Coronavirus – Maria Capobianchi

SINTESI DEL LIBRO:
Che cosa sono, esattamente, i coronavirus?
I coronavirus costituiscono una famiglia di virus che deve il nome al
fatto che al microscopio elettronico appaiono con una parte centrale
circondata da una corona di estroflessioni. Questa famiglia
comprende moltissimi virus. Ci sono coronavirus dell’uomo, nostre
vecchie conoscenze, quali i coronavirus che causano una forma di
comune raffreddore (229E, OC43, NL63 e HKU1) o quelli che
causano affezioni del tratto gastrointestinale (enteriti e
gastroenteriti). Si tratta di agenti patogeni tendenzialmente benigni.
Solo tre virus, comparsi di recente nella popolazione umana,
causano infezioni con un decorso più impegnativo: il coronavirus
della Sars, che ha provocato un’epidemia nel 2003, il coronavirus
Mers, identificato nel 2012 nei Paesi arabi e ancora circolante, e
l’ultimo, comparso alla fine del 2019, che sta provocando l’attuale
epidemia iniziata in Cina.
Il nome del virus è cambiato dall’inizio dell’epidemia?
Sì, è stato aggiornato dalla Commissione Coronavirus del Comitato
internazionale sulla tassonomia dei virus (ICTV) e il nome attuale è
Sars-CoV-2.
Il Sars-CoV-2 ha delle somiglianze con quello della Sars?
Sì, è stato riconosciuto appartenere alla stessa specie del virus della
Sars.
Esattamente quando e come si è scoperto questo virus?
Il
31 dicembre 2019 la Cina ha segnalato all’Oms una
concentrazione di casi di polmonite in persone che avevano visitato
un mercato nella città di Wuhan. Poi, nel giro di circa dieci giorni, è
stato identificato come responsabile un nuovo virus, un coronavirus
appunto, che è stato isolato e sequenziato. La sequenza del genoma
è stata resa immediatamente disponibile. Da quel momento si sono
aggiunte nuove sequenze complete di tutto il genoma – utili a
comprendere la variabilità del virus e a descrivere le sue
caratteristiche genetiche –, molte provenienti dalla Cina, diverse dai
pochi casi esportati in altri Paesi. Queste sequenze, circa cento al
momento, tra cui la nostra, sono disponibili per noi addetti ai lavori
nella piattaforma di condivisione GISAID.
Esistono coronavirus anche negli animali?
Molti animali ospitano coronavirus. Fra quelli chiamati in causa come
ospiti naturali del nuovo coronavirus vi sono i pipistrelli (chirotteri).
Questi mammiferi sono ospiti naturali di moltissimi virus: non si sa
per quale motivo i chirotteri, molto arcaici, hanno dei potenti mezzi di
difesa innata, per cui ospitano molti virus senza ammalarsi. Questo
vuol dire che li trattengono per tutta la vita e, dunque, che li possono
trasmettere. La trasmissione di un virus dal pipistrello a un’altra
specie è però un evento non frequente. Quando avviene il passaggio
nell’uomo, determina delle situazioni non proprio piacevoli. Abbiamo
già osservato la trasmissione all’uomo del virus della Sars, che
originariamente era del pipistrello; la trasmissione probabilmente è
stata mediata da un altro animale ospite intermedio, lo zibetto.
Quindi il virus dopo il salto di specie è cambiato, diventando
trasmissibile da uomo a uomo: questo ha determinato l’esplosione
dell’epidemia della Sars nel 2003.
Che dire del caso Ebola, che invece è scaturito dall’Africa?
Si sono sviluppati anche dei casi al di fuori dell’Africa, sempre
esportati con la stessa modalità con cui si sta diffondendo il
Coronavirus lontano dal luogo di origine. In quel caso le infezioni
sono state prontamente riconosciute e isolate. Però lì dove è nata
l’epidemia, in Africa, si avvertiva una profonda diffidenza contro gli
occidentali che hanno messo in piedi laboratori, ospedali e il sistema
sanitario, mentre ci si fidava degli stregoni e della medicina locale. Si
continuavano a mantenere vive tante tradizioni e la popolazione si
rifiutava
di
accogliere le indicazioni degli occidentali che
raccomandavano per esempio di non abbracciare e lavare i morti,
perché potevano essere occasione di contagio. Anche il contesto
sociale ha una sua importanza. Dove c’è un’epidemia e si assiste a
un intenso movimento di persone, sono più frequenti le occasioni
attraverso le quali i casi vengono esportati in altri Paesi.
Altri episodi epidemici precedenti il Coronavirus?
Oltre alla Sars e all’influenza aviaria, ad esempio, esistono altre
infezioni e virus trasmessi da insetti (arbovirus) che hanno avuto
origine in Africa e poi si sono diffusi in altri continenti. Gli arbovirus
non hanno un’esplosione epidemica, perché richiedono l’insetto per
la trasmissione e quest’ultimo, come la zanzara, è soggetto a fattori
climatici, quindi di solito d’inverno la trasmissione si ferma.
C’è poi anche il coronavirus Mers…
Il
Mers-CoV non si è ancora adattato all’uomo. Ha determinato
piccolissimi focolai di trasmissione da uomo a uomo, ma la sua
infezione è generalmente causata da un’esposizione al dromedario,
che è invece l’animale serbatoio. La trasmissione interumana è stata
osservata solo in rari casi, caratterizzati da contatto molto stretto ed
esposizione massiva.
È vero che il Sars-CoV-2 provoca un’infezione più grave della Sars e
della Mers?
No, l’infezione è meno grave delle infezioni causate dagli altri due
coronavirus.
Ci sono delle somiglianze tra Coronavirus, Sars e Mers?
Sì, sono tutte infezioni che hanno un esordio respiratorio. I dati
comparsi in un recente lavoro di raffronto indicano una mortalità
inferiore al 3% per Sars-CoV-2, a fronte di tassi molto più alti per gli
altri due (10% e 37%). È possibile che questo dato sia ulteriormente
ridimensionato, perché calcolato su un numero di casi ancora
esiguo, e soprattutto su pazienti che hanno avuto bisogno di cure,
mentre i casi con sintomatologia lieve non erano giunti
all’osservazione.
Come si scopre un’epidemia?
L’allarme parte su base sindromica: quando c’è una concentrazione
di casi che non vengono attribuiti ad agenti noti si intensifica
l’attenzione e si cerca di capirne la causa. La terminologia utilizzata
per descrivere questo approccio è “Epidemic Intelligence”, che è un
settore della sanità pubblica che si occupa di scovare eventuali
concentrazioni di alcune patologie che fanno scattare l’attenzione.
Molti Paesi mantengono un sistema di Epidemic Intelligence, e ci
sono dei circuiti di comunicazione a livello mondiale per identificare
in tempo reale la comparsa di concentrazioni inattese di eventi strani
e coalizzarsi per scoprirne le cause. Questo è ciò che è successo
all’inizio di quest’anno. Poi ci sono volute poche settimane per
identificarne la causa. Per la Sars, ad esempio, fu un nostro medico
italiano, Carlo Urbani, ad accorgersi di essere di fronte a una
patologia nuova quando incontrò i primi casi di quella che sarebbe
stata chiamata Sars, patologia respiratoria grave dovuta a un nuovo
virus. Urbani fu tra le prime vittime di questa nuova malattia, morì
prima ancora che il nuovo virus fosse identificato. Purtroppo capita
che gli operatori frontline, cioè di primo impatto, siano le prime
vittime di nuovi patogeni.
IL PIPISTRELLO ALL’ORIGINE
DELL’EPIDEMIA?
Come è avvenuta la trasmissione del Coronavirus all’uomo?
La malattia respiratoria, e il virus ad essa associato, inizialmente
hanno interessato i frequentatori del mercato del pesce e di altri
animali di Wuhan, la città della Cina dove ha avuto origine
l’epidemia. È stato quindi naturale supporre che la fonte fosse un
animale e che tutti i casi fossero dovuti alla trasmissione diretta da
animale a uomo. Rapidamente è emerso che invece la trasmissione
uomo-uomo è la modalità prevalente di contagio, ed è questa a
sostenere l’attuale diffusione epidemica.
Il mercato di Wuhan non è prettamente ittico, vero?
Infatti, ci sono anche pipistrelli, serpenti, rane, volatili, tutti animali
vivi che vengono trattati in condizioni di crudezza esagerata e uccisi
sul posto. C’è dunque molta promiscuità con l’uomo, il che favorisce
la trasmissione del virus: il cosiddetto salto di specie. Generalmente,
nel corso dell’adattamento del virus a un nuovo ospite, quest’ultimo
perde parte dell’aggressività e tende ad attenuarsi. Tuttavia è un
processo molto lungo e dipende anche dalle modalità di
trasmissione.
Perché il virus si è propagato in altri Paesi?
Il motivo è che alcune persone infette si sono mosse dall’originario
focolaio in Cina e si sono spostate viaggiando in altri Paesi. Questi
casi finora sono stati identificati e circoscritti, e si è dunque impedita
la trasmissione sostenuta. La precoce identificazione è il primo
strumento per evitare che ci sia una diffusione. Gli sforzi attuali sono
volti a contenere la circolazione del virus nei Paesi dove il virus è
stato portato dai viaggiatori provenienti dalla Cina.
A Wuhan potrebbe essere stato dunque il pipistrello all’origine
dell’epidemia?
Non si può dire con certezza. Siamo di fronte alla stessa situazione
iniziale della Sars, con evidenza di un ceppo ancestrale presente nei
pipistrelli, e anche in questo caso non si è compreso se esiste un
ospite intermedio. Alcuni hanno avanzato l’ipotesi, subito confutata,
che i serpenti fossero l’animale intermedio da cui si è originato il
salto di specie. Al momento è molto quotata l’ipotesi che l’animale da
cui il virus sia passato all’uomo sia il pangolino, macellato e venduto
in forma semiclandestina nei mercati di animali, compreso quello di
Wuhan.
In Italia, il pipistrello potrebbe avere lo stesso effetto che si ipotizza
abbia avuto in Cina per il Sars-CoV-2?
I
pipistrelli italiani sono abbastanza studiati e ci sono solo alcune
specie che ospitano virus potenzialmente trasmissibili all’uomo. Poi,
non in Italia ma nelle cave della Galizia, qualche anno fa è stato
scoperto in alcuni pipistrelli un virus simile all’Ebola che però non si
è mai trasmesso all’uomo e non sembra essere patogeno. In Africa,
nel 2018, ne è stato trovato un altro, della stessa famiglia
(denominato virus Bombali): anche questo sembra non essere
patogeno per l’uomo. Tuttavia, è abbastanza frequente che gli
animali abbiano un ecosistema particolare e i virus siano lì senza
essere patogeni, ma se sono trasmessi all’uomo ripetutamente si
può innescare la trasformazione che porta alla trasmissione da
uomo a uomo. Questo richiede una promiscuità uomo-animale che
in Italia non c’è.
Comunque, i pipistrelli storicamente sono incubatori di virus che
possono essere trasmessi all’uomo o agli animali. Ciò accade
perché hanno un sistema immunitario molto particolare: hanno
elevate capacità di difesa per cui si sono adattati reciprocamente
con i virus che ospitano. Finché questi ultimi rimangono lì, non
succede niente di grave, ma quando si verifica il cosiddetto spill
over, cioè la fuoriuscita da questa nicchia ecologica naturale, capita
poi eccezionalmente che una trasmissione possa in qualche modo
trasformarsi in un adattamento. Una volta che il virus si è adattato,
inizia a circolare e a trasmettersi da uomo a uomo.
In Cina è stato chiamato in causa anche il pangolino (piccolo
mammifero simile al formichiere), che ha un coronavirus molto più
simile al Sars-CoV-2 di quello dei pipistrelli che si chiama Sars-like
bat CoV. Ciò che non si sa è se il pipistrello abbia trasmesso il Sars
like bat CoV al pangolino e poi quest’ultimo lo abbia trasmesso
all’uomo o se si sia trattato di due traiettorie parallele, dal pipistrello
ai due nuovi ospiti. La trasmissione da animale a uomo potrebbe
essere avvenuta in una varietà di modi, ad esempio per esposizione
a
deiezioni contaminate, maneggiamento di carcasse infette,
esposizione di ferite a materiali infetti, al limite morsicatura. Bisogna
ricordare che il pipistrello trasmette all’uomo anche il virus della
rabbia e non c’è bisogno di morso. Ci sono stati dei casi di rabbia
trasmessa a speleologi che esploravano caverne, sedi di colonie di
pipistrelli: l’esposizione all’aerosol ricco di virus creato da tanti
pipistrelli ha provocato la trasmissione all’uomo.
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