Macana- Le luci dell’Eos – Aurora R. Corsini

SINTESI DEL LIBRO:
Sulla nuca di Kane c’era una piccola cicatrice, proprio dove terminava
l’ombra scura dei capelli e l’elegante disegno delle vertebre iniziava a
tracciare un sentiero appena sotto la sua pelle vellutata. Un percorso nato per
essere venerato con baci leggeri e carezze, seguendolo giù per le spalle ampie
e lungo i vibranti fasci di muscoli fino a dove si tramutava in calore puro e
desiderio. Due fossette appena accennate a sormontare la curva soda delle
natiche, quell’ultima vertebra invitante e poi la carne celata, così delicata e
dolce, che chiamava le sue zanne ma esigeva adorazione.
La belva feroce che dominava la sua sete sorse ringhiando al solo
immaginare ciò che si nascondeva sotto i vestiti dell’amante, e Mathias
soffocò quel suono in un brontolio impercettibile, pur sapendo che Kane
l’avrebbe udito, fiutando il desiderio da cui scaturiva.
La cicatrice era minuscola, lunga appena un paio di centimetri,
un’increspatura lievemente più pallida su una perfezione ambrata che parlava
di sole rovente e quieto sciabordio di onde. Gli antenati di Kane
probabilmente avevano solcato l’oceano su lunghe imbarcazioni, pagaiando
al ritmo di canti ormai smarriti nel vento.
Il pensiero di essere stato già al mondo, mentre ciò accadeva, non
turbava il vampiro, abituato da tempo immemore all’antichità della propria
esistenza. Secoli e secoli, innumerevoli vite umane, nascite e morti si erano
susseguite, ma lui aveva continuato ad aprire gli occhi al termine di ogni
giorno, con il cuore animato da una fame terribile e demoni oscuri a
scorrergli nelle vene insieme al potere donatogli dal morso di Nael.
Kane mosse appena la testa e il riflesso della luce colpì ancora la
cicatrice, attirando lo sguardo di Mathias. Sarebbe stata liscia sotto i suoi
polpastrelli, un avvallamento a malapena percepibile con una carezza, persino
per il suo tocco. La cercava spesso, gli piaceva sentirla ogni volta che passava
le dita sulla sua nuca.
Amava quel segno, così leggero e impalpabile, che parlava di un passato
in cui Kane poteva ancora essere sfregiato. Era esistito un tempo, prima
dell’orrore, prima di Leda, durante il quale un graffio abbastanza profondo
era stato in grado di imprimere un mutamento su di lui. Un passato quasi
dimenticato, ormai, forse l’infanzia con i suoi giochi spericolati, un momento
fissato in modo indelebile sulla sua pelle.
Adesso nulla era più capace di scalfire la bellezza di Kane, ogni colpo
era pari a un sasso gettato sulla superficie dell’acqua: creava increspature,
persino onde impetuose se caricato da sufficiente violenza, ma alla fine,
inesorabilmente, veniva inghiottito e svaniva in profondità, dove restava a
gravare il suo animo in eterno. Il sangue smetteva di colare, le ferite si
richiudevano, i lividi scolorivano, le ossa si saldavano, i muscoli
riallacciavano i legami. Tutto tornava perfetto sotto il velo della pelle, mentre
la sofferenza marchiava il suo cuore.
Quella cicatrice era meravigliosa perché esisteva.
Kane inclinò la testa di lato e Mathias non seppe più resistere al
richiamo. Attraversò la stanza in poche falcate e in un attimo gli fu alle
spalle, gli cinse la vita con le braccia e appoggiò la fronte tra i suoi capelli.
Sfregò appena il naso contro la sua nuca, inspirando il profumo leggero del
sapone con cui si era lavato e l’essenza ferina del leopardo acquattato
nell’ombra.
«È strano se ci penso.» Kane si accomodò nel suo abbraccio, muovendo
il bacino per accarezzarlo attraverso gli indumenti che li separavano.
«Cosa?» mormorò Mathias, distratto dalla consistenza della pelle sotto
la propria lingua.
«Sarei potuto morire insieme a loro.» Fece un cenno con la testa verso il
basso. «Con la vita che facevo in quel periodo, sarei morto di sicuro se Leda
non mi avesse rapito.»
Quel nome non avrebbe mai cessato di suscitare la sua furia. Mathias si
raddrizzò, aderendo completamente al corpo del compagno, e poggiò il
mento sulla sua testa per sbirciare le pagine che stava sfogliando. Il tavolo era
ricoperto da libri rilegati, i dorsi di stoffa scura attraversati da linee dorate e
marcati da numeri progressivi.
Dopo aver scoperto che Kane era rimasto isolato dal mondo per più di
trent’anni, Joshua, l’umano insieme al quale era fuggito dai lupi ribelli poco
più di una settimana prima, gli aveva donato un’enciclopedia di storia,
immaginando che leggerla gli sarebbe sembrato più familiare rispetto al
ricercare informazioni tramite un computer che non avrebbe saputo utilizzare
da solo.
Il volume che aveva davanti aperto parlava dell’inizio degli anni
Ottanta, quando Kane era stato un giovane allo sbando ed era caduto preda
della vampira che l’aveva fatto trasformare in un leopardo mannaro. La
pagina che stava leggendo, in particolare, raccontava della diffusione
dell’AIDS negli Stati Uniti e dell’incredibile numero di vittime nella
comunità omosessuale.
«Tutti questi morti.» Scorrendo una riga che elencava le spaventose
cifre dei decessi in quei primi anni, Kane si lasciò sfuggire un sospiro. «Io
ero come loro, frequentavo gli stessi posti.» Scoppiò in una risata amara.
«Dovrei esserle grato.»
«Non puoi pensarlo davvero.» Incapace di dire altro, Mathias sentì il
corpo irrigidirsi, le mani contrarsi per il desiderio di colpire il volto crudele di
Leda e cancellare il suo sorriso perverso, la bocca colmarsi di saliva mentre
immaginava di morderla e straziare la sua carne come lei aveva fatto molte,
troppe volte con il leopardo. Ricordò a se stesso che la vendetta era compiuta
ormai, che Nael aveva giustiziato la sorella la notte stessa del loro arrivo.
«Avresti preferito che morissi?» Kane era immobile contro il suo petto,
sembrava perfino aver smesso di respirare.
«No!» Un brivido di terrore lo attraversò e corse lungo il vincolo
spirituale che li legava. «No, certo che no, però…»
Voltando la testa di lato, Kane appoggiò una guancia alla sua spalla.
«L’ho pensato per molto tempo, ho invocato la morte ogni notte ma non c’era
nessuno ad ascoltarmi. Il mio corpo si ostinava a guarire anche se io
desideravo morire.» Il suo mormorio si perse in un sospiro. Adesso non più.
Percepire l’amore da cui scaturiva quel pensiero era simile a essere
colpiti dalla luce del sole, un calore meraviglioso che, a differenza di quello
dell’astro ormai suo nemico, avvolgeva Mathias e lo rassicurava. Mai più.
Sollevò una mano ad accarezzargli il volto, sfiorando con il pollice l’elegante
curva di uno zigomo e le punte delle ciglia abbassate, non stupendosi di
trovarle umide di lacrime.
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