Nella Tana del Leone – Linda Kent

SINTESI DEL LIBRO:
Eleanor accartocciò la pergamena e la gettò nel fuoco. Le
fiamme la lambirono e subito la divorarono, allegre. Congedò lo
scudiero con un cenno. ― Potete andare. ― Mia signora, mi è stato ordinato di attendere una risposta.― Allora, riferite al vostro padrone che ho bruciato il suo
messaggio.
Il silenzio la sorprese e sollevò lo sguardo. Il ragazzo teneva gli
occhi bassi in segno di rispetto, ma non sembrava intenzionato a
muoversi. Non doveva avere neppure quindici anni: era alto, pallido
e molto magro. Fin troppo. ― Come vi chiamate? ― domandò
d’impulso.― Jack, milady.― Sarete stanco. Ristoratevi un poco, prima di affrontare il
viaggio di ritorno. Passate in cucina e dite alla cuoca che vi ho
mandato io: fatevi dare una fetta di torta e un boccale di sidro.
Il colore gli fiorì improvviso sulle guance velate dalla prima barba
e i suoi occhi si accesero di una luce golosa.
Lo stesso sguardo di Oliver.
Un nodo di emozione le strinse la gola. A distanza di quasi
cinque mesi, lui era sempre nei suoi pensieri, per un motivo o l’altro.― Posso aspettare, se lo desiderate.― No, Jack. Andate, adesso.
Lo scudiero esitò un solo istante, combattuto fra il dovere e la
prospettiva della dolce ricompensa; poi s’inchinò in fretta e si
precipitò giù per le scale.
Rimasta sola, Eleanor prese l’attizzatoio e smosse la cenere;
faville luminose si alzarono in volo, poi si dissolsero crepitando. Luci
effimere e di troppo breve durata perché si potessero apprezzare.
Gli ultimi due anni erano volati nello stesso modo, lo scorrere del
tempo accelerato dall’ansia per le sorti dei conflitti che si
susseguivano e che chiedevano un continuo tributo di sangue.
Aveva sperato, pregato, che suo fratello fosse risparmiato e ancora
adesso non voleva rassegnarsi alla sua scomparsa.
Bussarono alla porta: un solo colpo, forte, annunciò la vecchia
Nan.
La donna avanzò nella stanza con il suo passo ancora energico,
la veste che ondeggiava alle caviglie e un’aria battagliera. Era bassa
e tonda e Oliver era solito prenderla in giro col dire che si faceva
prima “a saltarla che a girarle intorno”. ― Sta divorando la vostra
torta, lo svergognato! L’avevo fatta cucinare per voi, che siete troppo
magra e non mangiate nulla, ma quello ne ha già fatto sparire un
buon quarto!
A Eleanor sfuggì un sorriso. ― Suvvia, nutrice! Neppure durante
il digiuno quaresimale c’è caso che dimagrisca. ― Sfiorò con lo
sguardo il proprio seno abbondante e si passò una mano sui fianchi.― Non devi preoccuparti. Hai avuto un pensiero molto gentile, ma
non dispiacerti se condivido con il ragazzo la mia torta preferita.― Avete il cuore troppo buono, ecco la verità. E Salford penserà
che sia debolezza. Nutrire il suo messaggero con dolci e sidro non è
il modo giusto per fargli capire che può andarsene al diavolo con le
sue proposte oscene. ― Nan schioccò la lingua. ― Quel tipo è
troppo ostinato, non rinuncerà facilmente alle sue mire su di voi e
Arrowgate Manor. Ha iniziato a tormentarvi neppure un mese dopo
la morte del povero lord Oliver, sia pace alla sua anima.― Non sappiamo se sia morto ― puntualizzò lei, esasperata.
Non c’era una tomba su cui piangere, perché il corpo di suo fratello
non era stato ritrovato fra i caduti nella battaglia di Hedgeley Moor.
Purtroppo, questo non significava nulla. Era probabile che non
avessero potuto identificarlo, a causa delle ferite o perché sfigurato
dai ladri di cadaveri.― Oh, signora! ― La vecchia estrasse un enorme fazzoletto
dalla tasca e si soffiò il naso con forza. ― Come potrebbe essere
altrimenti? Non vi avrebbe mai lasciata da sola a sopportare tutto
questo.
Era vero, anche se lei non riusciva ancora ad ammetterlo a voce
alta. Si avvicinò alla finestra.
Arrowgate Manor era la costruzione più importante di Alcester e
della zona circostante. Eleanor aveva sempre amato la grande casa
fortificata; l’aveva lasciata per il castello di Warwick, ma era stata
felice di ritornarvi un paio di anni prima, in seguito alla morte di
Geoffrey Lyon. Oliver l’aveva voluta con sé, in attesa che finisse la
guerra e D’Arcy giungesse a reclamarla come sposa. Ma suo fratello
non era tornato da Hedgeley Moor e il conflitto continuava a infuriare
a dieci anni dal suo inizio.
Il Leone Bianco non si era mai presentato ad Arrowgate Manor e
negli ultimi mesi Eleanor si era trovata a far fronte alle mire di sir
Mortimer Salford. Sola, mentre le profferte del vicino si
trasformavano in minacce e il rischio di un’azione di forza da parte
sua cresceva di giorno in giorno. ― Il ragazzo non era a servizio di Salford. Veniva da Evershine.― La frase le sfuggì a fatica dai denti serrati. ― Il messaggio che mi
ha recapitato era di lord D’Arcy.― Vi ha risposto, dunque! Giusto cielo, era ora. Se l’è presa
comoda, non c’è che dire. Uomini! ― Nan sbuffò. ― Anche il
migliore... Basta, non sta a me criticare. Per lo meno, i vostri
patimenti finiranno. Vi sposerà e sistemerà una volta per tutte
quell’arrogante del vostro vicino.― No.― No? Credete che gli lascerà mettere le mani su Arrowgate
Manor?― Niente nozze. Non mi porterà a Evershine né, tantomeno,
combatterà in difesa dei possedimenti di Oliver.
La nutrice sbarrò gli occhi. ― Niente nozze? Non è possibile!
C’è una promessa di matrimonio, non è vero? Il conte di Warwick...
Eleanor scoppiò a ridere. Una risata secca e amara, per
soffocare la voglia di pianto. ― Una promessa, sì. Controfirmata da
parte di Sua Signoria. Una promessa che adesso non vale più nulla.― Non capisco. ― Nan si torse le mani. ― Io sono una povera
serva e non ho diritto di sapere le vostre cose, ma...
Lei si voltò. ― Non dirlo. ― La prese per le spalle e la abbracciò
con affetto. ― Quante volte mi hai salvata dalle punizioni di Lyon! Mi
portavi da mangiare nonostante fosse proibito, mi nascondevi finché
non dimenticava di bastonarmi: non fosse stato per te, la mia
infanzia sarebbe stata un inferno. Vieni. Ti racconterò cos’è
accaduto. ― La sospinse con dolcezza e la fece sedere accanto a
sé, sulla panca a lato del camino. Restò in silenzio per qualche
istante, fissando le fiamme che ormai iniziavano a languire, quasi
potessero aiutarla a far luce nella confusione che le annebbiava la
mente. ― Lo stesso Warwick aveva stilato l’accordo; di fatto, ero
sotto la sua tutela e mi aveva persino assegnato una piccola dote.
Da parte sua, D’Arcy prometteva di darmi la protezione del proprio
nome e di riconoscere i nostri figli. ― Ah! E, in cambio, lui avrebbe guadagnato una sposa giovane
e bella. Sì, sì: lo so che la vanità non va incoraggiata, ma voi,
agnellino mio, avete tutto ciò che serve per far felice un uomo.
Anche se qualche oncia di peso in più non guasterebbe.― Nan! Sei incorreggibile! In realtà, lui non desiderava sposarsi.
In qualche modo, si trovò costretto. ― Prese la destra della nutrice e
la accarezzò, sfiorando con i polpastrelli le grosse vene bluastre.
Era in partenza per la Scozia; infatti, non l’ho mai neppure
incontrato. Ho visto solo la sua firma sul contratto. ― Sentì scottare
le guance per l’imbarazzo: le accadeva ogni volta che rammentava
quella sera di quattro anni prima e l’attimo in cui i loro sguardi si
erano incrociati.
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