Eurosprechi – Tutti i soldi che l’Unione butta via a nostra insaputa – Roberto Ippolito

SINTESI DEL LIBRO:
La bocciatura, comunque, è senza appello: la Corte formula «un giudizio
negativo sulla legittimità e regolarità» dei «pagamenti relativi al 2014» che
«sono inficiati da un livello di errore rilevante». Tuttavia, probabilmente per i
complicati equilibri politici della convivenza fra gli stati membri, il bilancio
nel suo complesso non ottiene analoga bocciatura: la Corte esprime un
giudizio positivo sull’affidabilità dei conti dell’Unione Europea relativi
all’esercizio 2014 che «forniscono un’immagine fedele e veritiera»,
valutando le entrate «legittime e regolari». Insomma il bilancio ottiene il
timbro di regolarità benché zeppo di irregolarità.
La responsabilità di quello che non va ricade, innanzitutto, sulla
Commissione che, dopo l’approvazione del bilancio da parte del Parlamento
Europeo e del Consiglio, si deve adoperare affinché le risorse siano spese in
modo appropriato. In particolare il 76 per cento circa del bilancio è speso
nell’ambito della cosiddetta gestione concorrente con i singoli stati membri
che distribuiscono i fondi e gestiscono la spesa in conformità al diritto
dell’Ue.
Ovviamente la responsabilità principale della Commissione non cancella
quella degli stati. Il loro comportamento troppo spesso non è impeccabile e
altrettanto spesso l’Unione viene considerata come la vacca da mungere,
benché il suo finanziamento avviene per la stragrande maggioranza con i
contributi versati da loro stessi: 94,9 miliardi nel 2014. L’Iva consente entrate
molto inferiori, 17,7 miliardi, e i diritti agricoli e doganali poco meno, 16,4.
Attenzione però al linguaggio. La Corte dei conti si limita a usare la parola
«errori», certificando la loro incidenza per almeno il 4,4 per cento sul
bilancio del 2014. Ma è lei stessa a spiegare che questi rappresentano solo
una parte del denaro utilizzato male: «Il livello di errore da noi stimato non
misura la frode, l’inefficienza o gli sprechi. È una stima delle risorse
finanziarie che non avrebbero dovuto essere erogate perché non utilizzate in
conformità alla normativa applicabile».
Agli errori stimati per 6,3 miliardi di euro e a quelli rimasti fuori dal calcolo
bisogna dunque sommare altri soldi buttati via in un modo o in un altro:
un’infinità di buchi neri. Quanto denaro sperperato! Quanti eurosprechi.
Fra l’altro l’impatto dei vari tipi di imbrogli e di truffe sui conti europei non
viene ancora studiato in modo approfondito.
Nella prima «Relazione dell’Unione sulla lotta alla corruzione» presentata
dalla Commissione a pochi mesi dalla fine del secondo mandato
presidenziale di Barroso, 12
si legge che, «pur variando da un paese all’altro
per natura e portata, la corruzione colpisce tutti gli Stati membri e si
ripercuote sulla buona governance, sulla sana gestione del denaro pubblico e
sulla competitività dei mercati».
La relazione si occupa quindi dei singoli stati e ignora completamente le
istituzioni europee, come se queste fossero esenti da qualunque problema di
rispetto delle regole.
Poiché il problema c’è ed è tutt’altro che piccolo, la dimenticanza della
Commissione appare singolare. Tanto che la Corte dei conti europea
definisce la sua omissione «una scelta infelice». 13
Inoltre la relazione non è centrata sui dati oggettivi ma soltanto sulla
percezione del fenomeno, per forza di cose non corrispondente esattamente
alle sue dimensioni effettive che potrebbero anche essere minori. Si basa su
un sondaggio di Eurobarometro, 14
il servizio incaricato di studiare le
tendenze dell’opinione pubblica, secondo cui i livelli di illegalità sembrano in
aumento. L’8 per cento degli intervistati afferma di essere stato oggetto di
richieste o di aspettative di tangenti in un anno. Eurobarometro indica in circa
120 miliardi i costi della corruzione per il continente.
Motocross a sorpresa
Un continente in cui accade proprio di tutto, indifferentemente ai grandi
livelli o nelle situazioni, prese singolarmente, meno rilevanti. Anche a
dispetto della realtà. Come nel caso di un terreno che risulta proprio un bel
terreno. Promette bene. Può dare soddisfazioni con la semina. La sua
destinazione non è la semplice aspirazione di un agricoltore spagnolo, nella
comunità autonoma Castiglia-La Mancia, ma ha il riconoscimento formale: è
dichiarata e registrata nella banca dati del Sistema di identificazione delle
parcelle agricole (Sipa).
Bisogna soltanto sfruttare adeguatamente il suolo e avere la pazienza di
attendere i risultati positivi previsti. L’Unione Europea, perciò, non si lascia
sfuggire l’opportunità di dare il proprio sostegno. Ci mancherebbe altro! Così
il suo aiuto economico non tarda.
E non tarda nemmeno l’effetto, davvero eccezionale, del suo supporto. Poco
importa se è molto diverso dalle aspet-tative iniziali. Su quel terreno non
matura la frutta e nemmeno la verdura per il semplice motivo che non è
possibile seminare nulla: a sorpresa viene invece costruita una pista di
motocross.
Il finanziamento è ingiusto, come la destinazione indicata nel Sistema delle
parcelle agricole. O qualcuno vuole dimostrare che una pista di motocross
rientra nelle attività agricole meritevoli di incoraggiamento? Con i motori
rombanti su due ruote se ne vanno via a tutta velocità anche i soldi.
Questo è solo uno degli infiniti espedienti benedetti con le banconote di
Bruxelles. Vietato stupirsi, perciò, per il falso terreno da semina in Spagna.
Né forse bisogna sorprendersi per i tanti pascoli permanenti inventati in
luoghi impossibili. Il trucco, evidentemente, piace e funziona al punto che
viene replicato da un bel numero di allevatori di sei stati differenti:
Repubblica Ceca, Francia, Grecia, Polonia, Slovacchia e ancora Spagna.
L’Unione Europea non si fa pregare per elargire gli aiuti previsti a favore
degli inesistenti pascoli vantati, anche se nessun pastore viene mai visto nelle
superfici interessate.
Né sarà mai possibile avvistarlo. Le aree dei presunti pascoli permanenti,
infatti, sono coperte completamente o in parte dalla vegetazione, sono piene
di cespugli, di arbusti e di alberi e in qualche caso sono anche rocciose. Le
pecore non ci pensano proprio a calpestarle. Insomma i soldi sono elargiti
senza giustificazione. Un gentile omaggio.
I regali non sono occasionali. Alla sigla Ue corrisponde un’istituzione così
frequentemente generosa che riesce perfino a rimborsare spese non ancora
sostenute. Il saldo delle fatture per l’ampliamento e la ricostruzione di una
ferrovia nella Repubblica Ceca avviene prima ancora del via all’esecuzione
del progetto sostenuto dal Fondo europeo di sviluppo regionale (Fesr).
La generosità è senza confini, letteralmente. Si manifesta anche in seguito
all’accordo concluso con una banca dei Caraibi dalla Commissione europea
per contribuire con 6,5 milioni di euro al reimpianto di canna da zucchero nel
Belize. Gli imprenditori coinvolti nell’operazione ottengono finanziamenti
europei anticipati per 740.000 euro, l’equivalente dei prestiti approvati
dall’istituto di credito ma non ancora versati. La somma viene liquidata dalla
Commissione, attraverso EuropeAid, la direzione generale competente per
una parte rilevante delle spese imputate alla voce «Ruolo mondiale
dell’Europa».
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