Quel che voglio da te – Virginia Henley

SINTESI DEL LIBRO:
Antonia Lamb era in piedi davanti allo specchio ovale, la bella fronte
corrugata. La sua era una bellezza classica, con grandi occhi verdi
dalle ciglia nere sugli zigomi perfe amente modellati e sulla bocca
piena, generosa. Con mani impazienti si sollevò la nuvola di capelli
scuri che le ricadeva fino in vita e se la ge ò dietro le spalle,
rivelando così il seno giovane e sostenuto che emergeva dal corse o
di pizzo.
— Com’è piccolo! — si lamentò.
La nonna materna, lady Rosalind Randolph, posò la sua tazza di
cioccolata e osservò seccamente: — Non sono le dimensioni che
contano, è la consistenza. Le coppe per lo champagne sono state
modellate sul piccolo seno di Maria Antonie a, considerato una
perfezione. Una perfezione che non le è stata di grande aiuto con la
plebaglia parigina — aggiunse in tono irriverente.
I suoi occhi studiarono l’alta e snella figura della nipote, notando
con soddisfazione i quaranto o centimetri di giro vita e le splendide
gambe lunghe. Le tornò alla mente il ricordo del proprio debu o, a
sedici anni.
— Gli uomini ti cadranno ai piedi, Antonia, non hai motivo di
preoccuparti. L’ultimo ballo cui ho partecipato sembrava una sfilata
di orrori. Lady Denham, magra come un laccio delle scarpe, esibiva
un pe o esageratamente imbo ito. Sembrava un piccione e si
credeva a raente. La duchessa di Bedford credo mirasse a
riprendere i nuovi colori della marina, il bianco e l’azzurro, ma il suo
abito aveva una stridente tonalità che potrei soltanto definire
insopportabile. Fortunatamente nessuno se n’è accorto, perché
nessuno poteva distogliere lo sguardo dai suoi capelli azzurri
incipriati, zeppi di piccole navi da guerra. Quella donna
p
pp
p
g
insopportabile ha tenuto corte per un’ora, imitando la poco
edificante eloquenza del suo acconciatore, Legros. — Roz si divertì a
imitarla: — D’estate una capigliatura può resistere al massimo tre
se imane prima di essere rifa a.
Gli occhi di Antonia scintillarono divertiti, ma subito dopo il suo
sguardo si posò sulla creazione d’alta moda posata sulla tole a, e lei
fece una smorfia. Con la bocca graziosamente imbronciata disse: —
Oh, Roz, non vedevo l’ora di indossare la mia prima parrucca, ma tu
mi hai scoraggiata.
— Splendido! Le parrucche non sono altro che nidi per orribili
germi, nidi appositamente creati con pelo di cavallo, canapa e
polvere. Ringrazierò Iddio quando passeranno di moda.
— Sospe o che tu stia solo cercando di darmi fiducia. La
duchessa di Devonshire è una bellezza rinomata, e so che il suo ballo
della prossima se imana sarà un affollarsi di dame ingioiellate dagli
splendidi vestiti. — Antonia non aveva alcuna fiducia nel proprio
aspe o, e ignorava sinceramente di essere bella. Per tu a la vita si
era sentita ripetere da ogni nuovo conoscente: “Peccato tu non abbia
i
colori della mamma”, oppure “sei alta quanto tuo fratello, ma
ricordo che tua madre era minuta come un ga ino”.
— Non sono tu e dame, tesoro — replicò seccamente Roz. — E
meno di tu e lo è Georgiana! Inoltre, non sarà con le donne che
dovrai competere, ma con gli uomini. Skiffy Skeffington aveva il
volto dipinto con la biacca di piombo e puzzava di ga o, mentre
quelli di Carlton House indossavano tu i scarpe rosse.
— Skiffy, che nome ridicolo — commentò Antonia — non vedo
l’ora di conoscerne il proprietario.
— Mai ridicolo quanto il suo vero nome, povere o. È Lumley —
spiegò Roz. — Sono pronta a giurare che porta sempre una
tabacchiera, un bastone, un fazzole o, un ventaglio, un gra atesta,
una scatole a portanei e un manico o. Ricorda un tenebroso
giocoliere da circo!
— Stai ancora esagerando. Sono sicura che si porta il manico o
solo d’inverno.
— Oh, no. L’ultimissima moda lanciata dal “London Magazine” è
un manico o estivo in piume di cigno. Dobbiamo procurartene uno
p
g
p
per la nostra visita in ci à della se imana prossima. È di gran moda
essere eccentrici, ma c’è da meravigliarsi quando lo stesso re Giorgio
è completamente pazzo? — Senza neppure prender fiato Roz
continuò: — Adesso chiamiamo Molly. Voglio vedere com’è il nuovo
abito da ballo.
Antonia sentì l’eccitazione crescerle dentro. Fino a poche
se imane prima, lasciarsi alle spalle Stoke per la residenza londinese
aveva sempre significato l’opportunità di frugare nelle librerie alla
ricerca di opere sulle case signorili, sul loro arredamento, e sui
giardini che lei trovava tanto affascinanti. Poi la nonna, lady
Rosalind Randolph, appoggiata dall’amica lady Frances Jersey,
aveva stabilito che fosse abbastanza adulta per affrontare la sua
prima stagione mondana. E d’improvviso, invece di trascorrere le
giornate cavalcando e navigando con Anthony, suo fratello gemello,
passava interminabili ore in preparativi di abiti da ballo, prendeva
lezioni di danza, e ascoltava i consigli su come adescare i giovani
signori prescelti costringendoli a chiedere la sua mano.
Venne chiamata la cameriera, la creazione in tulle bianco e
argento scivolò sulla so oveste di Antonia, i capelli le vennero
infilati so o la bella parrucca di boccoli, il suo volto fu cosparso di
polvere bianca, e infine fu scelto un neo che le venne diligentemente
applicato a fianco delle labbra, à la friponne.
Le tre donne si volsero contemporaneamente verso la porta della
camera, dalla quale giungeva l’inconfondibile rumore degli stivali di
Anthony di ritorno dall’escursione a cavallo. Con le mani infilate in
tasca, il ragazzo bruno rimase impietrito sulla porta, la melodia
canticchiata che gli moriva d’improvviso sulle labbra.
— Tony, sei tu? — chiese incredulo.
La sorella gli sorrise formando le fosse e sulle guance. — Tony,
certo che sono io. Cosa credevi? — Si chiamavano vicendevolmente
Tony, confondendo gli altri ma non loro stessi, e questa era
esa amente la ragione per cui lo facevano sin da quando erano
bambini.
— Non mi piaci — osservò lui senza mezzi termini.
Antonia mutò espressione, la fiducia in sé ormai in frantumi.
— Sembri una torta di nozze!
— Oh-oh — lo canzonò Roz — hai sentito le campane a nozze e
sai che questo ti priverebbe del tuo primo ufficiale sulla barca a vela.
Be’, Anthony, lascia che ti dica che il tuo è un a eggiamento egoista.
— Io sono un maschio. — Sorrise malizioso. — Ci si aspe a che
sia egoista.
— A te va bene, caro. Erediterai tu o senza neppure alzare un
dito, ma tua sorella deve sposarsi e sposarsi bene, se vuole una casa
di sua proprietà e un titolo da passare al suo primo figlio.
Lui protestò: — Roz, abbiamo sedici anni! Il solo pensiero del
matrimonio mi terrorizza.
SCARICA IL LIBRO NEI VARI FORMATI :
Commento all'articolo