Un affascinante nemico – Vivienne Lorret

SINTESI DEL LIBRO:
La via davanti a lei era sgombra, ma non per questo facile.
Jane Austen, Emma
Un anno e mezzo dopo
Osservando il cartello smaltato di bianco sul portone, Ainsley Bourne
si mordicchiò l'unghia del pollice. La sua sussistenza dipendeva da
quelle parole appena tracciate.
Benvenuti all'Agenzia Matrimoniale Bourne.
Per un ottimo servizio di intermediazione,
si prega di rivolgersi al piano superiore.
Sarebbe bastato per attirare la curiosità dei passanti? Qualcosa
doveva cambiare o l'impresa di famiglia sarebbe andata in rovina.
Forse avrebbe dovuto sottolineare ottimo. Ed era la sua
immaginazione o quel si prega era troppo supplichevole?
«Accidenti» sbuffò. Frustrata, sollevò il nastro rosso dal chiodo
per un ennesimo tentativo.
L'agenzia poteva anche essere a corto di clienti, ma non si
sarebbe prostrata. Se la gente rifiutava di cercare un'unione felice
basata sulla fiducia e sul rispetto, allora Ainsley provava solo pena.
Che differenza faceva se gli uomini volevano sposare sciocchine
senza testa? O se le donne sceglievano tipi di dubbia moralità, solo
per finire abbandonate come sua madre?
So che posso contare su di te, cara. Sei sempre stata la più forte
di tutti noi, le aveva detto un tempo.
Erano passati più di dieci anni dalla morte di Heloise Bourne
Cartwright, ma Ainsley udiva ancora quelle parole.
Con un sospiro, riappese il cartello, quindi aggiustò il nastro
finché non fu pari da entrambe le parti. Ecco.
Magari avrebbe fatto la differenza. Quantomeno avrebbe atteso
la fine della giornata per vedere se ci fosse stato un cambiamento.
Un'orda famelica sarebbe bastata.
«Forse il ton all'improvviso vedrà l'agenzia sotto una luce nuova
e smetterà di credere che siamo solo interessati a combinare unioni
per noi» borbottò.
Tuttavia da quando Jacinda e Briar, le sorelle più piccole, si
erano sposate con quelli che un tempo erano stati i loro migliori
clienti, Ainsley non poteva dare torto a nessuno.
Eppure era accaduto l'anno precedente. Ciò non spiegava
perché non fossero arrivate nuove iscrizioni.
Dopotutto, erano sopravvissuti all'iniziale ondata di voci maligne
appena lo zio Ernest aveva aperto l'agenzia. E quando Jacinda
aveva sposato il Duca di Rydstrom, c'erano stati dubbi sui loro
metodi, ma anche molto interesse. E poi, il matrimonio di Briar con lo
scapolo più licenzioso di Londra, il Conte di Edgemont, aveva
portato una manciata di clienti curiosi e più arditi.
Secondo Ainsley, il fatto che fossero aperti dimostrava che
intendevano rimanerlo, ma la verità era che ancora pochi mesi e
avrebbero dovuto chiudere le porte per sempre e lei era l'unica a
saperlo. Non aveva il coraggio di dare la notizia alla famiglia.
Desiderava solo rendere l'Agenzia Matrimoniale Bourne un
successo indiscusso... e riempire le casse con più monete che ali di
falena.
Dopo tutto ciò che avevano superato, la Stagione di quell'anno
avrebbe dovuto portare il cambiamento necessario. Ma allora perché
non c'erano file di debuttanti ansiose e giovani damerini in cerca del
loro aiuto?
Ainsley credeva di sapere la risposta.
C'era un problema che l'agenzia non poteva risolvere: la sua
posizione.
Voltando le spalle al cartello, posò lo sguardo su quello dalla
parte opposta della strada. Sterling's.
Come poteva un'agenzia matrimoniale perbene avere successo
con un locale tanto squallido a pochi passi?
A prima vista, l'edificio in mattoni grigi era splendido, quasi
regale, con tre piani di finestre ad arco lucidate come specchi.
Quella facciata poteva ingannare un'anima ingenua inducendola a
pensare che fosse rispettabile. Anche il nome, inciso sulla cornice in
pietra sopra la porta, dava un senso di permanenza. Ma era tutta
un'illusione creata dal proprietario, Reed Sterling.
Quel pugile apparteneva alla Società londinese come un orso a
un ricevimento pomeridiano. Era maleducato, rozzo e indocile.
Durante il loro primo incontro, si era presentato in maniche di
camicia e pantaloni attillati. E non aveva nemmeno cercato di
scusarsi! Era arrivato sudato, con i capelli color mogano scuro
scompigliati, le onde umide appiccicate alle tempie, la gola possente
esposta perché tutti la vedessero e la camicia sbottonata al collo a
svelare muscoli scolpiti spruzzati di peli scuri.
Le ribolliva il sangue a ricordare tanta audacia.
Ainsley sollevò quindi le ciocche castane e sentì il sollievo fresco
della brezza primaverile sul collo. E allora, l'uomo a cui aveva
pensato apparve sulla soglia della casa da gioco, riempiendola con
la sua stazza.
Ignorando lo spazzacamino con la scopa sulla spalla che gli
stava passando davanti, nonché le carrozze e i barrocci che li
separavano, il suo sguardo sfrecciò dritto verso di lei.
Ainsley riabbassò le braccia. Il cuore le batté in gola e desiderò
girarsi, ma ormai era inutile. L'aveva colta in flagrante a fissarlo.
Voltarsi in quel momento sarebbe stata un'ammissione di colpa.
Anche da lontano, avrebbe scommesso che lui avesse stampato
in volto il suo mezzo sorrisetto, la bocca piegata lì dove una piccola
cicatrice gli scalfiva il labbro superiore. Quando Mr. Sterling chinò il
capo, le si avvoltolò lo stomaco, mozzandole il fiato.
I sintomi di una pura ripugnanza, ne era certa.
per
Invece di salutarlo a sua volta, lo ignorò sbuffando. Solo allora si
girò
occuparsi
dell'ingrato
lavoro
che
le
spettava
quotidianamente: ripulire la sporcizia che dalla porta di Sterling's
arrivava alla sua.
Volantini riguardanti lezioni di pugilato, tornei di carte e danzatrici
imbrattavano gli scalini intonacati. Se solo i clienti della casa da
gioco fossero stati tanto ansiosi come quella sozzura di entrare in
agenzia!
Ovviamente, dubitava che avrebbe potuto combinare matrimoni
per loro. I libertini non erano i tipi di compagni che avrebbe
consigliato a una donna. Non le sarebbe tuttavia dispiaciuto
prendersi i loro soldi. In effetti, se Mr. Sterling, il diavolo in persona,
avesse voluto associarsi, avrebbe accettato anche la sua domanda.
Dopotutto, come membro più pratico della famiglia, era sua
responsabilità mantenere l'agenzia illuminata e riscaldata.
Sospirando, si abbassò. Aveva piovuto prima dell'alba e i fogli si
erano appiccicati agli scalini. Doveva staccarli a uno a uno, per poi
gettarli nel bidone arrugginito che portava fuori ogni mattina.
Rivoli scuri d'inchiostro scivolavano sul gradino, filtrando sull'orlo
del suo abito da giorno color bordeaux. Fra sé e sé, ne cantò quattro
a Reed Sterling.
Fu allora che udì un allegro fischiettio a lei familiare; il suono era
più vicino di quanto avrebbe voluto.
Guardando da sopra la spalla, notò Mr. Sterling che attraversava
la strada, tra una carrozza diretta da una parte e un barroccio pieno
di fiori profumati dall'altra, verso il mercato. Dovettero curvare
entrambi per evitarlo e il fischiettio fu coperto dal tintinnio dei
finimenti, dai nitriti dei cavalli e dalle imprecazioni. Tuttavia, lui non
alterò il proprio passo. Anzi, si fermò un secondo per raccogliere una
primula caduta.
Stretto tra quelle dita forti, lo stelo non aveva possibilità di
scampo. Inconsciamente, Ainsley si domandò quale danno
avrebbero causato se serrate attorno alla gola di una donna.
Le passò addosso un brivido, un ricordo amaro smosso in un
angolo della sua mente. Gli richiuse la porta in faccia prima che
potesse risvegliarsi.
Non era più una ragazzina debole e patetica. Quella persona
aveva vissuto in un paesino nel nord dell'Hampshire. La sua
versione rinata e più forte viveva a Londra ed era decisa a rendere
l'agenzia matrimoniale di famiglia un successo.
Drizzandosi, vide Reed Sterling arrivare sul marciapiede. Lui
smise di fischiettare, accigliandosi mentre la studiava, quasi fosse un
baro a uno dei suoi tavoli.
Ma lei mantenne un'aria impassibile. Qualunque fosse la mano di
carte che stringeva, l'avrebbe tenuta per sé.
Fissò a propria volta gli occhi più straordinari che avesse mai
visto. Le sue iridi erano di un indaco perfetto, se non per una
screziatura nell'occhio sinistro. Quello spicchio color rame sembrava
un tizzone ardente che rifiutava di raffreddarsi.
Ad Ainsley parve quasi che il suo calore le stesse scaldando le
guance, ma era una sciocchezza. Quella macchia altro non era che
una forma di eterocromia, un termine che aveva imparato poco dopo
avere incontrato Sterling, trovato tra le pagine di una rivista medica
della biblioteca circolante.
Aveva l'impressione che tutto fosse sotto controllo quando poteva
definire qualcosa che non comprendeva. E ciò era particolarmente
vero per quello che riguardava Reed Sterling.
«Credo vi troviate dalla parte sbagliata della strada, Mr. Sterling.
Non c'è nulla di interessante per voi, qui.»
Lui la fissò per qualche istante senza rispondere, quindi strizzò
gli occhi verso l'entrata. «Non ne sarei così sicuro. Dovevo venire a
vedere che cosa la mia cara vicina ha appeso alla porta, non vi
pare?»
Ainsley avvertì un vuoto allo stomaco nell'udire quella voce roca.
Era una sensazione stranissima. Perché mai capitasse ogni volta
che lui le si avvicinava, non riusciva a spiegarselo.
Che fosse la repulsione che provava nei suoi confronti a venire in
superficie? Molto probabilmente.
Detestava lui e tutto ciò che lui rappresentava: spudorata
immoralità.
Senza dubbio, si svegliava con un elenco di peccati da
completare prima della fine della giornata. Doveva cominciare con la
gola, mangiandosi per colazione una decina di uova bazzotte e
un'intera pagnotta tostata, ogni fetta cosparsa di uno strato di miele
così spesso da tracimare dalle labbra e colargli sul mento.
Abbassò lo sguardo su quella parte del suo volto, sulla
mandibola squadrata e, lì, su un taglietto rosso.
Gli occhi le scesero quindi lungo il collo. Ovviamente, non aveva
un fazzoletto. Non sarebbe rimasta sorpresa di trovare una goccia
color ambra appiccicosa nell'incavo sotto il suo pomo d'Adamo.
Purtroppo, quel pensiero errante le fece venire l'acquolina in bocca.
Deglutì. «No, non dovevate, perché questo cartello non è affar
vostro. Inoltre, non siete nemmeno vestito in maniera rispettabile.»
«A differenza vostra, non ho ereditato il guardaroba di mia
nonna, completo di una gamma di fazzoletti da collo. Credo che ne
abbiate uno per ogni giorno del mese.»
Ainsley si irrigidì. «Non direi. Questo l'ho indossato anche ieri
l'altro.»
«Vi sbagliate» ribatté lui con una certezza presuntuosa che le
diede sui nervi.
«Mi sbaglio? Ritengo di saperlo meglio...»
«Due giorni fa avete inveito contro di me per via di una
tabacchiera che avete ritrovato sui vostri gradini» la interruppe lui.
«E ne indossavate uno color latte con un orlo ondulato.»
Ainsley si portò una mano sul fazzoletto di pizzo che indossava.
Accidenti! Sterling aveva ragione. Quella mattina aveva messo
quello di seta bianca con il bordo smerlato. Ma quale uomo notava
certi dettagli?
«Si chiama fisciù» lo corresse. «E mi vesto così per dimostrare la
rispettabilità del mio ruolo. Essere una intermediaria di matrimoni è
un'occupazione importante. La qualità della vita del cliente dipende
da me.»
Lui incrociò le braccia al petto e la primula sparì all'interno del
suo pugno. «Un uomo vero sa come trovarsi una donna. Voi
arroganti Bourne state solo mettendo mano in un gioco che non
comprendete.»
L'esasperazione le bruciò nel petto. Mr. Sterling sembrava
pensare che la sua esistenza fosse una schiera infinita di privilegi.
Come se al mattino le bastasse uscire dalle coperte e una squadra
di servitori la servisse, portando ordine nella sua vita e facendo
quadrare i libri mastri. Quell'uomo non aveva idea dei sacrifici che
aveva compiuto nel corso degli anni.
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