Casa Howard – Edward Morgan Forster

SINTESI DEL LIBRO:
Possiamo cominciare con le lettere di Helen alla sorella.
Casa Howard
MartedìCarissima Meg,
non è affatto come ci aspettavamo. È vecchia e piccola, e nell’insieme
deliziosa - in mattoni rossi. Ci stiamo a stento noi, e Dio sa cosa accadrà
domani quando arriverà Paul, il figlio minore.
Dal vestibolo si va o a destra in sala da pranzo o a sinistra in salotto. Il
vestibolo stesso è praticamente una stanza. Apri un’altra porta ed ecco le
scale, che salgono in una specie di cunicolo al primo piano. Lì tre camere da
letto in fila, e altre tre a mansarda di sopra. In realtà la casa non è tutta qui,
ma è tutto quello che si vede guardandola dal giardino sul davanti: nove
finestre.
C’è poi un grandissimo olmo riccio - a sinistra della facciata -
che si piega un poco sulla casa e sorge al limite tra il giardino e il prato.
Io lo amo già, quell’albero. Inoltre olmi comuni, querce -
non peggiori delle solite querce - peri, meli e una vite. Niente betulle
argentate, però. Comunque, ora devo passare ai miei anfitrioni. Volevo
soltanto mostrarti che qui non è affatto come ci aspettavamo. Perché avevamo
deciso che la loro casa dovesse essere tutta timpani e arzigogoli, e il loro
giardino tutto vialetti color gommagutta? Credo semplicemente perché li
abbiamo sempre associati agli alberghi di lusso: la signora Wilcox che incede
lenta e stupendamente vestita per lunghi corridoi, il signor Wilcox che
angaria portieri, ecc’. Noi femmine siamo così ingiuste.
Sarò di ritorno sabato; ti farò poi sapere con quale treno. I Wilcox sono
arrabbiati quanto me che non sia venuta anche tu; Tibby è davvero troppo
noioso, si prende una nuova malattia mortale al mese.
Come ha potuto prendersi la febbre da fieno a Londra? E anche se ci è
riuscito, mi sembra dura che tu debba rinunciare a una visita per sentir
starnutire uno scolaretto. Digli che anche Charles Wilcox (il figlio che è qui)
ha la febbre da fieno, ma è coraggioso e si secca molto quando gli chiediamo
come sta. Uomini come i Wilcox farebbero a Tibby un mondo di bene. Ma
certo tu non sarai d’accordo ed è meglio cambiare argomento.
Questa lettera è così lunga perché ti sto scrivendo prima di colazione. Oh,
le belle foglie di vite! la casa è coperta da una vite canadese. Prima ho
guardato fuori dalla finestra e la signora Wilcox era già in giardino. È chiaro
che lo ama. Non c’è da stupirsi che a volte abbia l’aria stanca. Stava
guardando spuntare i grandi papaveri rossi. Poi è passata dal prato al pascolo,
del quale posso appena vedere l’angolo di destra. Strascina, strascina, il suo
lungo vestito è passato sull’erba madida, ed ella è tornata con le mani piene
di fieno falciato ieri - per i conigli o qualche altro animale, immagino - e
continuava a odorarlo. L’aria qui è deliziosa. Più tardi ho sentito il rumore
delle palle da croquet, ho guardato di nuovo fuori ed era Charles Wilcox che
si esercitava; sono appassionati di tutti i giochi. Ora comincia a starnutire e
deve fermarsi. Poi ancora quei colpi secchi, ed è il signor Wilcox che si
esercita, ma ad un tratto «etcì, etcì»; anch’egli deve smettere. Quindi esce
Evie e fa alcuni esercizi ginnastici con un attrezzo fissato a un albero di
susine -
questa famiglia sa servirsi di qualsiasi cosa - poi fa un «etcì» e rientra in
casa. Ed infine riappare la signora Wilcox, strascina, strascina, ancora
odorando il fieno e guardando i fiori. Ti infliggo tutto questo perché una volta
hai detto che la vita è talora vita e talora soltanto una rappresentazione
teatrale, per cui bisogna imparare a distinguere l’una dall’altra, ed io finora
l’avevo sempre considerata una delle «intelligenti sciocchezze di Meg». Ma
davvero stamane questa non mi sembra vita, bensì teatro, e mi ha divertito
moltissimo osservare i Wilcox. Ora la signora Wilcox è rientrata in casa.
Oggi indosserò [omissis]. Ieri sera la signora Wilcox portava un [omissis]
ed Evie [omissis]. Dunque non è esattamente un posto alla buona e se chiudi
gli occhi ti sembra ancora d’essere nell’albergo di lusso che ci aspettavamo.
Non così se li apri. Le rose canine sono incantevoli. Ve n’è una gran siepe
oltre il prato - magnificamente alta, così che i tralci ricadono in ghirlande, e
sottile in basso, così che attraverso si possono vedere delle anitre e una vacca.
Queste appartengono alla fattoria, che è l’unica casa vicino a noi.
Ecco che ora suona il gong della prima colazione. Ti invio tutto il mio
affetto. Un affetto meno sviscerato a Tibby. Saluti affettuosi alla zia Juley;
com’è stato gentile da parte sua venire a tenerti compagnia, ma che seccatura.
Brucia questa mia. Scriverò di nuovo giovedì.
SCARICA IL LIBRO NEI VARI FORMATI :
Commento all'articolo