Sei riflessioni sul Talmud – Elie Wiesel

SINTESI DEL LIBRO:

 Dopo queste cose, per la
decima e ultima volta Dio
mise alla prova colui che
aveva scelto come
messaggero e come amico.
Così ha inizio un altro
capitolo, un altro
drammatico racconto della
storia dei tormenti senza
fine e delle tribolazioni, dure
ma affascinanti, del popolo
ebraico.
In un qualche luogo,
all’alba, un uomo e il figlio
percorrono sentieri di
montagna segreti verso una
destinazione sconosciuta. Il
padre è vecchio, molto
vecchio, ha quasi cent’anni,
ma il suo passo è altrettanto
spedito di quello del figlio,
che, è scritto, ha trentasette
anni. Entrambi paiono
preoccupati. A che cosa
stanno pensando? Al futuro,
o forse al passato? Il padre
pensa a Dio, il figlio al
padre.
Per la maggior parte del
tempo rimangono in silenzio,
e così pure i due servi che li
seguono. Tutti percepiscono
che l’evento in cui sono
coinvolti è al di là delle
parole, e forse anche al di là
della comprensione.
Dopo tre giorni e tre notti,
colui che guida il gruppo si
ferma. È forse stanco? No.
Questo non è un racconto
che riguarda la resistenza
fisica. Riguarda qualcosa
d’altro: la paura e i suoi
limiti, la fede e l’eternità. Il
padre questo lo sa, ma il
figlio lo percepisce?
Si fermano. Sono giunti
quasi al termine del viaggio.
Fra poco si alzerà il sipario
sull’ultimo atto di una storia
di solitudine infinita. Fra
poco un padre e il figlio,
entrambi prigionieri della
loro fede, rimarranno soli,
come può esserlo solamente
chi sta per confrontarsi con
la morte, o chi sta per
causare la morte.
Essi stanno per condurci
nel racconto della ’Aqedah.
Osserviamoli. Chiunque
sappia qualcosa di questi
testi antichi e dei loro
commenti, chiunque abbia
studiato tale episodio, che
turba e sconcerta, un
sacrificio umano abortito, sa
che non si giunge mai alla
conclusione della storia. A
noi, figli e figlie del popolo
ebraico, sembra di non aver
mai finito, né di poter mai
finire, di raccontarlo e di
raccontarlo di nuovo ogni
qual volta sentiamo la
necessità impellente di
cogliere il significato della
nostra tristezza, sia
individuale che collettiva, di
fronte al comportamento che
Dio riserva a coloro che
credono in Lui, forse
nonostante Lui.

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