Don Camillo e il suo gregge – Giovannino Guareschi

SINTESI DEL LIBRO:
— Gesù, al mondo ci sono
troppe
cose
funzionano.
che
non
— Non mi pare, — rispose
il Cristo. — Al mondo ci sono
soltanto gli uomini che non
funzionano. Per il resto ogni
cosa
funziona
perfettamente.
Don Camillo camminò un
po’ in su e in giù, poi si
fermò davanti all’altare.
— Gesù, — disse — se io
comincio a contare: uno,
due, tre, quattro, cinque, sei,
sette e vado avanti per un
milione di anni sempre a
contare, ci arrivo in fondo?
— No, — rispose il Cristo.
— Tu, così facendo, sei come
l’uomo che, segnato un gran
cerchio per terra, comincia a
camminare attorno ad esso
dicendo: « Voglio vedere
quando arrivo alla fine ».
Non ci arriveresti mai.
Don Camillo, che ormai
mentalmente si era messo a
camminare su quel gran
cerchio, si sentiva l’affanno
che di solito prova chi, per
un
istante,
tenta
di
affacciarsi alla finestrella
che dà sull’infinito.
— Eppure, — insisté don
Camillo. — io dico che anche
il numero deve avere una
fine. Soltanto Dio è eterno e
infinito, e, se il numero non
avesse una fine, sarebbe
eterno ed infinito come Dio.
— Don Camillo, perché ce
l’hai tanto coi numeri?
— Perché, secondo me, gli
uomini non funzionano più
proprio a causa dei numeri.
Essi hanno scoperto il
numero e ne hanno fatto il
supremo
regolatore
dell’universo.
Quando
don
Camillo
innestava la quarta era un
guaio. Andò avanti un bel
pezzo,
poi
chiuse
la
saracinesca e camminò in su
e in giù per la chiesa
deserta. Tornò a fermarsi
davanti al Cristo:
— Gesù, questo rifugiarsi
degli uomini nella magia del
numero non è invece un
disperato
tentativo
di
giustificare la loro esistenza
di esseri pensanti?
Tacque
angosciato.
un
istante
— Gesù, le idee sono
dunque finite? Gli uomini
hanno dunque pensato tutto
il pensabile?
— Don Camillo, cosa
intendi tu per idea?
— Idea, per me, povero
prete di campagna, è una
lampada che si accende
nella
notte
dell’ignoranza
profonda
umana e
mette in luce un nuovo
aspetto della grandezza del
Creatore.
Il Cristo sorrise.
— Con le tue lampade non
sei lontano dal vero, povero
prete di campagna. Cento
uomini erano chiusi in una
immensa stanza buia e
ognuno d’essi aveva una
lampada spenta. Uno accese
la sua lampada ed ecco che
gli
uomini
guardarsi
in
poterono
viso
e
conoscersi. Un altro accese
la sua lampada e scopersero
un oggetto vicino, e mano a
mano che si accendevano
altre lampade, nuove cose
venivano in luce sempre più
lontane, e alla fine tutti
ebbero la loro lampada
accesa e conobbero ogni
cosa che era nella immensa
stanza, e ogni cosa era bella
e buona e meravigliosa.
Intendimi,
don Camillo;
cento erano le lampade, ma
non erano cento le idee.
L’idea era una sola: la luce
delle cento lampade, perché
soltanto accendendo tutte le
cento lampade si potevano
vedere tutte le cose della
grande stanza e scoprirne i
dettagli. E ogni fiammella
non era che la centesima
parte di una sola luce, la
centesima parte di una sola
idea. L’idea dell’esistenza e
della eterna grandezza del
Creatore. Come se un uomo
avesse spezzato in cento
pezzi una statuetta e ne
avesse affidato un pezzo a
ciascuno dei cento uomini.
Non erano cento immagini di
una statua, ma le cento
frazioni di una unica statua.
E i cento uomini si
cercarono, tentarono di far
combaciare
i
cento
frammenti, e nacquero mille
e mille statue deformi prima
che ogni pezzo riuscisse a
combaciare perfettamente
con gli altri pezzi. Ma alla
fine
la
statua
era
ricomposta. Intendimi, don
Camillo: ogni uomo accese la
sua lampada, e la luce delle
cento lampade era la Verità,
la Rivelazione. Ciò doveva
appagarli. Ma ognuno invece
credette che il merito delle
belle cose che egli vedeva
non fosse del creatore di
esse, ma della sua lampada
che poteva far sorgere dalle
tenebre del niente le belle
cose. E chi si fermò per
adorare la lampada, chi
andò da una parte e chi
dall’altra, e la gran luce si
immiserì in cento minime
fiammelle ognuna delle quali
poteva illuminare soltanto
un particolare della Verità.
Intendimi, don Camillo: è
necessario che le cento
lampade
si
riuniscano
ancora per ritrovare la luce
della Verità. Gli uomini oggi
vagano sfiduciati, ognuno al
fioco lume della propria
lampada, e tutto sembra loro
buio intorno e triste e
malinconico e, non potendo
illuminare
l’insieme,
aggrappano
al
si
minuto
particolare
cavato
fuori
dall’ombra dal loro pallido
lume. Non esistono le idee:
esiste una sola idea, una
sola Verità che è l’insieme di
mille e mille parti. Ma essi
non la possono vedere più.
Le idee non sono finite
perché una sola idea esiste
ed è eterna: ma bisogna che
ognuno torni indietro e si
ritrovi con gli altri al centro
della immensa sala.
SCARICA IL LIBRO NEI VARI FORMATI :
Commento all'articolo