Stella Gialla Ebrei E Pregiudizio – Riccardo Calimani

SINTESI DEL LIBRO:
1 marzo 1993
I' Ebrei e pagani
A un osservatore che salga su una montagna, e si spinga sempre più
in alto per avere una visione panoramica più ampia, l'orizzonte
apparirà, per quanto lontano egli possa arrivare con lo sguardo,
sempre più compatto, povero di particolari. Così, a uno studioso
moderno che si sforzi di spingere la propria ricerca il più lontano
possibile nei secoli, la storia dei popoli antichi si mostrerà
inevitabilmente indistinta. A questo destino non sfuggono le vicende
di Israele, un piccolo popolo dal destino singolare.
Le sue origini sono incerte: probabilmente furono oscuri nomadi
senza terra, piccoli pastori di greggi, coloro che, diventati
leggendari aramei erranti, generazione dopo generazione gettarono le
basi di una concezione religiosa che sarebbe diventata una raffinata
forma di monoteismo etico e avrebbe influenzato l'intera civiltà
europea.
Al di là delle vicissitudini e delle teorie che tendono a gettare
luce su quei tormentati inizi, è interessante fermare l'attenzione
sul fatto che l'autocoscienza di Israele, del suo essere popolo,
trova il suo fondamento originale nella Bibbia: punto focale di un
processo di straordinaria maturazione storica, nel quale il problema
delle origini viene sublimato, secondo il costume dei popoli, e
acquista consistenza mitica. Sedimento di numerose concezioni
straniere, con influenze iraniche e di altre religioni semitiche del
Vicino Oriente Antico, la Bibbia resta la fonte dell'appassionata
identità di Israele e della sua
aspirazione a essere un popolo santo, una condizione esistenziale,
sin dai primi tempi, severa, utopica, terribile.
Nell'Esodo l'ostilità degli egiziani verso gli ebrei viene
compiutamente narrata e le discussioni tra Mosè e il faraone sono il
confronto, non solo tra due uomini, ma anche tra due sistemi
religiosi. Nel Libro di Ester Israele, forse per la prima volta,
viene definito come un popolo disperso in tutte le province del regno
di Persia ma inassimilabile, e viene anche minacciato di sterminio:
"In tutte le città del tuo regno" dice il ministro Amman al re
Assuero "vi è un popolo disperso, che vive appartato dagli altri, ha
legge diversa da quella di tutti i popoli e non osserva le leggi del
Re". E' la prima testimonianza diretta delle conseguenze di una
originalità religiosa che non viene accettata dalle altre genti, ma
non vi è dubbio che fattori leggendari e mitici vengano enfatizzati
in queste pagine che sono di fonte ebraica, poiché ogni popolo nutre
di leggende le proprie origini.
Che il mondo pagano e quello romano abbiano cercato di reagire
all'influenza di Israele e della sua singolare visione religiosa, non
è cosa che stupisce. Il giudaismo godeva nel mondo mediterraneo di
vasta popolarità e le sue idee si diffondevano in numerosi strati
sociali: è stato calcolato che la popolazione ebraica nell'Impero
Romano sia arrivata a sette milioni di persone, circa il 7% del
totale. Appare indiscutibile che il mondo ebraico era ben inserito in
quel vasto macrocosmo e si può escludere che vi siano state, contro
di esso, tensioni coerenti e sistematiche. La diaspora (parola greca
che significa "dispersione") era già divenuta realtà sin dall'Viii
secolo a'C'; forti comunità sono attestate in Antiochia, Alessandria
e Roma, e in oltre cinquecento città, piccole o grandi, del
Mediterraneo.
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