Donna d’onore – Irene Colabianchi

SINTESI DEL LIBRO:
La testa non mi ha mai girato così forte.
Ho dolore dappertutto.
Mi sento stanca, stremata.
Ho la bocca impastata, la sabbia nella gola.
Muovo le braccia e mi rendo conto di avere le mani
legate dietro la schiena. E sono seduta, bloccata a una
seggiola di legno.
Riapro lentamente gli occhi e tutto ciò che vedo è il
buio totale, assottiglio le palpebre e cerco di penetrare
l’oscurità, ma sono talmente stanca e confusa, che non ci
riesco.
Sospiro e piego la testa all’indietro, peggiorando il
terribile mal di testa che mi trapana il cervello. Ho il
collo dolorante…
Delle voci… profonde… lontane
“ No, non penso…”
Cosa? Chi è?
“ La ragazza, dov’è?”
La ragazza…
Mugugno e mi lamento, la testa pesa e la rovescio di
nuovo all’indietro, sentendo il corpo afflosciarsi sulla
sedia, scivolare verso il basso, finché qualcosa non
ostacola la mia caduta e a questo punto apro gli occhi di
scatto, spaventata.
Un uomo… un uomo mi scruta, è vicino a me, troppo e
mi sta tenendo, mi sorregge con le sue braccia. “Salve”.
Mi esce un flebile sussurro e socchiudo le palpebre,
senza più forze. Non ricordo bene cos’è successo, dove
mi trovavo prima di questo? E dove mi trovo ora? Indago
tra i miei ricordi, provo a concentrarmi, finché d’un
tratto un’immagine… sono stata imbavagliata e messa in
una macchina contro la mia volontà.
Oddio, chi è quest’uomo?
D’istinto arretro e cerco di allontanarmi dal suo
contatto, terrorizzata e arrabbiata.
Lui corruga la fronte e scuote la testa, avvicinandosi a
sua volta. “Non voglio spaventarti, Angelica”.
" Chi sei?”
L’uomo sorride e la sua mano si accosta al mio viso,
ma io mi scosto e lo guardo, schifata. Non voglio essere
toccata da lui, non so chi sia, voglio capire cosa diavolo è
successo e perché sono legata, soprattutto.
“ Sono Tony De Carlo”.
Malgrado sia ancora confusa, magari poco cosciente,
questo cognome richiama ricordi e parole orribili. De
Carlo… no, non è possibile, non posso trovarmi nelle
mani di quest’importante famiglia di Chicago.
Tony ridacchia. “Dalla tua faccia, intuisco di aver
risvegliato in te qualcosa”.
“ Sì, il disgusto!” esclamo e la testa gira vorticosamente.
“ Il disgusto? No, Angelica, spero tu stia scherzando”.
Tony De Carlo… non appena ripeto questo nome
mentalmente, ho la vista più chiara, la mente si sgombra,
f
inalmente, gli effetti di quello che penso sia un
narcotico utilizzato per sedarmi, iniziano a scomparire.
Lo guardo, stringendo le labbra e mi divincolo, senza
ottenere la libertà. Conosco questo mondo: mio padre è
il capo della mia famiglia, il secondo più importante
boss di New York. Sono stata educata a questo genere di
cose e so che, è molto probabile, non ne uscirò illesa. Per
questo, voglio cercare un modo per liberarmi.
Analizzo la stanza, dove mi trovo.
Sembra un capanno, è piccolo, logoro e di legno. Ci
siamo solo io, Tony e più in là ho sentito parlare un paio
di persone, probabilmente armate, sicuramente i suoi
carusi. Un altro sguardo alla stanza e mi rendo conto che
non c’è niente, il vuoto totale.
Cazzo…
“ Scommetto che stai studiando il capanno”. Tony ride.
“Non c’è niente che tu possa usare contro di noi e non c’è
modo per liberarti”.
“ Che cosa vuoi?” domando irrigidendomi, ma senza
mostrargli la paura che provo: quello è un sentimento
che non va rivelato, soprattutto con i prepotenti. E Tony
è prepotente, spavaldo, presuntuoso, esattamente un
degno rivale di papà, Nicodemo La Rosa.
“ Voglio te, Angelica”.
“ Non ci conosciamo neanche” ribatto sbuffando. “E
non sei nemmeno interessante”.
È vero, Tony non è per niente affascinante, avrà
cinquant’anni e ho saputo talmente tante cose orrende
sul suo conto, sulla fine tragica delle donne che gli
ronzano intorno, che non oso immaginare la mia fine, se
mi ritrovassi nelle mani di Tony a tempo indeterminato.
Tony mi carezza la guancia ed io rabbrividisco,
schifata. “Io voglio te, Angelica, non mi interessa la tua
opinione”.
“ Perché?”
“ Mi piaci” risponde semplicemente, mostrandomi il
suo dente d’oro in un sorriso crudele. “Sei una preda
piuttosto appetitosa”.
Preda… non voglio essere la preda di nessuno. Mi agito
sulla sedia e noto solo ora di avere le calze strappate
sotto il mio vestito verde, ormai ridotto uno straccio. Mi
hanno toccata, spero con tutto il cuore non si siano
spinti oltre . Sono tutta indolenzita, ma non mi sembra di
aver subito… no, penso proprio… sto bene.
“ Non pensare a quello, te ne prego, Angelica” dice
leggendo la mia espressione. “Vorrei discutere con te di
alcuni affari”.
“ Mi dispiace, ma io non ne ho alcuna intenzione”.
Tony si volta leggermente verso i suoi carusi e schiocca
le dita, facendo loro un segno discreto. Non appena i
suoi occhi ritornano su di me, mi sento precipitare
all’indietro con tutta la sedia. Si avvicina, a piccoli passi,
e si appoggia alla sedia, chinandosi all’altezza del mio
orecchio. Il suo fiato sa di sigaro, non mi piace, per
niente. “Non uscirai da qui, Angelica”.
Scuoto la testa. “Lotterò con le unghie e con i denti, se
necessario”.
Tony ride ed io rabbrividisco, ancora. “So cosa accadrà,
Angelica, sono più forte di te. Non ho alcuna intenzione
di rinunciare a te; saperti la figlia di uno dei miei più
importanti rivali, è esattamente ciò che mi spinge a
tenerti prigioniera.
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