Dentro il buio – Cara Hunter

SINTESI DEL LIBRO:
Si sveglia nell’oscurità. Come se avesse gli occhi bendati. Nell’aria
pesante, stantia. Un’aria in cui nessuno respira da tempo.
I
suoi sensi si riscuotono di colpo. Un’umidità silenziosa, il
freddo, un misto di odori. Muffa e qualcos’altro che non riesce a
identificare, qualcosa di organico, andato a male. Muove le dita,
sente so o i jeans qualcosa di bagnato, ruvido. Ora comincia a
ricordare com’è arrivata qui, e perché.
Come ha potuto essere tanto stupida?
Soffoca il sapore acido del panico che le sale in gola e cerca di
me ersi seduta, senza riuscirci. Inspira a fondo e inizia a gridare, un
urlo che rimbomba sulle pareti. Grida, fino a non aver più voce.
Ma non arriva nessuno. Perché nessuno può sentirla.
Chiude di nuovo gli occhi, calde lacrime di rabbia le rigano il
volto. È paralizzata dalla collera e dalla frustrazione, e per un
momento non si accorge di nient’altro. Finché, in preda al terrore,
non comincia a sentire le prime, piccole zampe appuntite sulla pelle.
Sbaglio o qualcuno ha scri o che aprile è il mese più crudele? Be’,
chiunque fosse, di certo non era un detective. La crudeltà appartiene
a tu e le stagioni. Io lo so, l’ho visto. In un certo senso, però, è vero
che il freddo e il buio smussano gli angoli. È tremendo fare il mio
mestiere con il sole, gli uccelli che cantano e il cielo limpido. Forse
dipende dal contrasto tra morte e speranza.
Ed è proprio con la speranza che comincia questa storia. 1°
maggio: il primo vero giorno della stagione primaverile. Se siete mai
stati a Oxford, sapete com’è da queste parti: non esistono vie di
mezzo. Quando piove, la pietra diventa di un grigiore desolante, ma
alla luce del sole gli edifici dei college sembrano leggeri come nuvole
e non esiste un posto più bello al mondo. E ve lo dice un vecchio e
cinico sbirro.
Con i festeggiamenti del May Morning la nostra ci à raggiunge il
culmine della sua eccentricità: è questo il momento in cui è più
spudoratamente “se stessa”. Pagana, cristiana e un po’ folle, e tu o
allo stesso tempo. Ci sono cori di bambini che cantano all’alba
dall’alto di una torre. Musicisti di strada che sgomitano intorno ai
furgoni dei venditori di hamburger. I pub aprono alle sei del ma ino
e metà della popolazione studentesca è ancora sbronza dalla sera
prima. Persino i residenti più seriosi di North Oxford arrivano in
massa con ghirlande di fiori tra i capelli (dico sul serio). L’anno
scorso c’erano più di ventiqua romila persone. Un tizio era vestito
da albero. Non so se mi spiego.
Insomma, è una giornata importante sul calendario della polizia.
Ma se ti tocca e sei di turno, non ti è andata male, anzi. Certo, dover
me ere la sveglia così presto ti ammazza, però è raro che durante la
giornata ci siano problemi, e alle bancarelle ti offrono sempre caffè e
g
p
p
panini al bacon. O almeno è andata così l’ultima volta che è capitato
a me. Allora, però, ero un semplice agente, non un detective. E,
sopra u o, non ero ancora ispe ore.
Quest’anno è diverso. Quest’anno non è solo la sveglia ad
ammazzare.
* * *
Mark Sexton ha ormai un’ora di ritardo. Pensava che se la sarebbe
cavata in fre a così di prima ma ina, invece la M40 era una coda
unica, con le macchine ferme fino a Banbury Road. E, come se non
bastasse, appena immesso su Frampton Road, eccolo bloccato dietro
a un camion dell’impresa edile. Sexton impreca e inserisce la retro.
Alla fine spalanca la portiera e scende dall’auto, evitando per un
soffio una pozza di vomito sull’asfalto. Abbassa lo sguardo,
disgustato, e si controlla le scarpe. Ma che diavolo le è preso alla
ci à, quella ma ina? Chiude la macchina, raggiunge ad ampie
falcate i gradini dell’ingresso e poi si fruga le tasche in cerca delle
chiavi. Almeno adesso hanno allestito le impalcature. Le tra ative
per l’acquisto sono andate per le lunghe, ma ora è quasi tu o
sistemato. Entro Natale i documenti dovrebbero essere a posto, con
un pizzico di fortuna. Sexton ha perso l’asta per una casa in fondo a
Woodstock Road e ha dovuto alzare la propria offerta per comprare
questa, la sua seconda scelta, ma una volta finiti i lavori di
ristru urazione è certo che sarà una miniera d’oro. In altre zone il
mercato immobiliare sarà anche in affanno, ma in quella ci à i prezzi
non scendono mai. Londra dista soltanto un’ora, e a pochi minuti da
casa c’è un’o ima scuola per i ragazzi. A sua moglie inizialmente
non andava l’idea di una bifamiliare, ma Mark aveva insistito.
«Credimi, è enorme»; un’autentica villa vi oriana. Tre piani e un
seminterrato che ha in mente di trasformare in cantina e sala
proiezione (anche se a lei non l’ha ancora de o). E come vicino di
casa hanno un vecchio decrepito, uno che di sicuro non organizza
feste scatenate. Certo, la sua parte di giardino è parecchio malconcia,
ma possono sempre trovare il modo di separarla. L’archite o che
hanno consultato ha proposto di dividere con una siepe. Me erne su
una bella fi a pare che sia un discreto investimento, ma sarebbe un
metodo rapido per risolvere il problema. Più difficile sarà liberarsi di
quello ancor più grosso davanti casa, però. Mark fa scorrere lo
sguardo sul viale o del vicino, con la Ford Cortina – arrugginita e
senza pneumatici – appoggiata a qua ro pile di ma oni, le tre
bicicle e legate con la catena a un albero, i pallet marci accatastati e
le la ine di birra rotolate a terra dai sacchi dell’immondizia. I sacchi
c’erano già alla sua ultima visita, due se imane prima. Aveva infilato
un biglie o so o la porta del vicino per chiedergli di smaltirli, ma a
quanto pare il vecchio ha fa o orecchie da mercante.
La porta si apre. È Tim Knight, il suo archite o, con un rotolo di
planimetrie in mano. Gli rivolge un sorriso smagliante e lo invita a
entrare.
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