Soldi gratis – Vincenzo Imperatore

SINTESI DEL LIBRO:
DOPO circa trecento interventi pubblici tra presentazioni di libri e
partecipazioni a programmi radio e TV, ho constatato che le
domande che mi vengono poste con sistematica ripetitività al
termine
degli
incontri
sono
queste:
«Quale banca mi
consiglierebbe?» Oppure: «Sono cliente della Banca Popolare di
Pizzofalcone, è sicura?»
Domande legittime, dopo quanto accaduto al nostro sistema
bancario negli ultimi dieci anni. È quindi fondamentale scegliere una
banca solida e affidabile.
Ma che cosa significa «solida e affidabile»?
Significa che in caso di turbolenze sui mercati e di catastrofi
finanziarie la vostra banca è in grado sia di restituirvi i soldi che
avete depositato o investito presso di lei, sia di mantenere gli
impegni presi se vi ha concesso un finanziamento, nel senso che
non esige l’estinzione di un prestito all’improvviso.
La buona notizia, tuttavia, è che bastano pochi clic per avere un
quadro completo della situazione in cui versa la banca di cui siete
già clienti o di cui intendete diventarlo. I passi da compiere per
rispondere ai vostri dubbi sono ancora più semplici di quelli che fate,
per esempio, quando volete acquistare l’ultimo modello di
smartphone.
Vi illustrerò tre semplici passi per sapere se la vostra banca è
sicura. Il primo è obbligatorio, gli altri due facoltativi, come vedremo.
1. Controllate la solidità della banca
Per cominciare, dovete familiarizzare con l’indicatore più comune per
stabilire il livello di solidità di un istituto di credito: il CET1 Ratio
(Common Equity Tier 1 Ratio). Sulla base degli accordi di Basilea,
questo indice confronta due aspetti di una banca: la quantità dei suoi
investimenti (soprattutto prestiti), ponderati in base al loro rischio, e il
suo capitale. In sostanza, l’indicatore rivela con quali risorse pronte
per l’uso (dette anche «primarie») una data banca riesce a garantire
i prestiti concessi ai clienti e a gestire i rischi che derivano dai crediti
non restituiti, detti anche «deteriorati».
Vi starete chiedendo: Ma perché una banca deve fornire garanzie
sui prestiti che concede alla clientela?
La ragione è semplice: salvaguardare chi affida i suoi risparmi alla
banca, dato che i prestiti vengono finanziati proprio con quei soldi!
Cosa succederebbe se domani tutti i clienti di una banca si
recassero allo sportello per ritirare i propri risparmi? Verosimilmente,
assisteremmo a scene già viste a Cipro e in Grecia: saracinesche
abbassate e file chilometriche di persone inferocite. Infatti è possibile
che l’istituto di credito non disponga di un patrimonio sufficiente a
coprire un rimborso del genere, proprio perché i soldi dei
risparmiatori sono stati dati in prestito.
A questo punto, il CET1 viene in vostro soccorso. Quasi tutte le
banche italiane hanno un indice superiore alla soglia minima (floor)
dell’8%, prevista dagli accordi di Basilea III per le banche europee:
significa che molti istituti di credito del Paese dispongono di un
patrimonio sufficiente a garantire i loro investimenti.
Se volessimo però indicare una percentuale di riferimento per
l’Italia, potremmo dire che un CET1 di salvaguardia si attesta intorno
al 12%.
COSA FARE?
Cercate su Google «CET1» seguito dal nome della vostra banca: per
esempio, «CET1 Banca Popolare di Pizzofalcone».
Se riscontrate un valore superiore al 12%, potete dormire sonni
tranquilli.
Se riscontrate un valore tra l’8% e il 12%, potete dormire.
Se riscontrate un valore inferiore all’8%, è meglio che stiate svegli e
corriate allo sportello a ritirare i vostri risparmi.
Ecco i dati relativi al primo trimestre 2018.
BANCA
Mediolanum
Banca Generali
FinecoBank
Banca Fideuram
BPER Banca
Monte dei Paschi di Siena
Creval
ING Group
Mediobanca
Credem
Banco BPM
Intesa Sanpaolo
UniCredit
Banca Farmafactoring
Banca Carige
UBI Banca
Banca Sistema
Banca Popolare di Sondrio
Banco Desio
Banca Sella Holding
Banca IFIS
CET1
21,7%
20,3%
20,15%
16,8%
14,61%
14,4%
14,4%
14,3%
13,9%
13,63%
13,48%
13,3%
13,13%
12,9%
12,1%
12%
11,8%
11,72%
11,65%
11,49%
11,1%
Ovviamente vi starete chiedendo: Come avrei potuto
salvaguardarmi se l’indice CET1 della mia banca fino a poche
settimane prima del default era rassicurante? Perché banche poi
fallite avevano un CET1 comunque confortante? Semplice. I bilanci
di quelle banche erano falsi!
Ecco perché i prossimi due passi, sebbene facoltativi,
necessitano comunque di attenzione. Perché l’ignoranza è
facoltativa, ma la consapevolezza è obbligatoria!
2. Verificate l’andamento in Borsa del prezzo delle
azioni della banca
Questa mossa è facoltativa perché non tutte le banche sono quotate
in Borsa. Se la vostra lo è, cominciate a guardare il prezzo della
singola azione. Da solo non dice granché sull’affidabilità della banca
perché la sua quotazione è influenzata da tanti fattori: cosa gli
investitori decidono di acquistare e vendere, ma anche elementi
imprevedibili che riguardano il settore bancario o la nostra economia.
Per farvi un’idea più precisa, vi consiglio invece di confrontare il
prezzo dell’azione della banca con un dato indicativo dell’intero
settore bancario del Paese. Questo valore è ben rappresentato
dall’indice FTSE Italia Banche, facilmente comparabile con tutti i titoli
degli istituti di credito quotati in Borsa.
Non occorre essere analisti di Borsa per capire i grafici seguenti,
che riguardano due esempi di banche agli opposti. Basta avere una
buona vista e osservare la distanza tra le due curve.
FinecoBank: la curva in alto indica l’andamento del valore del
titolo Fineco, quella in basso l’andamento del valore dell’indice di
settore. In altri termini, Fineco performa meglio della media del
settore bancario.
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