Tre millimetri al giorno – Richard Matheson

SINTESI DEL LIBRO:
Sulle prime Scott la credette un'ondata. Poi si accorse che lasciava
intravedere il cielo e l'oceano: era una barriera di spuma che si avventava
contro l'imbarcazione.
Stava prendendo il sole sul tetto della cabina: era pura coincidenza se si era
sollevato sul gomito e l'aveva vista arrivare.
«Marty!» gridò.
Nessuno rispose. Attraversò di corsa le tavole roventi e si lasciò scivolare
sul ponte. «Ehi, Marty!»
La spuma non aveva un aspetto minaccioso, ma istintivamente Scott
preferiva evitarla. Girò di corsa attorno alla cabina, saltellando sul legno
infuocato. Era una gara contro l'onda.
Fu lui a perdere. Un istante prima era in pieno sole, un attimo dopo si trovò
avvolto dalla calda spuma scintillante.
Poi la nube passò. Lui rimase a guardarla scivolare sulla superficie del
mare. D'un tratto si esaminò, a disagio. Era tutto coperto di goccioline
lucenti, e sentiva sulla pelle un curioso bruciore.
Prese un asciugamano e se lo passò sul corpo. Avvertiva un pizzicore non
doloroso, anzi quasi gradevole, come di dopobarba sulle guance appena
rasate.
Ormai era asciutto, e il bruciore era quasi scomparso. Andò di sotto,
svegliò suo fratello, gli raccontò del velo di spruzzi che aveva investito la
barca.
La storia era cominciata così.
2
Il ragno si avventò contro di lui dalla sabbia in ombra, agitando
freneticamente le zampe filiformi. Aveva un corpo nero, lucido, a forma
d'uovo, che tremolava per la furia dell'assalto e si lasciava dietro sulle dune
immobili una scia di graffi che smuovevano rivoletti di sabbia.
L'uomo rimase come paralizzato. Scorse il luccichio velenoso negli occhi
del ragno. Lo vide scavalcare uno stecco grosso come una trave: il corpo,
sostenuto dalle zampe in frenetico movimento, gli arrivava quasi al petto.
Improvvisamente alle sue spalle la fiamma sprizzò nella torre d'acciaio con
un rombo che scosse l'aria e ridestò l'uomo da quella specie di paralisi. Si
girò con un ansito e si mise a correre, facendo scricchiolare la sabbia umida
sotto i sandali.
Attraversò laghi di luce, ripiombò nelle tenebre, la faccia ridotta a una
maschera di terrore. Raggi di sole gli tagliarono la strada, ombre fredde lo
avvilupparono. Il grande ragno lo inseguì, smuovendo la sabbia.
A un tratto l'uomo scivolò. Gli sfuggì un urlo. Un ginocchio gli cedette, e
lui cadde in avanti sulle palme protese. Sentì il freddo della sabbia agitata
dalle vibrazioni della fiamma ruggente. Si rialzò disperatamente, scuotendosi
i granelli dalle mani, e riprese a correre.
Senza rallentare si lanciò un'occhiata alle spalle e vide che il ragno
guadagnava terreno, l'uovo pulsante sempre alto sulle zampe in corsa: un
uovo pieno di veleni mortali. Continuò a correre, senza più respiro, in preda
al panico.
Improvvisamente si trovò sull'orlo del precipizio, una grigia parete che
scendeva a picco. Corse lungo il ciglio, senza guardare l'ampio canyon che si
spalancava di sotto. Il grande ragno lo seguiva. Sentiva il fruscio leggero
delle zampe sulla pietra. Era sempre più vicino.
L'uomo si buttò fra due enormi barattoli, alti come serbatoi. Ce n'era un bel
mucchio, e lui vi si avventurò in mezzo, correndo, sfiorandone le pareti
convesse, incrostate di verde, giallo, rosso. Il ragno fu costretto a salirci
sopra, là in mezzo non riusciva a muovere abbastanza rapidamente il corpo
rigonfio; si arrampicò sul fianco di uno dei cilindri e prese a correre sui
coperchi, superando con balzi improvvisi la distanza fra l'uno e l'altro.
Quando l'uomo uscì di nuovo allo scoperto, sentì raspare in alto. Si tirò
indietro, guardò in su e vide il ragno pronto a balzargli addosso. Due zampe
pendevano lungo il fianco di un barattolo, le altre erano piantate saldamente
in cima.
Con un gemito di terrore tornò a buttarsi in mezzo ai cilindri, correndo e
incespicando nel percorso tutto curve. Dietro di lui il ragno risalì
completamente sul coperchio e con un mezzo giro su se stesso riprese
l'inseguimento.
La mossa diede all'uomo qualche secondo di vantaggio. Si lanciò di nuovo
sulla spiaggia in ombra, girò attorno al pilastro di pietra, si precipitò a
capofitto in mezzo a un altro mucchio di barattoli giganteschi. Il ragno scese
sulla sabbia e riprese l'inseguimento.
Quando l'uomo si diresse nuovamente all'orlo del baratro, si trovò davanti
una massa arancione. Non c'era tempo per le esitazioni. Con un balzo
disperato superò l'abisso e si aggrappò spasmodicamente alla sporgenza
ruvida.
Con una smorfia si tirò sopra la superficie arancione piena di schegge
proprio mentre il ragno arrivava all'orlo. L'uomo si alzò di scatto e riprese a
correre lungo la sporgenza senza voltarsi a guardare. Se il ragno saltava, era
finita.
Il ragno non saltò. Sbirciando indietro l'uomo se ne accorse, e si fermò a
guardare. Forse era al sicuro, adesso che aveva abbandonato il territorio del
mostro.
Con un fremito di paura vide un cavo ritorto uscire come vapore lucente
dalle filiere del ragno.
Si girò e riprese a correre. Appena il cavo avesse raggiunto la lunghezza
necessaria, la minima corrente d'aria l'avrebbe sollevato e incollato alla
sporgenza arancione. Il ragno ci si sarebbe arrampicato sopra.
Cercò di correre più in fretta, ma non ce la faceva. Gli dolevano le gambe,
il respiro gli bruciava nel petto, sentiva una fitta al fianco. Si buttò a capofitto
lungo il pendio arancione, superando gli spazi vuoti con balzi disperati
sempre più fiacchi.
Un altro strapiombo. Febbrilmente l'uomo si inginocchiò, tenendosi ben
stretto e ne scavalcò il ciglio. C'era un bel salto, per il livello successivo. Si
lasciò penzolare un momento, poi abbandonò la presa. Un attimo prima di
cadere vide il grande ragno sgambettare lungo il pendio arancione per
piombargli addosso.
Ricadde in piedi e ruzzolò in avanti sul legno duro. Sentì una fitta
lancinante alla caviglia destra. Si rialzò a fatica. Non poteva fermarsi. Sentiva
in alto il raspare del ragno. Corse fino all'orlo, esitò un attimo, poi balzò di
nuovo nel vuoto. Sfiorò per un istante un arco di metallo, spesso un palmo.
Cercò di afferrarlo.
Invece continuò a cadere, agitando freneticamente braccia e gambe. Vide il
fondo del canyon venirgli rapidamente incontro: doveva evitare a tutti i costi
di finire in mezzo a quella soffice distesa a fiori.
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