbalzi d’umore ed episodi di «fame nervosa»
che non riesce più a controllare. Quando si parla di cosa posso fare per lei, è
ancora molto diretta e precisa: «Dieta stretta uguale a fallimento, quindi non
ci provi neanche a propormela perché di fallimenti nella mia vita ne ho già
avuti abbastanza».
Come prima cosa, cerco di dare a Laura tutte le informazioni sugli effetti
devastanti del sentirsi cronicamente a dieta stretta: è un fatto accertato
che, da quando le persone seguono diete rigide e contano le calorie, la
popolazione mondiale – non solo Laura! – è sempre più sovrappeso, se non
obesa.
La chiave del problema è la perdita della nostra capacità di «ascoltarci
dentro» (tecnicamente, si definisce questo tipo di capacità consapevolezza
enterocettiva), di sentire e riconoscere i segnali delle nostre sensazioni ed
emozioni interne, come fame e sazietà, ma anche rabbia, tristezza o
delusione.
Quando seguiamo una dieta rigida, siamo portati a trascurare i segnali
interni, segnali su cui si basa la nostra possibilità di essere sazi e magri per
tutta la vita, e siamo portati a disperdere le nostre energie su pensieri astratti
(come la conta delle calorie) o su traguardi di peso più o meno
irraggiungibili.
A partire da questo inizia il nuovo percorso di Laura: è un percorso di lieve
intensità, solo mezza giornata a settimana, «perché a casa, senza di me,
marito e figlia non sanno neanche da che parte girarsi; e poi non posso
lasciare i miei allievi da soli, hanno bisogno di me per l’esame di maturità».
Durante il percorso di cura, Laura riceve vari tipi di supporto: nutrizionale
(linee-guida per una sana alimentazione, lentamente dimagrante ma
equilibrata e completa di tutti i nutrienti), psico-nutrizionale (tecniche per il
miglioramento della consapevolezza enterocettiva e altre tecniche
mindfulness-oriented,
ovvero
orientate
al
miglioramento
della
consapevolezza di sé, nel momento presente e senza giudizi o commenti) e
culinario (con tecniche di cucina per migliorare l’appetibilità di prodotti «che
saranno anche sani, ma mica tanto invitanti quando ti tocca mangiarli»).
La perdita di peso avviene in maniera molto diversa rispetto alle sue
esperienze precedenti: dopo 6 mesi il peso scende da 85 a 79 kg, ma Laura è
felice per come si sente, di umore e di energie.
È ancora più felice di aver trovato il coraggio, dopo molte titubanze e dopo
molte mie insistenze, di parlare al marito di come si sente in questo momento.
Con grande tranquillità e senza alcun intento accusatorio, riesce a dirgli che
«ci sono mille motivi per cui sono come sono adesso e, sicuramente, come mi
tratti tu non è il primo motivo. Ma, che io pesi 50 o 100 chili, ho bisogno di
sentirmi guardata e desiderata da te: ne avevo bisogno prima, ne ho bisogno
adesso e, che io dimagrisca di 10 o 30 chili, ne avrò bisogno sempre».
Nessuno meglio di Laura può raccontarci la reazione del marito: «Quando
ho iniziato a parlare mi ha guardato con la faccia del tipo ecco che comincia
con una delle sue menate; quando gli ho detto del mio bisogno di sentirmi
desiderata, mi ha guardato come si guarda un alieno appena atterrato da
Plutone. Al momento, lo stronzo, mi ha detto di piantarla con queste frasi da
riviste femminili, ma l’avermi visto così tranquilla e determinata, così questa
sono io, questi sono i miei bisogni, senza clamori o isterismi, neanche dopo la
sua battutaccia sulle riviste femminili, deve avergli mosso qualcosa dentro.
Alla fine ha accettato di venire con me da quel terapeuta della coppia che lei
dottore mi aveva consigliato qualche mese fa. Adesso non sono tutte rose,
fiori e cuoricini d’oro ma, finalmente, riusciamo a stare vicini, fare delle cose
insieme e risentire un po’ di quell’energia per cui, tanti anni fa, ci siamo
scelti».
Alla prima visita di controllo, è Laura stessa che, volendo dare «una
sferzata in più» al suo peso, arriva tenendo in mano il libro di Michael
Mosley La dieta Fast (giornalista e medico, Mosley ha reso popolare un tipo
di restrizione calorica intermittente, un semi-digiuno di 2 giorni a settimana
che vedremo più avanti [vedi qui
]). Concordiamo che, visti gli ottimi livelli
di consapevolezza che ha raggiunto, non ci sono rischi a iniziare da un solo
giorno a settimana di restrizione calorica intermittente.
L’obiettivo è accelerare (lentamente!) la perdita di peso ma, soprattutto,
aiutare Laura a fare un po’ di pulizia da tutte le scorie accumulate in anni di
diete iperproteiche.
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