Una ragazza malvagia – Alex Marwood

SINTESI DEL LIBRO:
Martin controlla l’orologio: sono quasi le dieci. Tra poco lei andrà al lavoro.
Le luci al neon sulle montagne russe di Funnland sono state spente, per far
posto al chiarore freddo delle lampade alogene che inonda il luna park nelle
ore di chiusura, allo scopo di scoraggiare eventuali vagabondi e aiutare il
personale delle pulizie a individuare le pallottole di gomma da masticare, le
chiazze appiccicose di bibite rovesciate o gli schizzi di ketchup. Lei arriverà e
andrà nello spogliatoio. Come tutti quelli che devono timbrare il cartellino,
anche lei è puntigliosa circa l’orario di ingresso, mentre se la prende comoda
quando si tratta di iniziare effettivamente a lavorare. Si spoglierà dei suoi
abiti “civili” e li sostituirà con i pantaloni di una tuta da ginnastica e un
grembiule.
Martin sente crescere dentro di sé un rancore familiare, se pensa al modo in
cui lei ha interrotto ogni comunicazione: non risponde al telefono, non lo
chiama, solo silenzio, il nulla, giorno dopo giorno. Si è già dimenticata di lui?
Si è concesso tre ore, ma non sopporta più l’attesa. Prende il telefonino, muto
e minaccioso, visualizza il numero di lei e digita un messaggio: TI PREGO
RISPONDI, NON FAR FINTA DI NIENTE. Osserva il display mentre il
cellulare sembra riflettere su quel che ha scritto, prima di inviarlo.
Un gruppo chiassoso di ragazze si ferma proprio sotto la sua finestra.
Capisce subito che si tratta di una festa d’addio al nubilato, perché cantano a
squarciagola canzoni come Going to the Chapel1 – un classico – oppure Nice
Day for a White Wedding2 – solo il ritornello, ripetuto all’infinito – o la
versione scherzosa di qualche marcetta nuziale: Here comes the bride, short,
fat and wide3. Sono milioni le canzoni a questo mondo, eppure
l’accompagnamento musicale degli addii al nubilato non va mai oltre quella
ristretta selezione.
Uno strillo giunge dalla strada, seguito da un coro di risate: qualcuno è
caduto. Martin si alza dal letto, si avvicina alla finestra e scosta la tenda per
guardare fuori: otto ragazze, a vari stadi di ebbrezza. La futura sposa – velo
cortissimo e due cartelli appesi al vestito con la lettera P di principiante – è a
terra, precipitata dall’alto di un tacco 15, sotto il peso di un culo imponente.
Annaspa sul marciapiede, dentro una minigonna attillata, con la pancia
flaccida che deborda dalla cintura e il seno che esplode dal décolleté, mentre
due amiche tentano di sollevarla tirandola per un braccio pallido e cellulitico.
Le altre stanno a guardare e puntano il dito mentre ridono a più non posso,
barcollando sul marciapiede. Una di loro – hot pants, enormi orecchini a
cerchio e un top aderente a strisce orizzontali – chiede insistentemente da
accendere a qualsiasi uomo si trovi ad aggirare l’ostacolo della sposa
abbattuta.
Alla fine, “Tette a strisce” fa centro: un gruppo di ragazzi, provenienti
anch’essi da un addio al celibato, si ferma e le presta un accendino. La città è
piena di promessi sposi, tutti i weekend: ragazzotti che non hanno un
passaporto, né l’autorizzazione all’espatrio del giudice per la libertà vigilata,
e men che meno i soldi per andare a vomitare sangria su un marciapiede
spagnolo. “Tette a strisce” si mette a chiacchierare con i ragazzi, o meglio, si
mettono tutti quanti a gridare. Sotto la finestra di Martin, nessuno comunica a
un volume inferiore a un boato, le orecchie distrutte da giri di basso
martellanti, la consapevolezza del mondo esterno annullata dall’alcol,
dall’ecstasy e dalla cocaina, che ormai costa meno di un pacchetto di sigarette
e non devi nemmeno uscire in strada per comprarla.
La sposa, finalmente, ritrova la posizione eretta. Zoppica, o finge di
zoppicare, e cammina appoggiandosi alla spalla di un ragazzo. Martin
osserva la mano del tipo che scivola lungo la minigonna e si fa strada
lentamente verso l’interno, passando da dietro. La sposina ridacchia,
allontana a malincuore la mano con uno schiaffo e intanto guarda il ragazzo,
sbattendo le lunghe ciglia, maliziosa e incoraggiante, dopo di che la mano
ritorna sotto la gonna. Il gruppetto infine si allontana, diretto alla zona dei
nightclub.
“Tette a strisce” è rimasta indietro. Appoggiata a una vetrina, sta parlando
con il tizio dell’accendino. Dondola leggermente sui tacchi, ora da un lato,
ora dall’altro, e sembra non accorgersi che le amiche sono svanite dietro
l’angolo. Si sistema il top tirandolo verso il basso, per eliminare le pieghe dal
petto strizzato, e poi, con un gesto vezzoso, si scosta dagli occhi i capelli
collosi di lacca. Sorride all’uomo con civetteria e mentre parla gli appoggia la
mano sull’avambraccio. Ecco come funziona l’arte moderna
dell’accoppiamento. Non c’è nemmeno più bisogno di offrire da bere alle
ragazze. Basta prestargli un accendino ed è fatta, puoi già portartele a letto.
Martin lascia andare la tenda e si trascina nella stanza buia, mentre la
malinconia gli si insinua dentro, penetrando in ogni poro. Non capisce niente
di questo mondo. Ha la sensazione che quei ragazzi abbiano scelto di
piazzarsi davanti casa sua solo per provocarlo, per rammentargli quella
spensieratezza di cui non sa nulla, mentre sa bene che quelle creature
ondeggianti, piene di lustrini e paillettes, avrebbero cambiato subito
marciapiede se solo avesse tentato di unirsi a loro. Whitmouth è solo fonte di
delusione per lui. Dopo la morte della madre, finalmente padrone del proprio
destino, aveva creduto che il mondo sarebbe stato ai suoi piedi, che la vita,
finalmente, gli sarebbe venuta incontro a braccia aperte; invece, si ritrova a
guardare gli altri che se la spassano, come se fosse davanti alla televisione.
“Credevo che Whitmouth fosse il regno delle fate”, pensa, mentre accende
la lampadina che penzola nuda dal soffitto. “Ero bambino, allora. Venivo da
Bromwich per le vacanze, insieme ai miei genitori. Era pieno di famiglie: tè,
pasticcini alla crema e un grande scivolo a spirale sul molo, la costruzione più
alta nel raggio di miglia. È per questo che sono tornato qui, per quei momenti
felici, per quei bei ricordi, perché allora avevo tante speranze. Ora non oso
nemmeno sbirciare dentro i negozi, caso mai dovessi vedere ancora Keifer
nell’antro della porta, con i jeans abbassati, che si dimena tra le cosce di Linzi
Dawn, strette attorno ai suoi fianchi, mentre io… io sono sempre l’escluso,
l’indesiderato, sempre a guardare”.
Lei non ha ancora risposto. Martin sente crescere l’irritazione mentre fissa il
display vuoto: chi si crede di essere quella?
Getta il telefonino sul letto, accende la tv e legge le cattive notizie che
scorrono in sovrimpressione durante il telegiornale della BBC. “Cazzo,
Jackie, non hai il diritto di trattarmi così. Se avevi intenzione di comportarti
come tutte le altre, perché hai fatto finta di essere diversa?”.
Poi sente un altro grido in strada e alza al massimo il volume del televisore.
La rabbia di quell’ennesimo rifiuto gli si insinua sotto la pelle, invisibile,
intoccabile. Jackie non deve fare altro che rispondere al suo messaggio. Non
ha voglia di uscire, ma se lei si rifiuta di rispondergli sarà costretto a farlo.
Come gli ripeteva sempre sua madre, la tenacia è la qualità più importante
nella vita e Martin sa di essere più tenace di tutti.
SCARICA IL LIBRO NEI VARI FORMATI :
Commento all'articolo