Daddy’s Friend – Sara Frattini

SINTESI DEL LIBRO:
Rory alzò gli occhi verso il grattacielo di cristallo e un fremito gli
percorse il corpo, ripensando a ciò che aveva fatto poche sere prima nella
propria stanza, mentre il piano inferiore di casa era pieno d’invitati
intrattenuti dai suoi genitori. La cosa era stata così eccitante che non aveva
fatto altro che pensarci, fino a giungere alla decisione di scoprire dove
lavorava Daniel e raggiungerlo.
Dunque eccolo lì, pronto ad incontrare di nuovo quell’uomo che non
riusciva a togliere dalla mente.
Entrò nell’enorme atrio dell’edificio inondato di luce e si avvicinò alla
reception, dove due ragazze e due ragazzi, in eleganti completi blu scuro,
accoglievano le persone che entravano.
«Buongiorno, è possibile vedere il signor Marshall?» domandò,
guardando poi l’enorme logo cromato alle spalle della reception: una “M”
racchiusa in un triangolo.
Il giovane impiegato lo fissò come se gli avesse appena chiesto di
togliere le mutande.
«Ha un appuntamento?»
«No, mi sembra ovvio.»
«Allora deve prendere un appuntamento» digitò qualcosa sulla tastiera
guardando il monitor di un pc e dopo qualche secondo aggiunse. «Va bene
per il 10 aprile?»
Rory arcuò un sopracciglio. «Oggi è il 15 aprile, quindi presumo che
intenda il 10 del prossimo anno.»
L’altro lo guardò con espressione lievemente altezzosa. «Mi sembra
ovvio» rispose, ripetendo la stessa cosa che poco prima aveva detto Rory.
Quest’ultimo accennò un sorriso sarcastico. «Ho bisogno di vederlo
subito, non tra un anno.»
«Sono desolato, ma il signor Marshall è un uomo molto impegnato.
Vuole prenotare?»
«No, voglio parlare con qualcuno che abbia più voce in capitolo di lei.
Chiami la segretaria del signor Marshall e…»
«È un segretario» lo corresse, irritandolo.
«Chiunque sia! Lo chiami e gli dica che Rory Harris ha bisogno di
vedere il signor Marshall… subito!» alzò lievemente la voce.
«Qualche problema?» intervenne una delle tre guardie che si aggiravano
nell’atrio.
«Sì! Questo tizio non vuole mettermi in contatto con il segretario di
Daniel Marshall!» disse Rory, continuando a fissare con astio il receptionist.
Quest’ultimo rivolse uno sguardo eloquente alla guardia, che agì
immediatamente.
«Prego, signore, le chiedo gentilmente di lasciare l’edificio.»
«Cosa?!» sbottò Rory, guardandolo incredulo. «Solo perché ho chiesto di
parlare con qualcuno che sta più in alto?»
«Prego, da questa parte» insistette la guardia, indicandogli la via per
uscire.
Il giovane lo guardò profondamente infastidito, ma alla fine, seppur
fumante d’ira, decise di non fare storie e seguì l’invito della guardia. Era
quasi giunto all’uscita, quando dagli ascensori vide giungere proprio Daniel
Marshall, affiancato da un giovane sui trent’anni, il quale gli stava parlando
guardando su un tablet che teneva in mano.
«Daniel!» lo chiamò Rory, attirandone l’attenzione.
L’uomo lo individuò immediatamente e il giovane fece per raggiungerlo,
subito fermato dalla guardia.
«Scott è tutto a posto, lo conosco. Grazie» disse Daniel, avvicinandosi.
«Cosa ci fai qui?» domandò poi a Rory.
«Ero passato a farti un saluto, ma a quanto pare avrei dovuto aspettare un
anno» rispose ironico.
Sulle labbra dell’altro comparve un sorriso. «Ho molti impegni.»
«Me ne sono accorto» borbottò.
«Hai pranzato?»
«No» rispose Rory.
Daniel si rivolse al proprio assistente. «Prenditi un paio di ore libere. Ci
vediamo più tardi in ufficio.»
L’altro si limitò ad annuire e tornò verso gli ascensori, mentre il capo
afferrava Rory per un braccio e insieme uscivano dal grattacielo.
«Dove andiamo?»
«A pranzo» rispose Daniel, mentre salivano su un’auto scura il cui
sportello posteriore era tenuto aperto dall’autista.
Una volta saliti entrambi in macchina, per un po' nessuno dei due disse
niente. Rory guardava fuori dal finestrino, mentre l’altro scriveva
velocemente un messaggio e riponeva il cellulare nella tasca interna della
giacca che indossava.
«Allora, non dovresti essere a lezione?» domandò Daniel, guardandolo.
Rory volse gli occhi su di lui. «Oggi sono libero.»
L’altro accennò un sorriso. «Sicuro? Lo studio è importante.»
«Non fare il padre con me… ti ho succhiato il cazzo» ribatté crudo.
Daniel rise. «Lo ricordo perfettamente. Quindi, oggi sei qui per questo?»
«No» mentì, dopo un attimo di esitazione.
Con un movimento repentino, l’uomo gli afferrò il viso con una mano e
lo guardò vicinissimo. «Non devi mentirmi, mai» disse con tono basso e
perentorio. «Sei qui per ciò che è successo quella sera?»
«Sì» mormorò.
«Ti è piaciuto farlo?»
«Sì.»
Daniel gli lasciò il volto facendo scivolare la mano lungo il collo, Rory
fremette eccitato, sotto quel tocco caldo.
«Vuoi di nuovo il mio cazzo in bocca? O da qualche altra parte?»
Il giovane sperò con tutto se stesso che il vetro scuro che li separava
dall’autista fosse abbastanza spesso da non fargli sentire ciò che stavano
dicendo.
«Io… quello che vuoi» rispose in un sussurro.
Sulle labbra di Daniel comparve un sorriso malizioso. «Dunque, vuoi
essere scopato.»
«S-sì» mormorò, mentre la mano dell’altro raggiungeva le sue parti
intime e lo accarezzava attraverso i jeans. Chiuse gli occhi sospirando e
istintivamente mosse i fianchi per intensificare il piacere.
«Sei una piccola puttanella vogliosa» soffiò Daniel sfiorandogli le labbra
con le sue, per poi leccarle. «Ti darò ciò che vuoi» aggiunse, scostandosi
infine bruscamente, smettendo di toccarlo.
Rory aprì gli occhi sfarfallando le ciglia; per un momento non comprese
e lo guardò.
Daniel gli sorrise. «Non oggi.»
«Ma…» mormorò frustrato.
«Sssh» lo fermò l’altro, portandosi il dito indice davanti alle labbra e
guardandolo con i maliziosi e caldi occhi color ambra. «Decido io dove e
quando.»
Rory non poté far altro che tacere e accettare quella condizione.
2
Rory sistemò il trench scuro che aveva indossato e scese velocemente i
gradini del condominio dove abitava con i suoi genitori. Dopo aver atteso
invano per dieci giorni una chiamata da parte di Daniel, aveva deciso di
passare oltre e riprendere la solita vita. Così quella sera si era dato
appuntamento con i suoi amici per cominciare a festeggiare il proprio
compleanno, anche se mancava ancora un mese.
Stava per salire sul taxi che aveva chiamato, quando si avvicinò un
uomo. Rory si voltò trovandosi di fronte Daniel. Quest’ultimo tirò fuori dalla
tasca dei pantaloni un paio di banconote e le porse al tassista attraverso il
finestrino aperto.
«Grazie, non ci serve più.»
L’autista prese i soldi senza protestare e andò via, mentre Rory fissava
attonito Daniel.
«Andiamo» gli disse l’uomo, per poi attraversare la strada.
L’altro ristette qualche secondo, infine lo seguì e salì sulla Lamborghini
Centenario nera, al fianco del posto di guida. Daniel avviò il potente motore e
partì.
«Sai cosa si dice degli uomini che guidano queste auto?» spezzò il
silenzio Rory, scrutando il profilo dell’altro, il quale sorrise senza distogliere
gli occhi dalla strada.
«Che sono ricchi?»
«Che devono sopperire ad altre mancanze.»
Daniel si fermò a un semaforo rosso e lo guardò negli occhi. «Ne
riparleremo tra qualche ora. Adesso fammi vedere il tuo bel culetto.»
«Cosa?» mormorò Rory, colto alla sprovvista.
Il semaforo tornò verde e Daniel ripartì. «Fammi vedere il culo» ripeté,
mentre si muoveva con agilità nel traffico.
«Ma…»
L’altro si fermò accostando, mantenendo comunque il motore acceso, e
lo guardò dritto negli occhi. «Fai come ti dico, o scendi dall’auto» disse serio.
Rory deglutì, dopodiché annuì. «D’accordo… faccio come dici.»
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