Come acchiappare un asteroide – Viaggio alla scoperta dei corpi celesti minori che ci aiuteranno a salvare la Terra – Adrian Fartade

SINTESI DEL LIBRO:
Immaginate la meraviglia e lo stupore negli occhi dei primi umani
arrivati nelle Americhe davanti a paesaggi mai visti prima pieni di
montagne, foreste e distese di piante nuove tu e da scoprire e
conoscere, fiori dagli odori mai sentiti, animali così strani e unici che
l’intero vocabolario non sarebbe bastato per descriverli! Nel nostro
a uale mondo di conoscenza enciclopedica, in cui abbiamo nel
palmo della mano informazioni sull’intero pianeta, è quasi
impossibile immedesimarsi in quei primi esploratori temerari, nelle
loro avventure in luoghi sconosciuti nel corso delle quali non
avevano la più pallida idea di che cosa si sarebbero trovati davanti,
orientandosi a vista e cercando cautamente risorse, ascoltando con
fascino e paura suoni sconosciuti in lontananza di creature di cui
non sapevano nulla, e che potevano benissimo avere proprio loro sul
menu della cena. E chissà lo stupore – reciproco – nello scoprire la
presenza di esseri umani con usanze e culture completamente
diverse.
Il
nostro pensiero eurocentrico ritorna subito a Cristoforo
Colombo e alla sua ciurma, ma i nostri antenati abitavano lì da
migliaia di anni: sentivano la terra tremare durante il passaggio di
gruppi di giganteschi mastodonti nella neve, udivano i versi di
smilodonti (denti a sciabola) nella no e, vedevano muovere tra gli
alberi bradipi più grandi di orsi ed enormi gliptodonti (cugini
giganti degli armadilli).
Tu e le novità che gli esseri umani incontrarono durante la lunga
storia di migrazioni ed esplorazioni del pianeta presentarono senza
dubbio numerosissime sfide, ma ce n’è una che viene spesso
dimenticata: come catalogare e classificare le nuove scoperte?
So che può sembrare una cosa da poco, ma pensateci… se la
vostra sopravvivenza dipendesse dal riuscire a distinguere tipi
diversi di piante, alberi, funghi e animali, sia per materie prime sia
per mangiarli o per non essere mangiati, e persino per navigare e
orientarsi, quanto stareste a enti a come catalogarli? Sapere quale
tra due piante molto simili è quella commestibile e quale quella
velenosa può fare tu a la differenza del mondo.
Con il passare dei secoli siamo diventati veramente bravi a farlo,
imparando a creare sempre più categorie e so o-categorie e poi
ancora ulteriori divisioni interne, e la cosa affascinante è che
troviamo una chiara traccia di questo percorso nella nostra
produzione artistica e culturale, dagli albori a oggi.
Ok, forse “veramente bravi” è un’esagerazione, ma diciamo che ce
la siamo cavata abbastanza da sopravvivere e distinguere che cosa
volevamo mangiare da che cosa voleva mangiarci, anche se forse ci
abbiamo preso un po’ troppo la mano creando categorie anche
quando non ce n’era bisogno (sto guardando voi, generi musicali) o
lasciando che queste categorie ci limitassero nel giudizio (è il vostro
turno, pregiudizi di genere o per il colore della pelle).
Ma c’è un ambito in cui la classificazione ci è venuta benissimo: le
forme di vita! Anche lì, però, i problemi non sono tardati ad arrivare,
specialmente prima di avere la possibilità di usare gli esami genetici;
capitava di continuo di scoprire che molti animali all’apparenza
simili, in realtà erano completamente distinti e appartenenti a
categorie distinte. Pensate al fossa, meraviglioso animale endemico
del Madagascar, che sembra un felino ma non lo è per nulla! Sembra
un po’ anche un fure o, ma non è nemmeno quello. Oppure il
crisocione, endemico del Sud America, che assomiglia a un lupo o a
una volpe, ma che non è imparentato dire amente con nessuno dei
due, se non molto alla lontana come canide. Davvero, se non avete
mai visto questi animali andate a cercare delle foto, ne vale la pena!
Il problema stava nell’uso della vista e dell’aspe o esteriore come
metodo principale per catalogare le forme di vita. Negli ultimi
decenni, grazie a studi genetici sempre più raffinati, abbiamo
scoperto che molti animali non erano della specie che pensavamo
basandoci solo sulle apparenze, mentre altri che sembravano di
pp
specie diverse non lo erano affa o. Non solo, ma abbiamo avuto
anche modo di capire molto meglio quanto la vita è davvero tu a
imparentata, al di là delle categorie. Un esempio buffo: pensate alle
banane… Ecco, una buona fe a del nostro dna è uguale al loro,
perché andando indietro nell’albero della vita abbiamo un antenato
in comune da cui entrambi discendiamo.
Come siamo finiti a parlare di banane in un libro su asteroidi e
comete? Bella domanda…
In realtà era tu a una scusa per parlarvi di quanto sono adorabili i
fossa e crisocioni (che continuo a chiamare crescioni per sbaglio)! Più
seriamente, il punto è che catalogare cose è sempre stato un processo
tanto affascinante quanto complesso e, in un modo o nell’altro,
sempre necessario. E così come lo è stato durante la storia
dell’esplorazione della Terra, lo è anche ora che stiamo iniziando a
esplorare il nostro angolo di universo. In particolare, il problema è
estremamente evidente quando si parla dei corpi minori del Sistema
Solare, perché all’apparenza si somigliano tanto, e in fondo sono tu i
piccoli pezzi di ghiacci, rocce e metalli, rimasti dalla formazione dei
pianeti. Ma le apparenze ingannano e più li studiamo più scopriamo
che ogni gruppo ha delle proprietà uniche e delle storie speciali da
raccontare su come il Sistema Solare è cambiato nel tempo. Il
problema è poi che molti ogge i sono parti di tante diverse categorie
contemporaneamente, e ogni ambito dell’astronomia che studia
questi mondi ha inventato nel tempo dei propri sistemi di
catalogazione, complicando ancora di più il tu o.
Quindi, prima di avventurarci alla scoperta di questi mondi e
prima di cominciare a parlare di meteoroidi, proto-pianeti, centauri,
troiani, plutini, comete a corto e lungo periodo e altre parole che
sembrano servire per evocare demoni su Marte come in Doom, ho
pensato che potesse essere utile un’introduzione veloce a tu o
questo mondo e alle parole chiave che troverete più avanti.
Prendetelo come il livello tutorial di un videogioco.
Dare un nome alle cose
Lo so che la spiegazione della tassonomia degli ogge i del Sistema
Solare non è particolarmente in alto sulla lista di cose divertenti da
leggere, ma prome o che farò del mio meglio per farla breve e piena
di spunti intriganti. Dal canto vostro, però, vi chiedo un esercizio di
fantasia: immaginatevi come quei primi intrepidi esploratori alla
scoperta di nuovi continenti. Invece di vedere i piccoli ogge i là
fuori come “sassi spaziali” come spesso purtroppo vengono
mostrati, immaginateli ognuno come una creatura diversa con una
storia unica e una superficie mai vista tu a da conoscere!
Pronti? Partiamo!
Visto che ci stiamo immaginando come esploratori in nuove terre,
partiamo dalle cose semplici. Se vogliamo catalogare le cose intorno
a noi, il metodo più efficace e immediato sarebbe ovviamente
osservarne le cara eristiche e il comportamento. Lo stesso vale per il
Sistema Solare. Guardandoci intorno vediamo una grande stella, il
Sole, con o o grandi pianeti divisibili in due categorie: vicino al Sole
abbiamo i pianeti rocciosi e relativamente piccoli: Mercurio, Venere,
Terra e Marte. Nelle regioni esterne invece abbiamo pianeti giganti
fa i di gas e ghiaccio: Giove, Saturno, Urano e Ne uno. Intorno a
molti dei pianeti troviamo le lune, piccole e irregolari, oppure grandi
abbastanza da essere sferiche so o la propria forza gravitazionale,
come i pianeti, oppure troppo piccole e con forme irregolari.
Intorno ai giganti troviamo anche anelli, che a loro volta sono di
due tipi: fa i principalmente di ghiaccio, come quelli di Saturno,
oppure di roccia e polvere, come quelli di Giove, Urano e Ne uno.
Altra cosa intrigante che notiamo è che più ci si allontana dal Sole
più troviamo ogge i freddi e ghiacciati, mentre nella parte interna
c’è in generale meno ghiaccio e acqua.
Fin qui tu o facile! Abbiamo organizzato tu i gli ogge i più
grossi in vista in categorie più o meno intuitive, e tu o sembra filare.
Prima di continuare, però, come tu i i bravi avventurieri, ci
servirà un kit di strumenti per la sopravvivenza. Se dovessimo
addentrarci in una foresta, ci porteremmo bussola, scarponi, coltello,
sciarpa della nonna eccetera. In questo caso, però, il kit è composto
da alcuni semplici conce i astronomici e parole chiave che usiamo
per capirci meglio e orientarci.
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