Le paludi di Hesperia – Massimo Manfredi

SINTESI DEL LIBRO:

A James ed Eleonora.
Amici, se disertando la guerra a noi prossima
voi ed io fossimo destinati a vivere per sempre
senza conoscere alcun decadimento, lo faremmo,
non sarei fra i primi a combattere, non vi manderei
nella battaglia che porta la gloria.
Ma ora, così stando le cose, con i ministri della morte
pronti attorno a noi a migliaia, che nessun uomo nato
per morire può sfuggire e nemmeno evadere, andiamo.
OMERO, Iliade.
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Si fece silenzio nella sala, tutti guardavano l’ospite, il naufrago abbandonato
dal mare fra gli scogli e la rena. Le sue mani erano ancora ferite e graffiate, i
suoi occhi arrossati e i capelli secchi come l’erba al finire dell’estate. Ma la
sua voce era bella, d’un timbro fondo e sonoro e, quando narrava, il suo volto
si trasfigurava, gli occhi si accendevano di una febbre misteriosa,
sembravano riflettere un fuoco
interno e nascosto, più ardente che le fiamme del focolare.
Capivamo la sua lingua perché noi abitavamo vicino al paese degli Achei e
un
tempo avevamo con loro rapporti commerciali ma benché io sia un cantore
fra la mia gente e conosca storie bellissime e lunghe tanto da occupare una
notte intera d’inverno, quando gli uomini hanno piacere di starsene su a bere
vino e ad
ascoltare fino a tardi, tuttavia non avevo mai udito nella mia vita una storia
più bella e terribile. Era la storia della fine di un’era, la storia del tramonto
degli eroi...
Triste, quindi, soprattutto per un cantore quale io sono, perché se gli eroi
scompaiono anche i poeti muoiono non avendo più materia per il loro canto.
Io sono Vecchio ora e non ho alcun desiderio di vivere di più. Ho visto città
fiorenti divorate dalle fiamme e ridotte in cenere, ho visto pirati feroci battere
i mari e saccheggiare le coste, ho visto fanciulle intatte violate da barbari
sanguinari e ho visto morire tutti coloro che amavo... E tuttavia di quei
lontani giorni della mia fanciullezza nessun ricordo è più vivo in me del
racconto di quello straniero.
Egli aveva assistito all’impresa più famosa che fosse stata portata a termine in
quei giorni, la conquista della più forte città dell’Asia, ed aveva seguito in
battaglia e poi in una interminabile avventura uno degli uomini più forti della
terra, un guerriero indomito e generoso che aveva osato opporsi in duello agli
stessi dei ferendo a una mano Afrodite e squarciando il ventre ad Ares, il
nume della guerra, furia oscura e tremenda, che non rinuncia mai a
vendicarsi.

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