Collasso – Come le società scelgono di morire o vivere – Jared Diamond

SINTESI DEL LIBRO:
La storia di Stan Falkow. Io e il Montana. Perché cominciare dal
Montana? La storia economica del Montana. L’industria
mineraria. Le foreste. Il suolo. L’acqua. Specie autoctone e
importate. Punti di vista differenti. Individualismo e regole. La
storia di Rick Laible. La storia di Chip Pigman. La storia di Tim
Huls. La storia di John Cook. Il Montana, modello del mondo.
Quando ho domandato al mio amico Stan Falkow, un settantenne
professore di microbiologia a Stanford, perché avesse comprato una
seconda casa nella Bitterroot Valley del Montana, egli mi ha
raccontato come questa scelta ben si confacesse alla storia della sua
vita:
Sono nato nello stato di New York e mi sono poi trasferito nel Rhode Island. Da
bambino, non sapevo nemmeno come erano fatte le montagne. Ventenne, subito dopo
essermi laureato, ho rimandato di un paio di anni l’inizio dei miei studi di
specializzazione per lavorare di notte nel reparto autopsie di un ospedale. Per un
giovane come me, che fino a quel momento non aveva mai avuto alcun contatto con la
morte, è stata un’esperienza molto dura. Un amico appena tornato dalla guerra in
Corea, dove aveva sperimentato situazioni estreme, un giorno, guardandomi dritto
negli occhi, mi ha detto: «Stan, sembri molto teso e nervoso, devi ridurre il tuo livello di
stress. Prova a pescare con la mosca!»
Cosí ho iniziato a pescare il pesce persico con l’esca artificiale. Ho imparato a
legare le mosche all’amo e mi ci sono appassionato cosí tanto che andavo a pescare
tutti i giorni, dopo il lavoro. Il mio amico aveva ragione: la pesca riduce lo stress. Un
collega, laureato come me, mi disse un giorno che il pesce persico non era l’unico tipo
di preda che si poteva prendere con la mosca, e che avrei potuto pescare anche le
trote nel vicino Massachusetts. Cosí mi sono dedicato alle trote. Il mio relatore di tesi
amava mangiare pesce ed era felice quando andavo a pescare: l’unica occasione in
cui non si arrabbiava per le mie assenze in laboratorio era quando sapeva che ero
andato a trote.
Intorno ai cinquant’anni, ho attraversato un altro periodo pieno di tensione, a causa
di un divorzio difficile e altri vari problemi. All’epoca riuscivo ad andare a pescare
soltanto tre volte all’anno. Il cinquantesimo compleanno ci fa spesso riflettere su ciò
che vogliamo fare del resto della nostra vita. Io mi sono trovato a riflettere su mio
padre, morto all’età di cinquantotto anni. In preda allo sgomento, mi sono reso conto
che, se fossi vissuto quanto lui, sarei potuto andare a pescare solamente altre
ventiquattro volte prima di morire. Mi sembrava che il numero di occasioni rimaste per
dedicarmi a una cosa che mi piaceva davvero tanto fosse molto limitato. Cosí
cominciai a pensare a come dedicare piú tempo, negli anni di vita che mi restavano,
alle attività che veramente mi piacevano, inclusa la pesca.
Proprio allora mi è capitato di fare un viaggio nella Bitterroot Valley, nel Montana
sudoccidentale, per valutare i risultati di una ricerca di laboratorio. Non ero mai stato in
Montana prima di allora, anzi, non mi ero mai spinto a ovest del Mississippi prima dei
quarant’anni. Ho preso l’aereo fino all’aeroporto di Missoula, ho noleggiato una
macchina e ho cominciato a guidare verso sud per raggiungere la città di Hamilton,
dove era il laboratorio. Una ventina di chilometri a sud di Missoula c’è un lungo tratto di
strada dritta che attraversa un fondovalle pianeggiante e pieno di fertili campi, con le
due catene dei monti Bitterroot e Sapphire, dai picchi innevati, a fare da corona. Sono
rimasto travolto dalla bellezza e dalla grandiosità di quello spettacolo naturale; non
avevo mai visto nulla di simile prima di allora. In quel momento mi sono sentito
pervadere da una grande pace, insieme alla sensazione di aver davvero capito quale
fosse il mio posto nel mondo.
Quando sono arrivato al laboratorio, mi sono imbattuto in un mio ex studente che
lavorava lí e che sapeva della mia passione per la pesca. Mi ha consigliato di tornare
l’anno seguente sia per continuare gli esperimenti sia per pescare le famose trote del
fiume Bitterroot. Cosí, sono ritornato lí l’estate successiva con l’intenzione di passarci
due settimane e ho finito col restarci un mese. L’estate dopo ci sono andato con
l’intenzione di restare un mese e invece ci sono rimasto tutta l’estate, alla fine della
quale io e mia moglie abbiamo deciso di comprare una casa nella valle. Da allora
siamo sempre tornati, tutti gli anni, a passare molto tempo in Montana. Ogni volta che
arrivo, al momento di immettermi su quel tratto di strada dritta a sud di Missoula, quella
prima veduta della valle mi riempie ancora della stessa sensazione di calma e
grandiosità, e della piena consapevolezza del mio posto nell’universo. In Montana
queste sensazioni si provano come in nessun altro luogo.
Di tanto è capace la bellezza del Montana, che colpisce tutti in
egual modo: sia chi è originario di posti completamente differenti,
come me e il mio amico Stan Falkow, sia chi, come il mio amico John
Cook, viene da altre aree montane dell’Ovest, sia chi, come la
famiglia Hirschy, è cresciuto in Montana e ha scelto di rimanerci.
Come Stan Falkow, sono nato nel Nordest (a Boston) e non ero
mai stato a ovest del Mississippi prima dell’estate dei miei quindici
anni, quando i miei genitori mi hanno portato a trascorrere alcune
settimane al Big Hole Basin, proprio a sud della Bitterroot Valley. Mio
padre era pediatra e aveva curato il figlio di un agricoltore, Johnny
Eliel, colpito da una rara malattia, che il medico locale aveva
consigliato di mandare a Boston da uno specialista. Johnny era il
pronipote di Fred Hirschy Senior, un immigrante svizzero che era
stato uno dei primi coloni ad arrivare nella zona del Big Hole,
nell’ultimo decennio del XIX secolo. Suo figlio Fred Junior, che al
tempo della mia prima visita aveva sessantanove anni, era ancora a
capo della fattoria di famiglia, insieme ai figli adulti Dick e Jack
Hirschy e alle figlie Jill Hirschy Eliel (la madre di Johnny) e Joyce
Hirschy MacDowell. Johnny era migliorato grazie alle cure di mio
padre e cosí i suoi nonni e i suoi genitori ci avevano invitato ad
andarli a trovare.
Come Stan Falkow, anch’io sono rimasto immediatamente colpito
dalla posizione del Big Hole, un’ampia vallata pianeggiante coperta di
prati e ruscelli sinuosi, ma circondata da un’alta muraglia di ripide
montagne innevate a ogni limitare d’orizzonte. Il Montana si definisce
«lo stato dal grande cielo». Ed è vero. In città la vista della parte piú
bassa del cielo è impedita dai palazzi; in altre zone montagnose,
come in Nuova Guinea e sulle Alpi, il territorio è irregolare e le valli
sono cosí strette che si può vedere soltanto una fetta sottile di
azzurro; in altre aree pianeggianti, come nello Iowa e nel Nebraska,
la porzione di cielo osservabile è ampia ma la vista è meno
interessante, perché l’orizzonte non è chiuso da quell’anello cosí
peculiare di montagne. Tre anni dopo, durante i miei primi anni
all’università, sono tornato per passare l’estate alla fattoria di Dick
Hirschy con due amici e compagni di studi e con mia sorella.
Abbiamo tutti lavorato per gli Hirschy alla raccolta del fieno: io
guidavo la falciatrice, mia sorella la rastrellatrice e i miei due amici
ammassavano il fieno.
Da quell’estate del 1956, è passato molto tempo prima che
ritornassi in Montana. Trascorrevo le mie estati in altri posti, bellissimi
a loro modo, come la Nuova Guinea e le Ande, ma non riuscivo a
dimenticare il Montana e gli Hirschy. Infine, nel 1998 mi è capitato di
ricevere un invito da una fondazione privata senza scopi di lucro, la
«Teller Wildlife Refuge», situata nella Bitterroot Valley. Era una buona
occasione per portare in Montana i miei figli gemelli (che avevano
allora soltanto qualche anno di meno di quanti ne avevo io quando ci
sono andato per la prima volta) e di far loro conoscere la pesca alla
trota. I miei figli ci si sono appassionati e uno di loro sta ora
prendendo lezioni per diventare istruttore. Mi sono, cosí, ricongiunto
al Montana e sono andato a trovare il mio vecchio capo, Dick Hirschy,
suo fratello e le sue sorelle, che avevano ormai tra i settanta e gli
ottant’anni e che ancora lavoravano duramente tutto l’anno, proprio
come quando li avevo conosciuti, quarantacinque anni prima. Da quel
giorno, dopo aver riallacciato i rapporti con il Montana, ci sono tornato
ogni anno con moglie e figli, attratto dalla bellezza indimenticabile di
quel cielo sconfinato che aveva già stregato alcuni miei amici e
persuaso altri, che vi erano nati, a non andar piú via.
Quel cielo è ormai diventato parte integrante della mia vita. Dopo
aver vissuto per molti anni in posti tanto differenti, mi ci son volute
diverse visite in Montana per abituarmi alla vista del cielo sopra di
me, all’anello di montagne tutt’intorno e a quella ampia valle; mi ci è
voluto del tempo per rendermi conto che potevo ormai veramente
godere di quel panorama ogni giorno, almeno per una parte della mia
vita, per scoprire che potevo lasciarmi andare completamente a
quello spettacolo, e tuttavia riuscire a distaccarmene grazie alla
certezza che ci sarei presto tornato. Durante l’anno, Los Angeles ha i
suoi vantaggi pratici per me e la mia famiglia come base per il lavoro,
per la scuola e come luogo di residenza; ma il Montana è
infinitamente piú bello e (come dice bene Stan Falkow) pieno di pace.
Per me, la veduta piú bella del mondo è quella che si osserva dalla
veranda della casa di Jill e John Eliel, da dove lo sguardo può
spaziare sui prati del Big Hole e innalzarsi alle cime innevate dello
Spartiacque Continentale.
2. Il Montana.
Il
Montana in generale e la Bitterroot Valley nella sua parte
sudoccidentale sono la terra dei paradossi. Tra i quarantotto stati
continentali degli Stati Uniti (cioè esclusi Alaska e Hawaii), il Montana
è terzo per ampiezza di territorio, ma sestultimo per popolazione, e
quindi penultimo per densità. Oggi la Bitterroot Valley appare
rigogliosa, e la sua vegetazione non è piú soltanto composta di
cespugli di artemisia, come era originariamente. La contea di Ravalli,
in cui è situata, è cosí bella e attira cosí tanti immigranti da altre parti
degli Stati Uniti (e anche da altre zone dello stesso Montana) che
viene considerata una delle aree in piú rapida crescita dell’intera
nazione. Ciò nonostante, il 70 per cento dei diplomati abbandona la
valle, e la maggior parte di loro anche il Montana. La popolazione,
benché stia crescendo nella Bitterroot Valley, sta diminuendo nella
parte orientale dello stato, al punto che il flusso demografico del
Montana nel suo complesso risulta stazionario. Nell’ultimo decennio il
numero dei cinquantenni residenti della contea di Ravalli è aumentato
vertiginosamente, mentre è diminuito il numero dei trentenni. Tra gli
ultimi arrivati nella valle ci sono anche dei miliardari, come Charles
Schwab, fondatore dell’omonima società di brokeraggio, e Craig
Barrett, presidente dell’Intel; ciò nonostante la contea di Ravalli resta
una delle piú povere del Montana che, a sua volta, è tra gli stati piú
poveri degli Stati Uniti. Molti dei residenti della contea devono
sommare i guadagni di due o tre lavori diversi per poter raggiungere
un reddito che negli Stati Uniti è considerato alle soglie della povertà.
Il Montana è famoso per la sua bellezza naturale, e in effetti, da un
punto di vista ambientale, è forse il meno compromesso dei
quarantotto stati continentali, ed è proprio questa la ragione per cui in
molti si trasferiscono a vivere nella contea di Ravalli. Piú di un quarto
del territorio dello stato e tre quarti del territorio della contea
appartengono al governo federale, prevalentemente come area
protetta. Ciò nonostante, la Bitterroot Valley è un microcosmo di quei
problemi ambientali che affliggono anche il resto degli Stati Uniti:
aumento demografico, immigrazione, crescente penuria di acqua e
peggioramento della sua qualità, cattiva qualità dell’aria a livello
locale e durante tutto il corso dell’anno, rifiuti tossici, aumento del
rischio di incendi non controllabili, deterioramento delle foreste,
perdita o impoverimento delle terre coltivabili, calo della biodiversità,
danni dovuti all’introduzione di specie parassite ed effetti del
cambiamento climatico.
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