Come due sconosciuti – Lisa Kleypas

SINTESI DEL LIBRO:
Qualcuno la stava seguendo.
L’inquietante consapevolezza serpeggiò lungo la nuca di Garrett
facendole rizzare la fine peluria. Negli ultimi tempi, aveva la
sensazione di essere spiata ogni volta che faceva il suo giro
settimanale di visite all’infermeria dell’ospizio dei poveri. Fino a quel
momento non c’erano prove che i suoi timori fossero fondati – non
un’ombra o un rumore di passi alle sue spalle –, ma sentiva che lui era
lì, da qualche parte.
Con la borsa di pelle da medico nella mano destra e un bastone di
noce nell’altra, Garrett proseguì a passo svelto, lo sguardo attento a
cogliere ogni dettaglio dell’ambiente circostante. Il distretto di
Clerkenwell nell’East London non era un luogo dove ci si potessero
permettere distrazioni. Fortunatamente, era solo a due isolati dalla
nuova strada principale, dove avrebbe trovato una carrozza a nolo.
Mentre passava sulle griglie che coprivano la fogna di Fleet Ditch,
si levarono miasmi pestilenziali che le fecero lacrimare gli occhi.
Avrebbe voluto coprirsi la bocca e il naso con un fazzoletto
profumato, ma non era quello che avrebbe fatto uno del posto, e lei
voleva passare inosservata.
Sui caseggiati anneriti dalla fuliggine, costruiti uno a ridosso
dell’altro come una fila di denti, regnava una quiete sinistra. Gran
parte degli edifici fatiscenti erano stati dichiarati inagibili e sgomberati
in vista di un nuovo progetto di sviluppo urbano. Il chiarore dei
lampioni ai lati della strada fendeva la nebbia, che nella recente
bonaccia estiva era diventata più densa e quasi oscurava la luna rosso
sangue. Presto la zona si sarebbe riempita della solita accozzaglia di
ambulanti, borseggiatori, ubriaconi e prostitute. Garrett voleva
togliersi di torno prima che accadesse.
Tuttavia, rallentò il passo quando dal buio e dal fetore emersero
delle figure umane. Erano tre soldati in uniforme da libera uscita, che
ridevano sguaiatamente e avanzavano verso di lei. Garrett cambiò lato
della strada, tenendosi nell’ombra. Troppo tardi: uno di loro l’aveva
vista e stava deviando nella sua direzione.
«Guarda che fortuna» esclamò rivolto ai compagni. «Una baldracca
a portata di mano per i nostri giochetti serali.»
Garrett li soppesò freddamente mentre serrava la stretta sul manico
curvo del bastone. Quegli uomini, evidentemente, avevano bevuto
troppo. Di sicuro erano rimasti a ciondolare in una taverna per tutta la
giornata. C’erano pochi divertimenti per tenere occupati i soldati in
libera uscita.
Mentre si avvicinavano, il cuore di Garrett raddoppiò i battiti.
«Lasciatemi passare, signori» disse in tono brusco, attraversando di
nuovo la strada.
Loro si spostarono per bloccarla, sghignazzando e sbandando come
ubriachi. «Parla da signora» osservò il più giovane dei tre. Era a capo
scoperto, i capelli rossi che sparavano come molle arrugginite.
«Ma non è una signora» puntualizzò un altro, un gigante dai
lineamenti spigolosi senza giacca d’ordinanza. «Non se gira di sera,
tutta sola.» Osservò Garrett con un ghigno giallastro. «Vai vicino al
muro e solleva la gonna, carina. Sono dell’umore di una bagascia che
me la dà in piedi per tre pence.»
«Vi state sbagliando» disse Garrett, secca, cercando di aggirarli. Le
sbarrarono di nuovo la strada. «Non sono una prostituta. Però ci sono
dei bordelli qua in giro, se avete soldi per pagare.»
«Ma io non voglio pagare» disse il gigante in tono cattivo. «La
voglio gratis. Subito.»
Non era certo la prima volta che Garrett subiva insulti o minacce
durante un giro di visite nei quartieri degradati di Londra. Aveva
fatto pratica con un maestro di scherma per imparare a difendersi in
quel genere di situazione. Però era esausta, dopo aver curato almeno
una ventina di pazienti all’infermeria dell’ospizio, e infuriata all’idea
di dover affrontare un trio di prepotenti quando aveva solo voglia di
andare a casa.
«Come soldati al servizio di Sua Maestà» ribatté, acida, «vi è venuto
in mente che il vostro sacro dovere sarebbe proteggere l’onore di una
donna invece di violarlo?»
Con suo disgusto, la domanda invece di mortificarli provocò delle
grasse risate.
«Ha bisogno di una lezione, la signora» commentò il terzo uomo,
un tipaccio tarchiato con la pelle butterata e le palpebre cadenti.
«Magari con questo» propose il più giovane, strofinandosi la patta
dei calzoni e tirando la stoffa per mettere in mostra i suoi attributi.
Quello con la faccia spigolosa guardò Garrett con un sorriso
vagamente intimidatorio. «Al muro, bella signora. Puttana o no,
vogliamo ripassarti lo stesso.»
Il soldato tarchiato estrasse un coltello a baionetta dal fodero di
pelle che teneva alla cintura, e lo sollevò per mettere in mostra la
profonda seghettatura sul filo della lama. «Fai come dice, o ti affetto
come un pezzo di lardo.»
Lo stomaco di Garrett ebbe uno sgradevole sussulto. «Brandire
un’arma fuori servizio è illegale» osservò freddamente, con il cuore
che le rimbombava nel petto. «Questo, aggiunto ai reati di
ubriachezza in luogo pubblico e stupro, vi costerà la fustigazione e
dieci anni di prigione.»
«Allora ti taglierò la lingua, così non lo racconterai a nessuno»
sogghignò lui.
L’avrebbe fatto, Garrett ne era certa. Da figlia di poliziotto, sapeva
che se quell’uomo aveva tirato fuori un coltello, probabilmente
l’avrebbe usato. Più di una volta le era capitato di ricucire la guancia o
la fronte lacerata di una donna che il violentatore aveva voluto
omaggiare con “un ricordino”.
«Keech,» gli disse il più giovane «non c’è bisogno di spaventare
questa povera ragazza.» Girandosi verso Garrett, aggiunse: «Facciamo
quello che ci va di fare e basta». E dopo una pausa: «Sarà più facile per
te se non ti ribelli».
Attingendo forza dalla rabbia, Garrett ricordò i consigli di suo
padre su come gestire uno scontro. “Mantieni la distanza. Non farti
aggirare. Parla e cerca di distrarre l’avversario mentre aspetti il tuo
momento.”
«Perché costringere una donna che non vuole?» chiese chinandosi
per posare con cura la grossa borsa. «Se è perché vi mancano i soldi, vi
darò io qualche scellino per andare in un bordello.» Fece scivolare
furtivamente la mano nella tasca esterna della borsa, dove teneva
l’astuccio di pelle con i ferri chirurgici. Strinse le dita attorno al sottile
manico d’argento di un bisturi e lo tenne abilmente nascosto mentre si
raddrizzava. Il peso lieve e familiare dello strumento le infondeva
coraggio.
Con la coda dell’occhio, vide che il soldato tarchiato con il coltello si
stava posizionando alle sue spalle.
Nello stesso momento, quello con la faccia spigolosa cominciò a
farsi più sotto. «Gli scellini li prendiamo» le assicurò «ma prima
facciamo un giro con te.»
Garrett aggiustò la presa sul bisturi, facendo aderire il pollice al lato
piatto del manico. Premette delicatamente la punta dell’indice sul
dorso della lama. “Fai un giro con questo” pensò. Tirò indietro la
mano e lanciò il bisturi con una traiettoria leggermente curva,
controllando lo scatto del polso per essere certa che non ruotasse. La
piccola lama affilata affondò nella guancia dell’uomo, che ruggì di
rabbia e di sorpresa, bloccandosi. Senza fermarsi, Garrett ruotò verso
il soldato con il coltello. Con il bastone sferrò un dritto orizzontale che
colpì il polso destro dell’uomo. Preso alla sprovvista, quello gridò di
dolore e lasciò cadere il coltello. Garrett proseguì l’attacco colpendolo
di rovescio sul fianco sinistro. Sentì una costola scricchiolare. Poi gli
affondò la punta del bastone nell’inguine, costringendolo a piegarsi in
avanti, e lo finì sferrandogli un colpo verticale sotto il mento con il
manico.
L’uomo si afflosciò a terra come un sufflè mezzo crudo.
Garrett raccolse il coltello e si girò per affrontare gli altri due.
Restò gelata dalla sorpresa, con il petto ansante e il respiro
accelerato.
Nella strada era calato il silenzio.
Entrambi gli uomini erano stesi a terra in una posa scomposta.
Dov’era il trucco? Fingevano di essere svenuti per indurla ad
avvicinarsi?
Tremava, sovraccarica di energia, riluttante ad abbandonare lo
stato di allerta. Lentamente si arrischiò ad avanzare di qualche passo
per guardare da vicino gli uomini a terra, badando a mantenersi fuori
portata. Il bisturi aveva lacerato la guancia del gigante, che
sanguinava, ma non sarebbe bastato a fargli perdere i sensi. Aveva un
segno rosso sulla tempia che sembrava causato da un corpo
contundente.
Rivolse l’attenzione al più giovane, che perdeva sangue dal naso,
quasi certamente rotto.
«Ma che diavolo…?» mormorò Garrett, percorrendo con lo sguardo
la strada silenziosa. Di nuovo quella sensazione, la pungente certezza
che ci fosse qualcuno. Doveva esserci qualcuno. Era ovvio che quei due
soldati non potevano essere finiti al tappeto da soli. «Uscite e fatevi
vedere» disse a voce alta alla presenza invisibile, pur sentendosi un
po’ sciocca. «Non avete bisogno di nascondervi come un topo dietro la
credenza. So che mi seguite da settimane.»
Da una direzione imprecisata arrivò una voce maschile che la fece
quasi schizzare fuori dalle sue comode scarpe.
«Solo il martedì.»
Garrett si girò in fretta su se stessa, scandagliando la scena con lo
sguardo. Colse un guizzo nel vano di una porta e strinse più
saldamente il coltello.
Un estraneo emerse dall’ombra, come materializzato dalla fredda
tenebra. Era alto e ben proporzionato, il corpo atletico. Portava una
camicia in tinta unita, pantaloni grigi e un gilet sbottonato; in testa,
una coppola con una corta visiera, come quella degli scaricatori di
porto. Fermandosi a qualche passo da lei, l’estraneo si tolse la coppola,
rivelando una chioma di capelli scuri e lisci, tagliati in modo pratico a
corte ciocche scalate.
Riconoscendolo, Garrett restò a bocca aperta. «Ancora voi»
esclamò.
«Dottoressa Gibson» la salutò con un cenno del capo, rimettendosi
il berretto con un gesto secco. Trattenne la punta delle dita sulla
visiera per un paio di secondi, in segno di rispetto.
Era il detective Ethan Ransom, di Scotland Yard. Garrett l’aveva già
visto due volte, la prima quasi due anni addietro, quando aveva
accompagnato Lady Helen Winterborne a sbrigare una commissione
in una zona pericolosa di Londra. Con grande disappunto di Garrett,
Ransom aveva ricevuto dal marito di Lady Helen l’incarico di
seguirle.
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