La forma perfetta – Dario Apuzzo

SINTESI DEL LIBRO:
Mente, anima e corpo svolgono un ruolo chiave in tutta la nostra vita,
per questo ho definito “metodo MAC” il mio sistema per affrontare al
meglio il percorso di ricerca del benessere e della felicità. Ma
quando parliamo di mente, anima e corpo, di che cosa stiamo
parlando? Sul corpo sappiamo abbastanza, ma per la mente e
l’anima il discorso si fa più complicato. Non è un caso che nel tempo
ne abbiano dibattuto e continuino a farlo scienziati, filosofi e uomini
di fede... Mente e cervello sono la stessa cosa? Ma soprattutto, che
cos’è l’anima?
Quello che non è tangibile è ciò che spaventa di più l’uomo,
perché apparentemente incontrollabile e incomprensibile, per cui
spesso si cerca di minimizzare, trascurare o addirittura negare
l’importanza (se non l’esistenza) di queste “entità”. Così come la
coscienza, lo spirito, la morale, l’intelletto e gli stessi pensiero, anima
e mente vengono sostanzialmente considerati dai più come “entità
astratte di pubblica inutilità”; vale a dire: sappiamo che esistono
come concetto, ma “spostano” poco, non incidono nella nostra vita,
quasi non ci interessano. Forse in questo sono stati commessi degli
errori, perché concetti del genere sono stati riservati sempre a pochi,
per lo più “illuminati” e acculturati. Sappiamo però che si tratta di una
minoranza, mentre questi valori (mi piace chiamarli così) dovrebbero
essere appannaggio di tutti. Se fossero stati affrontati e presentati
con un linguaggio più semplice e un’attenzione maggiore a tutti,
forse nel mondo ci sarebbe meno violenza e più rispetto verso se
stessi e verso il prossimo.
Molto probabilmente tutti noi abbiamo sentito nominare più la
parola cervello che la parola mente. Quest’ultima ha spesso un’aura
severa che quasi intimorisce, motivo per cui forse ci viene più facile
nominare il primo. In realtà quando parliamo di cervello dovremmo
riferirci principalmente all’aspetto anatomico, cioè a com’è fatto,
dov’è posizionato e che cosa consente di fare. Il cervello umano è
l’elemento principale del sistema nervoso e con il midollo spinale
costituisce il sistema nervoso centrale. Si tratta di un organo
misterioso e molto complesso: pesa circa un chilo e mezzo ed è
composto da cento miliardi di neuroni, ognuno dei quali sviluppa
circa centomila connessioni con le cellule vicine, che vengono
alimentate da piccole correnti elettriche e da una cinquantina di
sostanze chimiche. Dopo i trenta o i quarant’anni, questi cominciano
a morire al ritmo di uno al secondo (circa centomila al giorno), ma
fortunatamente la creazione sempre nuova di connessioni tra
neuroni preserva le facoltà mentali acquisite.
La mente rappresenta invece l’aspetto funzionale e cognitivo del
cervello, le facoltà intellettive e psichiche dell’individuo determinate
da miliardi di processi interattivi tra neuroni, favoriti e stimolati anche
da input sensoriali esterni. Potremmo definirla il software che utilizza
il cervello come hardware. Per questo motivo ritengo fondamentale
la conoscenza della nostra mente, perché in tal modo assumiamo il
“controllo” di noi stessi e possiamo elaborare “strategie di vita”.
A questo serve una delle qualità della mente che è la coscienza, il
cui luogo anatomico è stato individuato nella corteccia prefrontale
del cervello, dove sono collocate tutte le informazioni sensoriali
riguardanti se stessi e il mondo esterno. La coscienza è una facoltà
immediata di consapevolezza e di analisi dei fatti attuali o futuri
radicata su di una base esperienziale che orienta verso una scelta o
un giudizio. In sostanza, una sorta di valutatore morale del proprio
agire. Ma anche l’inconscio, altro elemento chiave della nostra
mente, riveste una grande importanza, potendo supportare e
influenzare in maniera decisa la nostra coscienza. È quindi
fondamentale conoscerne la presenza e le potenzialità. Già Freud
nel 1915, con la “teoria dell’iceberg”, paragonava la nostra mente a
un iceberg, che mostra al di sopra della superficie dell’acqua solo un
settimo della propria massa galleggiante: questa sarebbe la
coscienza. La parte più imponente, l’inconscio, le cui forze
influirebbero maggiormente sullo spostamento dell’iceberg e quindi
sulla nostra vita, è quella nascosta sotto il pelo dell’acqua. Tra
conscio e inconscio ci sarebbe poi il preconscio, sede di
elaborazione e smistamento delle idee, che potrebbero essere fatte
riaffiorare alla memoria attraverso esercizi mentali.
L’anima è invece una forza che dà vita al corpo e ci dota del libero
arbitrio, che nessun’altra creatura sulla Terra possiede. Questa
nostra parte più profonda ci dona la consapevolezza di noi stessi.
Per i credenti l’anima rappresenta la relazione e il contatto diretto
dell’uomo con Dio, così come leggiamo nella Genesi, versetto 2:7:
“Allora l’eterno Dio formò l’uomo dalla polvere della terra, gli soffiò
nelle narici un alito di vita e l’uomo divenne un essere vivente”.
Ma quello che per i credenti è ovvio, non lo è allo stesso modo
per gli altri. Filosofi e scienziati hanno dibattuto a lungo, e
continuano a farlo, sull’esistenza dell’anima. Negli ultimi anni una
risposta è arrivata dalla fisica quantistica e stabilirebbe che l’anima
esiste come elemento reale composto da prodotti chimici quantistici
presenti anche nell’universo. La teoria, ancora molto dibattuta dalla
comunità scientifica, è quella di Stuart Hameroff, medico e
professore dell’Università dell’Arizona, e di Roger Penrose, fisico e
matematico, resa nota sulla rivista scientifica «Physics of Life
Reviews». Conosciuta come Orch-Or, Orchestrated Objective
Reduction, sostiene che gli elementi chimici di cui è composta
l’anima siano presenti all’interno dei neuroni del sistema nervoso in
strutture anatomiche chiamate microtubuli. Tali prodotti, al momento
della morte, verrebbero liberati dal sistema nervoso per entrare
nell’universo, in quella che viene definita “coscienza universale”
(questo potrebbe spiegare le esperienze raccontate da chi si è
trovato in uno stato di pre-morte per poi ritornare in vita, dovute
all’informazione quantistica dapprima fuoriuscita e poi rientrata nel
cervello).
Non vi spaventate, ho voluto fare solo un accenno per dimostrare
la grande complessità di questi concetti e l’uso spesso inappropriato
che ne viene fatto. Rimane però l’assoluta importanza e centralità
nella nostra vita dell’anima. Cercare un contatto con essa può darci
una forza incredibile perché quando riusciremo a riconoscerla, si
manifesterà anche attraverso il nostro corpo, trasformandosi così da
principio invisibile in valore concreto. È grazie all’anima che il corpo
acquista un’immagine diversa, una nobile beltà, che saprà
riconoscere solamente chi la sua anima l’avrà già trovata.
Sul corpo non sono necessarie spiegazioni particolari, ma è
importante capire quanto esso sia uno strumento fondamentale per
conoscere se stessi, espressione della nostra mente e della nostra
anima in tutto.
Persino le nostre posture, ovvero il modo con cui il nostro corpo
mantiene l’equilibrio, rispecchiano quello che siamo dentro. Così, per
esempio, la postura della “bambina timida” è quella di una persona
di qualunque età e di qualunque sesso che si presenta con le spalle
chiuse verso l’interno, il capo proteso in avanti e il dorso curvo;
mentre invece la persona con la postura “istrionica” ha il petto in
fuori, le spalle aperte e il capo dritto.
Il nostro modo di relazionarci e confrontarci con gli altri, il modo di
parlare, di gesticolare, di vestirci, persino di guidare l’auto
rappresentano la proiezione dei nostri processi mentali che si
sviluppano nel cervello, siano essi consci o inconsci; così come le
emozioni sono una manifestazione e una concretizzazione
sensoriale della passione, anche il nostro modo di mangiare
rappresenta un’esteriorizzazione del nostro essere.
Mangiamo perciò in modo compulsivo, distratto, vorace, svogliato,
annoiato, ossessivo, rallentato, accelerato, affannato, furtivo,
esibizionista, timido, violento, punitivo, generoso, accorto, garbato,
sgarbato, elegante, spiritoso, sofferente, sbrigativo, ossequioso,
testardo, pauroso, diffidente, polemico, vezzoso, ostinato, irrequieto,
discreto, pacato, scostante, allegro, strafottente, triste, rassegnato,
ironico, altezzoso, predominante, egoistico, irritante, impertinente,
isolato, impavido, comico, spensierato, coinvolgente, sprezzante,
provocante, allusivo, ammiccante, compiacente, seducente,
prepotente... Ho voluto utilizzare oltre cinquanta aggettivi sul nostro
modo di nutrirci per dimostrare la potenza di questo legame tra
mente, anima e corpo. Nella maggioranza dei casi questa
correlazione non è voluta e non è nemmeno conosciuta, anzi è
rifuggita. Provate a dire a un vostro amico che il suo modo di
mangiare in realtà tradisce un suo malessere di fondo, che vuol
nascondere a se stesso trovando “rifugio” nel cibo: non la
prenderebbe affatto bene.
È fondamentale imparare ad ascoltare il nostro corpo, perché il
suo racconto è un espediente della mente per farci sapere ciò che
noi non vogliamo sapere. Se impariamo ad ascoltarlo sarà proprio lui
a dirci come preservarlo, prendercene cura e nutrirlo. Le
informazioni subliminali che riceveremo ci diranno anche “come”
mangiare. E nutrirsi, sebbene molti non vogliano ammetterlo,
rappresenta una necessità indispensabile per la vita di qualunque
uomo, tanto che ci troveremmo in difficoltà a rimanere anche un solo
giorno senza. Il filosofo tedesco Ludwig Feuerbach diceva che
“siamo quello che mangiamo”: un’affermazione estremamente
realistica, se non altro perché presuppone l’assioma secondo cui se
non mangiamo, non siamo.
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