Tutta tua – Volume 6 – Anna Chastel

SINTESI DEL LIBRO:
Quattro giorni prima.
Ho paura. Simon guida troppo veloce, il suo sguardo va dalla strada
a me. La sua mano destra tiene il volante mentre la sinistra
imperturbabile, mi punta ancora la pistola contro. Sono terrorizzata.
Vorrei reagire, cercare di fare qualcosa, ma cosa?
Mi sparerà davvero?
Non posso crederci! Simon! Un amico di lunga data dei miei genitori!
La stessa domanda gira in tondo nella mia testa. Ma perché mi ha
rapita? In continuazione rivedo Timothy e suo fratello Arthur correre
dietro di me, che tentano invano di avvertirmi del pericolo. Ma era
già tardi, eravamo troppo lontani! Eppure la serata era stata perfetta!
Tim, il locale chic riservato per il mio compleanno, tutti i miei amici.
Ho accettato di in-contrare Simon senza esitazione perché diceva di
avere delle informazioni confidenziali da rivelarmi d’urgenza,
nonostante fosse tardi. Mai avrei indovinato le sue intenzioni…
Come potevo immaginare quello che è successo? Guardo Simon di
nascosto. Non c’è più niente di amichevole in colui che credevo mio
amico. Il suo viso è duro, i suoi occhi sono quelli di un pazzo. Chi è
davvero?
Poco prima che mi spingesse nella macchina, Arthur mi aveva
avvertita del pericolo gridandomi di fuggire, e da quel momento tutto
è andato a rotoli. Si conoscono?
Come ha fatto Arthur a sapere che stava per farmi del male?
La macchina corre ancora, ad una velocità folle. Non ho idea di dove
stiamo an- dando né da quando tempo stiamo viaggiando. Ma quello
che è sicuro, è che, qualunque sia la nostra destinazione, io e
Simon, non ci accontenteremo, di avere una piccola discussione
amichevole.
Non voglio morire!
Mentre immagino il peggio, i miei pensieri sono per Tim. L’uomo che
amo. All’improvviso, ho paura di non rivederlo mai più, di non poter
più sentire il suo calore, o immergere i miei occhi nei suoi, di non
sfiorare più il suo sorriso con la punta delle dita.
Non devo piangere, devo respirare, rif lettere! Diamine rifletti! Trova
qualcosa!
Qualsiasi cosa per uscire da qui!
Il panico mi immobilizza. Non oso muoversi. Tutta questa scena si
svolge come se fosse al rallentatore sotto i miei occhi e mi sento
cosí impotente. Alla fine ho un’idea, posso tentare di ricordargli chi
sono: Mila quella ragazzina che lui ha visto crescere.
Posso cercare di far leva sui suoi buoni senti-menti per impedire che
tutto ciò finisca in tragedia, in qualcosa di irreparabile.- Simon? Ma insomma cosa ti prende?
Non ti riconosco!- Stai zitta.
La risposta è secca e senza appello. La minaccia contenuta nella
sua voce mi fa ingoiare le mie domande. Per dare più forza alla sua
frase, stringe la presa sull’impugna-tura dell’arma sempre puntata su
di me. Girando bruscamente il volante, accelera prima di entrare sul
lungo Senna. Il semaforo è rosso. Lui non ci fa caso e passa senza
esitare. Una macchina arriva rapidamente sulla nostra destra. La
vedo avvicinarsi velocemente dal mio finestrino, e mi scappa un
grido. Chiudo gli occhi, aspetto l’impatto.
Tim ti amo tanto, mi sarebbe piaciuto potertelo dire un’ultima volta…
Con uno stridio di pneumatici, la macchina svolta all’ultimo secondo
per non prenderci. Riapro gli occhi mentre un filo di sudore freddo
cola sulla mia schiena. Simon non ha neanche rallentato,
incosciente del terrore che mi sommerge. Guardo la strada sfilare
per cercare di capire il suo piano. Ci stiamo dirigendo verso il sud
della capitale.
Poco importa dove andremo, poiché a questo ritmo non arriveremo
mai a destinazione interi.
Ci ucciderà!
E non so neanche perché. Ma quando penso che sia tutto perduto,
vedo nello specchietto retrovisore delle luci di segnalamento blu.
Una volante della polizia!
Mi volto per vedere meglio: la macchina della polizia ci segue!
Guardo Simon per osservare la sua reazione. Bestemmia volgar
mente. Non ha nessun modo di scappare, tranne se decide di
lanciarsi in una corsa ad inseguimento. Ma non ci sono strade
perpendicolari in vista, non c’è modo di girare all’ultimo secondo, ed
è impossibile fare marcia indietro.
Cosa farà?
All’improvviso rassegnato, frena. Brutalmente. Molto brutalmente. Mi
schiaccio sul sedile davanti. Simon si appiattisce. In qualche
secondo appena, due poliziotti escono dalla macchina arrivata al
nostro livello. Ma non oso ancora respirare. La tensione è intatta e il
tempo si ferma.
Cosa deciderà di fare Simon? E se tentasse il tutto per tutto
prendendomi in ostaggio?
Lo vedo esitare. I suoi occhi passano dai poliziotti a me, poi all’arma
tra le sue mani.
All’improvviso tutto va veloce. Uno dei due uomini in divisa vede la
pistola, tira fuori la sua e urla:- Metta giù la pistola! Ed esca lentamente dal veicolo con le mani in
alto!
Nel panico Simon obbedisce come un automa, apre la portiera e fa
scivolare l’arma per terra, immediatamente afferrata dal secondo
poliziotto che resta dietro il suo collega per parlare alla radio.
L’agente che ha gridato si avvicina con precauzione alla portiera dal
lato del conducente e, sempre senza abbassare l’arma, prende
Simon con l’altra mano mentre esce lentamente dalla macchina.
Appena fuori del veicolo, lo sbatte contro il tettuccio. Il secondo
poliziotto arriva con delle manette. Mentre le usa su Simon, il suo
collega lo punta ancora con la pistola, sicuramente per evitare
un’eventuale fuga.
Affondata sul mio sedile, osservo l’arresto che è durato solo qualche
minuto. Tutti i miei muscoli sono irrigiditi, non riesco a muovermi.
Una seconda poi una terza macchina della polizia ci raggiunge e uno
degli agenti apre finalmente la mia portiera. È solo in questo
momento che capisco che è tutto finito e che non rischio più niente.
Gentilmente l’agente mi tende la mano e mi aiuta a scendere. Sotto
shock, ci metto un po’ a realizzare che tutto il mio corpo è scosso dai
brividi. Mi appoggio a lui. Con gli occhi nel vuoto, non riesco più a
pensare, né a fare il minimo movimento. Intorno a me, l’agitazione
della polizia, qualche curioso che si trovava nei paraggi nonostante
l’ora tarda, le luci di Parigi, la Senna. Sento un uomo in uniforme dire
che il commissario sta arrivando, un altro annunciare che bisogna
disperdere la folla che comincia ad ammassarsi ed installare un
primo perimetro di sicurezza. Poi tutto comincia a girare intorno a me
e dei punti gialli oscurano la mia vista.
All’improvviso delle gomme di macchina stridenti mi fanno
sussultare. Riconosco la Jaguar di Nils che arriva a cento all’ora. Si
ferma di traverso sulla strada ai piedi del ponte dove la folle corsa di
Simon è stata fermata. Tutte le portiere si aprono nello stesso
momento e i miei amici si precipitano fuori.
Tim che guidava, il suo amico Nils, Arthur ed infine Blanche, la
migliore amica, corrono tutti verso di me. Il poliziotto che mi sor
regge ha appena il tempo di reagire che mi lancio tra le braccia di
Tim. Ha l’affanno e i suoi occhi tradiscono inquietudine mista al
sollievo.
Sana e salva con lui!
Mormora:- Oh, Mila! Ho avuto cosí tanta paura!
La tensione che mi attanaglia si alleggerisce un po’!
Ma un po’ soltanto…
Resterei volentieri ancora cosí, stretta nel suo abbraccio protettore,
ma la realtà riprende il suo corso. Spostandomi un po’ vedo Nils ed
Arthur che stanno parlando ai poliziotti, e cercano di spiegare cosa è
successo.
Blanche si avvicina a sua volta a me ma prima che possa dire
qualsiasi cosa un uomo viene verso di noi.- Buonasera, sono il commissario Marceau.
Stringo la mano che l’uomo mi tende.
Tim, invece, ha mantenuto il suo braccio intorno alle mie spalle per
sostenermi. Non ho ancora le gambe solide, per fortuna lui mi
solleva un po’ altrimenti credo proprio che cadrei per terra.-
Immagino che sarà scossa per quello che è appena successo,
riprende il funzionario di polizia. I miei uomini mi hanno brevemente
riassunto la situazione. Credo di capire che c’è stato un tentativo di
rapimento?- Io…eh… cerco di spiegare.- Buonasera, sono Timothy Beresford, la signorina Wieser è sotto
shock, potremmo rimandare questa conversazione a domani?
chiede Timothy in mio aiuto.- Sí, capisco, signor Beresford.
Lo guarda come se lo conoscesse – e sicuramente è proprio cosí
e mi rendo con-to che Tim è un uomo estremamente influente.-
Venite da me domani al commissariato per fare la vostra
deposizione, riprende il commissario, con un una nota di rispetto
nella voce.
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