Se scelgo te – Lexi Ryan

SINTESI DEL LIBRO:
Hanna porta il suo anello.
Il riflesso mi abbaglia mentre lei si copre la bocca con la mano tremante.
Indossa una sottile vestaglia rosa, i capelli le ricadono sulle spalle in onde
languide. Max, accanto a lei, a petto nudo, si irrigidisce come per proteggerla.
Non ci vuole un genio per capire cosa stessero facendo prima che bussassi.
È un pugno allo stomaco. Indietreggio.
Non sarei dovuto venire. Va bene, devo tenermi lontano da Los Angeles e
restare nell’ombra per un po’. Ma venire a casa di Hanna è stato un errore.
Ho agito d’istinto. Ho lasciato Collin con Vivian e mi sono precipitato qui.
«Credevo fossi morto» mormora Hanna.
«Invece no». Ma forse lei preferirebbe di sì.
Rimaniamo a fissarci. Devo andarmene, tornare da Asher e nascondermi
dal resto del mondo mentre attendo che arrivi Collin.
Max si volta verso il soggiorno e accende la TV. Mentre sono ancora
prigioniero degli occhi di Hanna, al telegiornale annunciano che sono vivo.
Finalmente, lei distoglie lo sguardo e si gira di scatto verso lo schermo,
come se avesse bisogno di altre prove.
«Volevo solo vedere se stavi bene». La bugia mi graffia il cuore prima di
uscirmi di bocca. Volevo ben altro. Guardare la morte in faccia cambia la tua
visione del mondo, ti fa capire cosa desideri davvero, e quanto sei disposto a
pagare per averlo.
«Sto bene». Tiene ancora gli occhi incollati al televisore.
Di colpo si tappa la bocca e si precipita in bagno. La sento vomitare.
Max mi lancia un’occhiata che non riesco a decifrare. Forse non ci crede
nemmeno lui. Poi la segue.
Quando tornano, Hanna è appoggiata al suo petto e lui le tiene un braccio
sulle spalle. Vorrei strappargliela, stringerla a me, ma lei sembra aver bisogno
di quell’abbraccio. Un’altra prova che non dovrei essere qui.
Hanna è la cosa più bella che mi sia capitata nella vita, ma forse lei pensa
lo stesso di Max. Ash mi aveva avvertito che Max non stava con lei solo per i
soldi. E lo sospettavo anch’io. Questa è la conferma.
Ed eccolo qui, l’Uomo dell’Anno, che la sostiene quando l’amante si
presenta alla porta.
È troppo, persino per un duro come me.
Vaffanculo. «Sono da Asher, se hai bisogno» e arretro sotto lo sguardo
impassibile di Max. Mi precipito giù per le scale, prima che il cuore mi dica
di tornare indietro, là dove secondo il cervello non dovrei essere.
Hanna
Se n’è andato. È rimasto giusto il tempo di sconvolgermi la vita e poi è
svanito.
Max mi bacia sulla testa e mi manda in confusione. Vorrei rintanarmi nella
sua dolcezza, lasciare che mi protegga, e allo stesso tempo vorrei respingerlo,
dirgli che non può più toccarmi così. Perché Nate è vivo.
«Che cosa posso fare?» mi chiede.
Scuoto la testa e mi avvio verso la camera da letto per vestirmi. «Devo
andare da lui». Mi infilo un paio di jeans, una maglietta e le scarpe da tennis.
Arrivata alla porta, lo sento dietro di me e mi fermo. «Ti troverò al mio
ritorno?» chiedo.
Rimane in silenzio e per un attimo vorrei poter tornare a prima che Nate
bussasse alla porta, quando tutto sembrava più semplice. Ma è un pensiero
fugace. Perfino la parte di me che ama Max e vuole stare con lui è felice che
Nate sia vivo.
«Tu vuoi trovarmi?» chiede lui.
«È così facile?».
«Per me sì. Se vuoi che io ci sia, ci sarò».
Lo guardo negli occhi per la prima volta da quando ci è crollato il mondo
addosso. «Per me no».
«Ti amo» sussurra. Mi dà le chiavi della macchina e mi apre la porta. «Sta’
attenta».
Mi infilo le chiavi in tasca per non discutere, ma non ho intenzione di
prendere l’auto. Cammino nel buio lungo il sentiero che costeggia il fiume,
sperando che mi aiuti a calmarmi.
Nate è in piedi sul pontile vicino a casa di Asher, le mani che stringono la
staccionata mentre osserva l’acqua con sguardo vuoto. Sapevo di trovarlo lì.
E lui, sapeva che l’avrei seguito?
Il vento gli scompiglia i capelli. Provo un bisogno irrefrenabile di toccarlo,
di assicurarmi che sia vero, e che stia bene. Infilo le mani in tasca per evitare
che mi tradiscano.
«Mi hai mentito».
Annuisce, ma non si gira a guardarmi. «Allora mi è sembrato giusto così».
La sua voce fluttua nell’aria e mi avvolge come un abbraccio. In questo
momento è il suono più bello che ci sia, l’unico che voglia sentire.
«Va bene, non mi hai detto che avevamo fatto l’amore perché pensavi che
avrei sposato Max». Mi avvicino. «Non condivido la scelta, però la capisco.
Ma perché mi hai mentito su quello che c’era fra noi, su cosa eri disposto a
fare per me?».
«Avevi già preso una decisione» mormora, le dita che stringono il legno.
«Non è vero. Quando sono venuta a Los Angeles avevo chiuso con Max,
ma tu mi hai fatto credere che non ci fossero speranze per noi».
«Avevi chiuso davvero, Hanna? Avevi detto a tutti che non volevi più
sposarlo? O era un altro segreto?».
«Io…». Mi manca l’aria. «Non è giusto. Sapevi che non ricordavo nulla, e
mi hai mentito».
Mi osserva per un istante. «E ora cosa ricordi?».
«Ricordo il giorno che abbiamo fatto l’amore. Mi dicesti che era arrivato il
momento di prendere una decisione».
«E poi?».
«Poi niente».
Torna a guardare l’acqua. «Diciamo solo che, quando te ne sei andata da
casa mia, era chiaro a entrambi che non potevo darti ciò che volevi. E dopo
cinque giorni di chiamate e messaggi senza risposta…».
«Eppure una settimana dopo ti sei infilato nel mio letto. O sbaglio?».
«Sono un ottimista, che vuoi farci?».
«Cos’è successo? Perché non mi hai detto la verità?».
«Avevo ragione, no? Sei tornata di corsa da lui». Getta un’occhiata alla
mia mano e capisco che è arrabbiato. «Non ci hai pensato due volte a metterti
il suo anello. Non sono l’unico ad aver mentito, mi pare».
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