Tutta tua – Volume 3 – Anna Chastel

SINTESI DEL LIBRO:
Londra. Ore 17:00.
L’addetta stampa mi accompagna fino alla sala riservata ai giornalisti
negli uffici dalla casa editrice Magic Children. Affabile, la giovane
donna bionda mi fa qualche domanda. Anche se ho la testa altrove e
una stretta angosciante alla gola, mi impegno a recitare bene il mio
ruolo. Devo essere una giornalista free-lance venuta a realizzare
l’intervista ad un autore.
Ma una volta messa la mano sulla maniglia della porta, esito.
Un’inquietudine improvvisa. Il grande salto, è ora. Tra qualche
secondo, entrerò nella stanza e scoprirò Violette Barns, che credo
sia Violetta Florès, la vecchia balia di Timothy, colei che si è
occupata di lui come se fosse suo figlio alla morte della madre,
quella che lui cerca invano di ritrovare da diversi anni.
Mi ricordo della sua emozione al telefono quando l’ho chiamato per
annunciargli la mia scoperta: Violetta è a Londra e suo figlio Arthur è
vivo! Non riusciva a crederci!
Ora sa tutto!
Sa dove sono e qual’era lo scopo di questa scappatella aldilà della
Manica.
Dall’altro capo del filo, sentivo le domande venire una dietro l’altra,
ma non avevo le risposte. Non ancora.
Spero di saperne il più possibile quando uscirò da qui tra qualche
ora.
Entro nella stanza. Una piccola donna bruna dal viso dolce è seduta
dietro un grande ufficio. Qualche filo argentato si intravede nella
spessa treccia che raccoglie la sua capigliatura, a testimonianza
degli anni che passano.
Pone davanti a lei l’opera per bambini Angela Pumpkin, questo libro
che mi ha permesso di trovare il nesso tra lei e la famiglia di Timothy,
e di ritrovarla. Violette alza gli occhi verso di me: uno sguardo dolce
sotto le palpebre truccate. Non posso fare a meno di notare la sua
eleganza discreta.
Si alza e mi tende la mano.- La signorina Wieser, suppongo?- Sí, piacere di conoscerla.
La situazione è quasi surreale. Lei non sa chi io sia ed io, cosciente
della sua importanza nella vita dell’uomo che amo, non riesco ad
impedirmi di scrutarla intensamente.- Allora lei è la giornalista interessata ad un libro uscito più di dieci
anni fa?-
Effettivamente. Sono molto curiosa anche del suo percorso in
generale.
Possiamo parlarne?
Con voce calma e dolce, mi invita ad accomodarmi. Tiro fuori dalla
mia borsa un quaderno per prendere appunti e una penna.
Inizio della finta intervista che deve permettermi di rispondere a tante
domande lasciate in sospeso. Rileggo brevemente la serie di
interrogazioni che ho elaborato a Parigi prima di partire.
Ecco il piano: cominciare con qualcosa di insignificante, poi
orientarsi piano piano verso il passato di Violette.- Signora Barns, dopo Angela Pumpkin, lei ha scritto molti libri per
bambini, in questo momento sta lavorando ad altri progetti?
Farla parlare del suo lavoro attuale mi sembra una buona idea per
stabilire un contatto e non creare sospetti. Mi racconta i dettagli delle
storie che sogna di trasformare in immagini nei prossimi mesi.
Per mostrare la mia professionalità, scarabocchio qualche parola sul
mio quaderno. Più la ascolto, e più la trovo simpatica. È chiaro che
Violette è una persona tenera, un po’ timida.
Ma non sembra proprio un’organizzatrice di complotti machiavellici,
la protagonista di un sordido affare di appropriazioni indebite. Sí, i
soldi che si volatilizzano dalle casse di B. International arrivano su
un conto che porta il nome di uno dei suoi personaggi, ma non so
perchè, il mio istinto mi dice che lei non ne sa niente.
Per saperne di più, devo indurla a parlare di quello che è successo
23 anni fa, all’epoca in cui è scomparsa dalla vita di Tim.- Da dove viene la sua ispirazione?
Secondo la sua editrice, la storie che lei pubblica ora sono le stesse
che raccontava ai suoi bambini quando erano piccoli.- È esatto.- Quanto ne ha avuti? Tre vero?
Faccio l’errore volontariamente per poter osservare la sua reazione.
C’è un momento di silenzio. Violette Barns lascia la bocca mezza
aperta e distoglie lo sguardo. Ma si riprende e gentilmente mi
corregge con dolcezza.- Ne ho solo due, signorina. Un maschio ed una femmina.
Non ne dice di più, certo, ma questa domanda ha avuto un impatto
su di lei, ne sono sicura. Anche se è stato appena percettibile. Non
mi parlerà cosí facilmente dell’altro ragazzino di cui si è occupata.- Ho letto nella sua biografia che lei ha vissuto negli Stati uniti? È
laggiù che ha incontrato suo marito. È un periodo della sua vita che
ha influenzato il suo lavoro?
Questa volta, Violette Barns si chiude a riccio e la sua risposta è
laconica.- Non più di tanto.
Sono incastrata. Non dice più una parola, nessun indizio che potrei
catturare e sul quale sarebbe possibile insistere per ricostruire tutta
la storia… e farle parlare di Timothy. Cosa devo fare? Scoprirmi e
rivelarle perchè sono qui in realtà? Devo dirle chi sono?
E se mi sbagliassi?
Non posso fare altro che fidarmi del mio istinto: sono convinta che
Violette Barns è una brava persona.
Ma da qui a rischiare rivelandole tutto…
Se lei è colpevole di qualcosa, se ha un coinvolgimento qualunque
nelle appropriazioni di cui non mi rendo conto, quale conseguenze
potrebbe avere?
Non posso mettere tutto a repentaglio cosí.
È meglio non dire niente e cercare di raggirare questo muro che sta
erigendo intorno al suo passato. Mi impegno per trovare una
domada che ci faccia andare avanti, quando la porta si apre
brutalemente dietro di me. Una voce d’uomo che riconoscerei tra
mille, e forse l’ultima che mi aspettavo di sentire qui:- Violetta!
La scena si immobilizza. Violette Barns si alza di scatto e resta
immobile, tesa verso Timothy che è appena entrato nella stanza. È
pallida come se avesse visto un fantasma. Tim, invece, è sconvolto, i
capelli spettinati, il viso teso, lo sguardo preoccupato.
Come ogni volta che lo vedo, il mio cuore fa un balzo.
Violette l’ha sicuramente riconosciuto, cosa che non mi stupisce
visto che il suo viso e il suo nome appaiono regolarmente sui
giornali. Tim non dubita neanche per un momento che la donna di
fronte a lui sia proprio Violetta Florès, quella che ha sostituito sua
madre deceduta quando era piccolo, la stessa che suo padre ha
allontanato da lui.
Siccome il silenzio si prolunga e che entrambi sembrano pietrificati,
decido di prendere la parola. Penso soprattutto a Violette in realtà
poichè, tremante, sembra quasi che stia per svenire.
Nonostante la sua impazienza, leggittima, Tim avrebbe potuto
evitare di venire. Ha avuto torto nel piombare cosí all’improvviso
senza che Violette avesse potuto prepararsi. Deve essere uno shock
terribile per lei! Soprattutto perchè Timothy è la persona più facile al
mondo da trovare! Se lei ha deciso di non contattarlo prima, ci deve
essere sicuramente una ragione.-
Violette, mi dispiace che lei abbia scoperto in questo modo la
ragione della mia presenza qui. L’avrà capito ormai, non sono una
giornalista. Sto indagando per conto di Timothy Beresford che sta
cercando di ricostruire e capire cosa è potuto succedere quando
entrambe vivevate insieme negli Stati Uniti.
Volontariamente non alludo alla storia delle appropriazioni indebite.
Non ho ancora tutto chiaro in mente ed è evidente che Violette sia
sconvolta dalla presenza di Timothy.
Non può reagire cosí ed essere invischiata all’affare.
Violette non si muove ancora, come se non mi avesse ascoltata.
Fissa sempre Timothy con stupore.- Capisco… È solo che non me lo aspettavo… non so cosa dire,
finisce per balbettare dopo un tempo che sembra infinito.
Timothy esce dal suo letargo sentendo la voce di Violette. Si
avvicina a lei e le tende le mani.-
Violetta, mi dispiace, è tutta colpa mia. Ma quando Mila mi ha
chiamato per dirmi che probabilmente ti aveva ritrovato, non sono
stato più capace di riflettere, sono venuto il prima possibile. Sono
cosí felice di rivederti.-
Anche io sono contenta Timothy, ma… tutto questo è troppo
improvviso per me. Mi dispiace.
Mi accorgo che lei non prende le mani che Timothy le offre. Cosí alla
fine lui le abbassa. Ha l’aria un po’ triste.
Immaginava sicuramente un ritrovamento pieno di effusioni. Ma ha
dimenticato che Violette ha sofferto molto nel passato e che non può
cancellare le sue pene e le sue paure in due secondi solo perchè lui
è là, davanti a lei. Violette, come per darmi ragione si mette la mano
sul cuore e vacilla.
È proprio quello che pensavo: troppe emozioni.
Sta quasi per perdere conoscenza.
Torna a sedersi e lascia cadere la sua testa tra le mani. Senza
smettere di guardarla, Timothy prende posto davanti a lei.
La guarda con profonda inquietudine. Dal canto mio, non dico
neanche una parola, dato che ho paura di intervenire e di perturbare
questo scambio cosí intenso.- Ti senti male? Vuoi bere qualcosa? chiede dolcemente Timothy.
Il tono usato da Tim mi commuove. È cosí premuroso. Nel vederli
entrambe, posso immaginare la forza del legame che li ha uniti e che
è ancora cosí vivo nel cuore di Timothy dopo cosí tanti anni. Spero
sinceramente per lui che Violette Barns non abbia rinunciato
definitivamente all’affetto che provava per lui. Sento che Timothy non
si riprenderebbe da un dispiacere simile.
Violette prende ancora un po’ di tempo per ritrovare una respirazione
normale. Poi, lentamente, guarda l’uomo che ha di fronte e che non
rivedeva da più di 20 anni. Ora che capisce meglio cosa sta
succedendo, i suoi occhi si illuminano. C’è tanto amore nel suo
sguardo che credo di vedere resuscitare per un attimo la persona
che doveva essere prima del dramma americano, la malattia di suo
figlio e il rifiuto di Bob.
Li contemplo, entrambi, il libro di Angela Pumpkin nel mezzo, e sono
trasportata indietro di 23 anni. Tim bambino è accoccolato tra le
braccia di una giovane donna bruna dagli occhi brillanti. Ascolta con
ammirazione la storia incredibile che lei ha inventato solo per lui.
Timothy riprende la parola con voce estremamente dolce. Sento che
controlla le sue emozioni per trattarla con cura, come se la persona
che l’ha allevato da piccolo fosse un essere di porcellana e che delle
rivelazioni cosí brutali rischiassero di romperla in mille pezzi.- Ti ho cercata ovunque. Vi ho cercati ovunque, te e Arthur. Durante
questi anni. Non sono mai riuscito a trovare una vostra traccia.
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